CBAM, un passo indietro sulla carbon tax: cosa sta succedendo in Europa

Tra rinvii ed esenzioni, quale sarà il futuro della tassa sul carbonio?

La tassa sul carbonio "carbon tax" (CBAM) mira a disincentivare economicamente l’uso di fonti energetiche inquinanti. Ma nel frattempo a Bruxelles si propongono rinvii ed esenzioni. 

La tassa sul carbonio (CBAM) mira a disincentivare economicamente l’uso di fonti energetiche inquinanti. Ma nel frattempo a Bruxelles si propongono rinvii ed esenzioni. 

Il CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism) è un regolamento introdotto dall’Unione Europea nel 2023. Si tratta di una tassa sul carbonio che ha l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 e altri gas serra nell’atmosfera. È applicata a ogni unità di carbonio emessa ed è generalmente calcolata in tonnellate di CO2 equivalente.

Lo scopo principale del CBAM è evitare che le imprese europee delocalizzino le attività industriali in Paesi dove sono in vigore norme ambientali meno severe (il cosiddetto “carbon leakage”). Questa tassa può essere imposta a diversi livelli nella catena energetica, ovvero dagli estrattori ai distributori  fino ai consumatori finali. Ma per garantire che l’impatto del CBAM sia equo e ben distribuito, sono previsti incentivi per l’energia rinnovabile o sgravi fiscali per le aziende che intraprendono pratiche ecocompatibili e promuovono un’economia circolare.

Attualmente il CBAM è in fase transitoria. A oggi le aziende che importano prodotti come cemento, ferro, acciaio, alluminio, fertilizzanti, elettricità e idrogeno devono solo dichiarare le emissioni incorporate, senza l’obbligo di acquistare certificati. Questa prima frase ha lo scopo di raccogliere dati e affinare il sistema prima della piena applicazione, prevista per il 2026, quando gli importatori dovranno compensare le emissioni pagando un prezzo equivalente a quello applicato nell’UE. Ma la Commissione europea ha chiesto di rinviare di un anno, dal 2026 al 2027, l’entrata in vigore del CBAM.

Perché è stato richiesto un intervento sul CBAM?

Il Carbon Border Adjustment Mechanism è sul tavolo della Commissione UE per un confronto finalizzato a una semplificazione che rischia, però, di diventare una trasformazione.

Nel corso di un intervento in Commissione, è emersa la volontà di esentare oltre l’80% delle aziende soggette al CBAM sulla base della considerazione che la maggior parte delle emissioni sarebbero sotto la responsabilità di pochi grandi attori. A dichiararlo è stato il commissario europeo per il clima, le emissioni nette zero e la crescita pulita Wopke Hoekstra, in un’intervista rilasciata al Financial Times: “Meno del 20% delle aziende coinvolte è responsabile di oltre il 95% delle emissioni nei prodotti”, ha affermato Hoekstra, riferendosi alla portata del CBAM. Il politico olandese spiega che la proposta consiste nell’esentare circa 180.000 delle 200.000 imprese coinvolte nel CBAM.

Molte aziende UE considerano troppo oneroso il regolamento CBAM, e molte non lo stanno applicando, per lo meno in questa fase preliminare: ad esempio, solo il 10% delle imprese tedesche e svedesi ha rispettato l’obbligo di comunicazione delle emissioni.

Anche il governo italiano vuole rimetter mano alla tassa doganale sulla CO2, anzi, è stato uno dei primi a muoversi in Europa per chiedere una revisione della carbon tax.  Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha lanciato un appello rivolto proprio a Bruxelles, insieme a Marc Ferracci, ministro incaricato dell’industria e dell’energia della Francia: “I nostri Paesi  condividono la necessità di rivedere subito il CBAM per garantire la competitività della nostra industria nella sfida della decarbonizzazione“.

“Per la prima volta – sottolinea una nota del Mase – un ampio numero di Stati membri ha sostenuto la necessità che la Commissione svolga una vera analisi sul funzionamento dello strumento prima della piena entrata in vigore, anziché a posteriori, e di non escludere nessuno strumento di difesa competitiva”.

Italia, Francia, insieme alla Slovacchia, chiedono di non sottovalutare gli oneri amministrativi associati all’attuazione del Cbam, la cui complessità “può comportare ritardi e un aumento significativo dei costi di gestione e operativi per le aziende europee”.

Bruxelles propone, quindi, di rinviare di un anno, al 2027, l’attuazione del Meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere (Cbam) e di esentare dai suoi vincoli i piccoli importatori di merci.

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