Accanto all’emergenza sanitaria quest’anno è stato segnato anche dall’emergenza ambientale: i tempi si stringono e sono necessarie interventi urgenti e azioni concrete per la difesa del nostro pianeta. Cosa si prospetta per il 2021?
Il 2020 è stata un anno difficile che ha cambiato radicalmente le nostre vite. L’avvento della pandemia da Covid-19 e il prolungarsi dell’emergenza sanitaria ha messo in secondo piano altre questioni cruciali, soprattutto per la difesa e la tutela dell’ambiente che ci circonda. Per fronteggiare e contenere il contagio è stato necessario introdurre i DPI (dispositivi di protezione individuali), ovvero mascherine e guanti.
Tali dispositivi usa e getta hanno incrementato il volume di plastica che produciamo giornalmente incrementando una delle più urgenti problematiche ambientali, quello dell’inquinamento da plastica.
Un grande risultato per fermare l’uso spropositato dalla plastica è stato raggiunto dopo una lunga battaglia e l’approvazione della la direttiva Ue 2019/904: dal 2021 addio alle plastiche monouso negli scaffali dei supermercati della Grande distribuzione italiana. La stessa direttiva impone il riciclo di almeno il 77% delle bottiglie in plastica nel 2025 e del 90% nel 2029. È inoltre imposto l’utilizzo di materiali riciclati al 30% a partire dal 2030.
Basta mascherine monouso! Ecco le alternative per combattere l’emergenza ambientale
L’Italia ha promesso di seguire le direttive nei tempi stabiliti da Bruxelles, cioè a partire dal 1° gennaio 2021, in concomitanza con la Plastic Tax, già inserita nella Legge di Bilancio 2020, ma sospesa “pro-tempore” per emergenza Covid-19 e che il governo pensa di posticipare di altri sei mesi.
Accanto all’inquinamento da plastica, la pandemia da coronavirus ha distolto l’attenzione dall’altro grande problema che il mondo sta affrontando, ovvero quello del cambiamento climatico.
Secondo il Living Planet Report 2020 del WWF, entro la fine del secolo, a causa del solo cambiamento climatico, fino a un quinto di tutte le specie selvatiche nel mondo sarà a rischio di estinzione. Sono necessarie trasformazioni economiche ed energetiche che non è più possibile rinviare. Ecco perché il 2021 deve rappresentare l’anno della svolta.
Alcuni avvenimenti importanti lasciano ben sperare sulle sorti dell’anno che ci attende o, perlomeno, su una partenza verso una direzione necessaria da intraprendere per contrastare il cambiamento climatico, a partire dall’elezione di Joe Biden, presidente degli Stati Uniti da gennaio.
Biden ha da subito annunciato che accanto all’emergenza sanitaria tra le sue priorità ci sarà anche quella climatica, con la promessa di aderire nuovamente all’accordo sul clima di Parigi, il patto internazionale progettato per evitare un pericoloso riscaldamento della Terra.
Il presidente Trump si è ritirato dall’accordo dopo che l’amministrazione Obama si era iscritta nel 2016, uscita diventata ufficiale nel corso del conteggio elettorale. Biden ha confermato che revocare la decisione sarebbe stato uno dei suoi primi atti come presidente. Il presidente degli USA ha proposto di rendere la produzione di energia degli Stati Uniti priva di emissioni di carbonio entro il 2035 e di fare in modo che il paese raggiunga le emissioni nette zero entro la metà del secolo.
All’inizio di novembre anche la Gran Bretagna ha annunciato lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel a partire dal 2030, anticipando l’obiettivo europeo del 2050. La Gran Bretagna non è la sola ad avere fissato termini ambiziosi per dire addio a benzina e diesel: in Norvegia si parla addirittura del 2025, in Danimarca sono allineati con la Gran Bretagna (2030 per diesel e benzina, 2035 per ibride), così come Olanda e Islanda.
“Il nostro obiettivo è sostenere tutti quei cittadini, associazioni e aziende sensibili alla promozione della tutela ambientale, che hanno posto l’economia circolare al centro della propria azione – spiega il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa – Vogliamo supportare lo scambio e la diffusione di idee ed attività utili a consolidare l’alleanza tra il sistema pubblico e privato nel campo dell’ambiente e dell’economia, per realizzare quella svolta di cui il Paese ha bisogno.” Un anno di iniziative attraverso cui tutti potranno offrire un contributo in vista dei due appuntamenti preparatori della COP26.
Per il 2021 con il Recovery Plan, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha destinato ben 74,3 miliardi di euro alla transizione ecologica e alla rivoluzione green.
Il cluster a cui è stata assegnata la fetta di budget maggiore, stando a quanto definito in bozza, è quello denominato ‘Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici’: oltre metà delle risorse, 40,1 miliardi, è stata quindi assegnata all’efficienza energetica. “Tra le proposte, il piano d’azione prevede l’estensione del Superbonus 110%, affiancato ad un piano di efficientamento degli edifici pubblici. – si legge nel testo della bozza – Entrambe queste proposte, oltre che ad impattare positivamente sull’ambiente, potrebbero potenzialmente dare una spinta al settore immobiliare, messo a dura prova dalla crisi” .
Previsti anche interventi mirati a migliorare la qualità dell’aria, a mitigare il dissesto idrogeologico, a garantire una purificazione delle acque (dolci e marine), a istituire di un piano per la salvaguardia delle foreste nazionali. Altri interventi mireranno all’aumento della produzione di energia derivata da fonti rinnovabili.