Cop29, come è andata la Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima a Baku

La transizione verso l’uscita dai combustibili fossili non menzionata nell'accordo finale

Cop29, come è andata la Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima a Baku

Tra le principali critiche all’accordo di Baku l’insufficienza dei finanziamenti per affrontare efficacemente la crisi climatica e l’influenza dell’industria dei combustibili fossili sui risultati della conferenza.

Si è conclusa la 29esima edizione della Conferenza delle Nazioni unite sul clima (Cop29) che si è tenuta a Baku, capitale dell’Azerbaigian. La Commissione europea ha espresso soddisfazione per l’esito dei negoziati affermando che “l’Ue è riuscita ad ampliare la base globale dei contribuenti ai finanziamenti per il clima”, finalizzando con successo “le norme che rafforzeranno l’integrità ambientale, la trasparenza e la responsabilità dei mercati internazionali del carbonio”, così come previsto dagli accordi di Parigi del 2015.

Tra le principali decisioni raggiunte quella dell’obbligo per i Paesi ricchi di fornire ai Paesi in via di sviluppo “almeno 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035“,  fissando questo “nuovo obiettivo collettivo” in sostituzione del precedente di 100 miliardi all’anno. Questi 300 miliardi dovrebbero costituire la leva per raggiungere un totale di 1.300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035 per i Paesi in via di sviluppo, per la compensazione dei danni e delle perdite subite a causa del cambiamento climatico, per finanziare le misure di mitigazione e adattamento e per sostenere la transizione ecologica nel sud del mondo.

Non sono mancate ovviamente le critiche all’accordo raggiunto. “In merito ai 300mld di dollari all’anno “speravo di più, anche se abbiamo una base su cui costruire. I Paesi in via di sviluppo sono sommersi dal debito, colpiti da disastri e lasciati indietro nella rivoluzione delle energie rinnovabili. Hanno un disperato bisogno di fondi“, afferma il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. “Si tratta della metà di quanto richiesto dai Paesi in via di sviluppo”,  affermano invece le Ong.

Pareri in contrasto con quello del Commissario europeo per il Clima, Wopke Hoekstra, secondo il quale a Baku è iniziata “una nuova era per la finanza climatica a favore dei Paesi più poveri“.

 

Sul fronte della finanza climatica, alla COP29 è stato presentato  il Fondo per l’Azione Finanziaria per il Clima (CFAF), progettato per raccogliere e muovere risorse economiche a favore di progetti di mitigazione e adattamento. Si tratta di un fondo finanziato attraverso contributi volontari da parte di governi e aziende, soprattutto del settore energetico, al fine di accelerare gli investimenti nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.

Il fondo si propone l’obiettivo di promuovere progetti legati al clima, alla produzione di energia rinnovabile con benefici nella creazione di posti di lavoro, e di sostenere la ricerca e lo sviluppo per nuove soluzioni climatiche.

Ma ogni menzione esplicita della “necessaria transizione verso l’uscita dai combustibili fossili, risultato definito dalla scorsa Cop28 di Dubai, sembra essere quasi sparito nell’accordo di Baku. Il testo che avrebbe dovuto rafforzarne l’attuazione non è stato adottato alla chiusura della Cop29. Da qui  forti critiche sono arrivate per il tentativo – decisamente riusciuto – da parte di Stati produttori di petrolio e gas, di compromettere uno dei più importanti traguardi raggiunti a Dubai.

Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed energia del WWF Italia, ha dichiarato: “Nell’anno in cui si stanno decidendo i nuovi piani climatici nazionali, è inaccettabile che la COP29 non invii un messaggio forte sulla necessità di ridurre le emissioni e di eliminare i combustibili fossili, garantendo che la transizione venga sostenuta da finanziamenti adeguati. I Paesi non devono permettere che questo terribile risultato distolga l’attenzione dall’urgente necessità di aumentare gli obiettivi di riduzione delle emissioni, di portare avanti la transizione energetica e di adattarsi alle conseguenze dell’aumento delle temperature. Se i Paesi sviluppati non andranno ben oltre questo obiettivo finanziario, rendendo concreta la tabella di marcia da 1.300 miliardi di dollari da Baku a Belém, le comunità vulnerabili saranno sempre più esposte a impatti climatici devastanti e la finestra per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C si chiuderà”.

Agisci per l’ambiente di oggi e di domani, con la tessera anter.

Iscriviti