Grazie alla quantità e alle potenzialità dei parchi termoelettrici, l’Italia risulta seconda in Europa per produzione di energia rinnovabile. Secondo uno studio dell’Ispra, il nostro paese è secondo solo alla Svezia.
Il rapporto dal titolo “Fattori di emissione atmosferica di gas a effetto serra nel settore elettrico nazionale e nei principali Paesi Europei”, ha preso in esame dati legati alla Co2, i loro fattori scatenanti e le strategie per lo sviluppo delle fonti pulite. Ebbene, nella riduzione del gas serra l’Italia si è dimostrata superiore alla media europea, con un taglio del 31% rispetto al 2005 a fronte di una produzione elettrica inferiore all’1%. La percentuale di riduzione delle emissioni nazionali è seconda solo a quella del Regno Unito pari al 56%. Polonia e Germania hanno le percentuali di riduzione più basse, rispettivamente 7% e 12% rispetto al 2005. Ma è nella produzione di energia elettrica rinnovabile che il nostro paese ha mostrato grandi cambiamenti. Ad oggi infatti si attesta al 35,1% dell’energia totale prodotta, seconda solo alla Svezia, che resta la prima fra i paesi dell’Ue. Secondo lo studio di Ispra, i nostri parchi termoelettrici sono in grado di coprire fino al 53,7% dell’energia fornita da combustibili. Gli impianti che hanno visto maggior crescita sono quelli fotovoltaici, eolici e a bioenergia. Nonostante il rallentamento, il settore idroelettrico rappresenta sia in Italia che negli altri paesi continentali ancora oggi il primo vettore per la produzione di energia.
La strada per una piena affermazione delle fonti pulite è ancora lunga. In Europa, più di un quinto dell’energia elettrica è ancora fornita da combustibili solidi. Germania e Polonia ancora producono quote rilevanti di elettricità da combustibili solidi con elevati fattori di emissione come la lignite, 37% e 77% rispettivamente.