Decreto Aree Idonee, gli sviluppi a livello regionale per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili

Spetta ora alle Regioni individuare quelle idonee o non idonee

decreto aree idonee

Le Regioni hanno sei mesi di tempo per stabilire dove si potranno costruire nuovi impianti, ma c’è il rischio di non raggiungere gli obiettivi fissati dal Pniec.

Il 3 luglio 2024 è entrato in vigore il Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica del 21 giugno 2024 sulla Disciplina per l’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili (DM aree idonee).

Adesso tocca alle Regioni emanare, nei successivi 180 giorni, le proprie leggi con le quali individuare quattro tipologie di zone:

  • aree idonee, caratterizzate da un iter accelerato ed agevolato per la costruzione ed esercizio degli impianti a rinnovabili;
  • aree non idonee, le cui caratteristiche sono incompatibili con l’installazione di specifiche tipologie di impianti, sulla base delle linee guida governative già emanate;
  • aree ordinarie, ossia aree diverse dalle precedenti in cui si applicano i regimi autorizzativi ordinari;
  • aree vietate, zone che in base alle nuove norme introdotte con l’art.5 del DL Agricoltura sono precluse agli impianti fotovoltaici a terra.

Il DM ha però scontentato gran parte degli operatori economici e delle associazioni di categoria operanti nel settore delle rinnovabili, preoccupati del forte decentramento che con esso è stato operato a favore delle Regioni. Il provvedimento in questo modo lascia ampia discrezionalità alle Regioni nella scelta localizzativa delle aree idonee e di quelle non idonee e potrebbe pregiudicare l’obiettivo fissato dal Pniec di 80 gigawatt di nuova potenza entro il 2030 che l’Italia punta a installare entro il 2030. In gergo tecnico si chiama burden sharing, ossia condivisione dell’onere.

A questo si aggiungono le proteste dai territori contro le rinnovabili, accusate di deturpare il paesaggio e rovinare l’agricoltura. La Sardegna è la Regione maggiormente  interessata dai progetti dell’eolico, essendo la più ricca di vento. Il Consiglio regionale ha appena approvato una legge riguardante misure urgenti per la salvaguardia del paesaggio e dei beni paesaggistici e ambientali, che prevede una moratoria di 18 mesi a tutti i nuovi impianti di rinnovabili in attesa di un piano energetico regionale.

Come si sta muovendo la Regione Toscana 

Dopo la Sardegna, resta acceso il dibattito in Toscana sull’installazione di pale eoliche e pannelli solari.

La Regione ha appena fatto il primo passo verso la futura legge con una delibera della Giunta regionale del 5 agosto 2024 che fissa:

1) la nascita di un tavolo di coordinamento tecnico che avrà il compito di individuare le aree idonee e non idonee alle rinnovabili, e la nascita di un tavolo tecnico-scientifico, che avrà compiti di supporto e coordinamento;

2) l’impegno della Giunta a elaborare una prima proposta di legge da sottoporre a enti locali, associazioni di categoria, associazioni ambientaliste e culturali, sindacati entro il prossimo 30 settembre, e a elaborare una versione più dettagliata da proporre al Consiglio regionale entro il 30 novembre;

3) una revisione della strategia energetica regionale, partendo da una informativa sul Piano regionale per la transizione ecologica previsto da una legge del 2022.

La regione conta 43 progetti relativi alla costruzione di impianti di energie rinnovabili (tutti attualmente in fase di valutazione). Di questi, oltre la metà sono concentrati nella Bassa Maremma, ma sindaci, agricoltori e associazioni locali hanno chiesto lo stop agli iter autorizzativi. Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ha rassicurato che verrà trovata “una soluzione che rispetti l’identità della Maremma senza rallentare il nostro percorso verso la sostenibilità“.

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