Ross Lovegrove, lo scultore di forme

Intervista con il noto designer britannico per scoprire il suo mondo 'visionario'

“Sono convinto che lo scopo del design sia migliorare la vita dell’uomo” ha sempre dichiarato. Per Ross Lovegrove il design deve fornire i mezzi per affrontare i problemi attuali e per esplorare le potenzialità che il mondo moderno ci offre. Non è strano, per lui che si definisce più che designer un “traduttore del XXI secolo di tecnologia in prodotti di uso quotidiano”, ma anche un “biologo evoluzionista”.

 

Al confine tra design, tecnologia e scienza

Quando Lovegrove scelse di documentare la decomposizione di un pomodoro in tre mesi, era ancora un giovane studente: quel progettista in erba trovava che le fasi di quel cambiamento fossero altamente rilevanti per design e architettura.
Oggi, all’alba dei sessant’anni, Lovegrove lascia di stucco per la sua nitida accessibilità istintiva e per l’ottimismo contagioso che vanno ad aumentare il già indiscutibile fascino. I capelli e la barba bianchi divenuti ormai tratto distintivo, gli abiti zen, il sorriso sereno, gli conferiscono una presenza particolarmente carismatica, quasi spirituale. I suoi disegni tattili e fluidi, quelli che lui stesso riconosce essere più debitori alla scultura di Henry Moore e Anish Kapoor che al design, sono il frutto di una profonda preoccupazione per l’ambiente e della sua costante ricerca di forme che appaiono in armonia con il sentire umano. Il suo approccio al design ha più a che fare con la longevità delle cose che con il semplice sviluppo di una serie di prodotti da vendere.

LOVEGROVE

Il designer Ross Lovegrove

 

Suggestioni d’autore

Un computer dalla silhouette morbida e sensuale (l’iMac progettato per la Apple), una bottiglia in plastica che evoca la fluidità e trasparenza dell’acqua (la Water bottle disegnata per Ty Nant), una seduta che fonde la bellezza dell’anatomia umana con il più avanzato processo di industrializzazione dei polimeri (la sedia Supernatural prodotta da Moroso). E ancora, : un albero-lampione a cellule fotovoltaiche che permette di alimentare la città con luce pulita a costo zero (il Solar Tree realizzato in collaborazione con Artemide e Solar Sharp), un eco-rifugio che si smaterializza nel paesaggio, riflettendone l’immagine sulla sua superficie specchiante (l’Alpine Capsule impiantata a Piz la Ila, in Val Badia), la prima bicicletta ecologica con telaio in bambù (la Bamboo Bycicle di Biomega) e una valigia in fibra di carbonio che pesa soltanto 1,35 kg (il modello 110 ideato per Globetrotter). Queste sono solo alcune delle “visioni” che, fino ad ora, il designer gallese è riuscito a convertire in prodotti tangibili.

L'apparecchio di illuminazione Solar Tree

Solar Tree

 

 

Cosa significa la parola “progetto”?

Progetto significa investigazione e ricerca. Non si tratta del risultato immediato: per un designer come me si tratta di creare un corpo o un’opera che di rimando contenga e ispiri un percorso di arricchimento, come un moto d’inerzia.

 

Il design quanto dovrebbe prendere in considerazione la sostenibilità, i benefici sociali e le energie rinnovabili?

La mia bottiglia dell’acqua per Ty Nant mette in risalto la percezione che si ha del valore dell’acqua in sé. Suscita in noi la meraviglia per la bellezza e rarità dell’acqua pura e cristallina e ha un prezzo accessibile. L’ideale sarebbe un nuovo design che utilizza i polimeri biodegradabili o a congegni che rendono l’acqua minerale più accessibile , sia come parte di ingegneria sociale che di stimolo, allo scambio tra culture consolidate e emergenti.

Generator house, un altro progetto di Ross Lovegrove

Generator house, un altro progetto di Ross Lovegrove

 

Quale preferisce tra i suoi progetti sostenibili e perché?

Il mio Solar Tree incarna lo spirito dei nostri tempi nella sua convergenza di tecnologie avanzate, ma anche come meccanismo sociale condiviso che porta un nuovo messaggio alla società. Mi sembra anche un modo immediato per rendere il cambiamento visibile nelle città.

®Eco_Design WebMagazine

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