24 Maggio 2020 4 min di lettura
Il settore dell’architettura e delle costruzioni è tra i più inquinanti al mondo. Ecco perché una svolta sostenibile in questo ambito diventa sempre più urgente nella lotta all’inquinamento.
Entro il 2050 il patrimonio edilizio mondiale raddoppierà.
A prevederlo è il rapporto 2019 della Global Alliance for Buildings and Construction, che precisa anche come nel 2018 il settore dell’edilizia sia stato responsabile del 36% del consumo di energia globale e del 39% delle emissioni totali di CO2 (l’11% dei quali dovuto alla produzione di materiali da costruzione e prodotti come acciaio, cemento e vetro).
Percentuali significative e che mettono in luce il ruolo cruciale del settore edilizio nel processo di decarbonizzazione, necessario per poter raggiungere gli obiettivi fissati dall’accordo di Parigi e gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite. Il settore edilizio, serve un’inversione di rotta
Nonostante questa responsabilità stia richiamando ormai da diversi anni l’attenzione degli addetti ai lavori, il rapporto sullo stato globale del 2019 dice chiaramente che il settore non sta ancora facendo abbastanza e che il suo impegno concreto per il clima non è sufficiente. Anzi, la domanda finale di energia degli edifici nel 2018 è addirittura aumentata dell’1% dal 2017 e del 7% dal 2010.
Una tendenza che richiede un’inversione di rotta immediata e che rappresenta insieme un’importante opportunità per tutto il settore. Sono due in particolare gli obiettivi fissati dall’agenda 2030 che dipendono fortemente dall’edilizia e dall’architettura: l’obiettivo 11, che punta a città e comunità sostenibili, e l’obiettivo 7, relativo alla necessità di ottenere energia accessibile e pulita per tutti.
Sebbene i dati dicano che il settore edilizio e l’architettura non abbiano ancora imboccato la giusta strada, esistono molti esempi virtuosi e incoraggianti di architetti e ingegneri visionari, che in questi anni si stanno impegnando a portare avanti progetti innovativi e sostenibili. Idee pensate per combattere e attenuare l’inquinamento cittadino e in grado di diminuire il consumo energetico. Abbiamo già parlato degli Nzeb, edifici a energia quasi zero, e dunque sappiamo che il primo passo per ottenere soluzioni a basso impatto è sfruttare al meglio le condizioni ambientali. A partire dall’illuminazione dall’ombreggiamento naturale, che si traducono in minori consumi energetici e conseguentemente in meno emissioni inquinanti.
Dalle idee progettuali ai materiali scelti, fino alle soluzioni più tecnologiche, i contributi effettivi e concreti che l’architettura e l’edilizia possono dare alla lotta all’inquinamento riguardano davvero tanti aspetti.
Innanzitutto si possono scegliere materiali prodotti in modo sostenibile, riciclati e riciclabili. Fondamentale è infatti che i prodotti rispettino cicli di vita certificati ed ecosostenibili. Ne sono un esempio i risultati ottenuti nel campo dell’ingegneria dei materiali, con la produzione di mattoni fatti interamente con plastica riciclata o quella carbon free dell’alluminio, che punta a essere riciclabile all’infinito.
Un’altra applicazione di architettura green che sta ricevendo grande riscontro, riguarda l’inserimento di tetti giardino o facciate verdi. Si tratta di soluzioni che permettono non solo di assorbire una parte di CO2 e di produrre il doppio di ossigeno, ma anche di sortire effetti di mitigazione del microclima e di apportare vantaggi dal punto di vista del comfort termico e acustico degli edifici stessi. Un esempio celebre di questa soluzione è il Bosco Verticale a Milano, un prototipo di architettura della biodiversità integrata nel tessuto urbano, progettato dall’architetto e urbanista Stefano Boeri.
Particolarmente interessanti sono i prodotti fotocatalici, che negli ultimi anni hanno dato vita a progetti innovativi, grazie a nuove applicazioni e tecnologie. Si tratta di materiali usati per rivestire gli involucri degli edifici e che, grazie all’interazione tra la luce ed il biossido di titanio, sono in grado di “mangiare l’inquinamento”, intrappolando polveri sottili e batteri. A utilizzarlo era stato, per esempio, il padiglione italiano di Expo 2015, coperto da una rete eco attiva di 9000 mq di cemento biodinamico “mangia smog”, in grado di trasformare i batteri in sali minerali ed abbattere l’inquinamento.
Tra gli esempi più celebri di progetti anti-inquinamento si può citare The Rainbow Tree di Vincent Callebaut, ideatore dell’architettura archibiotica, pensata per “rinatulizzare” le città. Costruito a Cebu, nelle Filippine, questo grattacielo modulare in legno è uno dei progetti più innovativi al mondo e ha combinato tecniche di progettazione bioclimatica passiva con le fonti rinnovabili, riducendo l’ impronta di carbonio e l’impatto ambientale.
Un altro esempio made in Italy è il progetto della Città Foresta con cui Stefano Boeri tenta di estremizzare il concetto di Bosco Verticale, realizzando una sorta di polmone verde nella città di Shijiazhuang, la più inquinata della Cina. Un nuovo ecosistema urbano, in cui gli edifici vengono totalmente ricoperti di verde, fungendo da filtro, in grado di abbattere l’inquinamento e produrre nuovo ossigeno.
Modelli di crescita sostenibile, che potranno e dovranno segnare una nuova rotta per tutto il settore.
Alice Zampa
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