Daddio, come dagli anni Duemila a oggi gli stabilimenti balneari hanno investito nell’ottica della sostenibilità ambientale?
“Intanto dobbiamo sottolineare la differenza fra sostenibilità e attenzione all’ambiente. Nel secondo caso parliamo della base del nostro lavoro. Senza un ambiente adeguato non si lavora, se il mare è sporco davanti al bagno i clienti non vengono. Abbiamo iniziato la raccolta differenziata nel 1998 con plastica, carta e vetro. Giusto per spiegare quanta attenzione c’è stata nei decenni. La sostenibilità invece è un concetto diverso e passa dall’uso proprio delle risorse. Si parla di usare energia proveniente solo da fonti rinnovabili, di non sfruttare il terreno in concessione per attività diverse da quelle originarie. Noi stiamo andando nella direzione del risparmio energetico. Il limite però è rappresentato dalla burocrazia: se un’impresa in media ha quattro enti pubblici con cui rapportarsi, i balneari ne hanno nove. Questo paralizza gli investimenti. L’attenzione per l’ambiente c’è ma non è facile investire. Pensate al fotovoltaico: la sovrintendenza ci blocca perché intacchiamo il cono visivo della spiaggia. Eppure potremmo generare corrente per mantenere tutta Camaiore.
In questo contesto di burocrazia si vanno a inserire anche le incertezze legate alle concessioni. Tutto questo quanto incide sul settore?
“La direttiva europea ha depotenziato del 30% il settore balneare e turistico. Ha di fatto immobilizzato gli investimenti, ha fermato la concorrenza e bloccato tutto ciò che genera sviluppo. Pensate all’Albania: in pochi anni ha avuto una crescita turistica maggiore di qualsiasi altro paese europeo. Ha importato il modello italiano ma senza la nostra burocrazia e anzi con un sistema fiscale incentivante per chi investe. Questi squilibri non creano le condizioni per competere ad armi pari. La direttiva europea rischia di essere una porta di ingresso in Italia per le multinazionali straniere che potranno acquistare porzioni intere di località balneari creando un cambiamento epocale nella gestione dei lidi”.
Cosa rivendicate come balneari?
“Noi abbiamo sempre pagato quello che ci era stato detto di pagare. In più aggiungo che non dovremmo essere soggetti alla direttiva perché siamo dei beni e non dei servizi. Pensiamo che la concorrenza si crea con regole serie e non andando a cambiare i concessionari delle spiagge. Noi offriamo servizi di vigilanza, investiamo, garantiamo la pulizia degli arenili. Piuttosto penalizziamo chi non paga e chi non è integerrimo nel modo di lavorare. E aggiungo: parliamo di canoni commisurati a ciò che viene dato in concessione, invece di volere rimettere in discussione il lavoro di chi da decenni investe su quei lidi”.
A proposito di sostenibilità, lei ha deciso di conseguire delle certificazioni per la sua attività. Perché?
“Sì, abbiamo la certificazione Iso 13009 e la Iso 14001. Arrivarci è stato semplice, in fondo avevamo già i requisiti o comunque sono servite solo piccole attenzioni in più. Non dimentichiamo che in Versilia gli stabilimenti sono eccellenza. Solo per fare un esempio sono tutti collegati alla rete fognaria. Ho deciso di certificare il bagno per una scelta personale, per un desiderio di assicurare qualcosa in più. E ora voglio procedere anche con la certificazione per la parità di genere”.
Quanto sono attenti i turisti alla sostenibilità? E quanto un ambiente sostenibile incide nella loro scelta della meta per le vacanze?
“Essere sostenibili alla lunga incide. L’attenzione complessiva ha però ancora margini di miglioramento. Ad esempio non siamo ancora preparatissimi sulla cultura del territorio e della manutenzione. Per fare un esempio dovremmo essere un po’ più attenti come Versilia nel comunicare l’importanza di comportamenti corretti anche nelle case vacanza”.
Quanto sta investendo la Versilia nella sostenibilità per essere sempre più attrattiva come meta di vacanze nazionali e internazionali?
“Purtroppo non sta più investendo. E’ tutto bloccato. Fatta eccezione per qualche albergo, sono tutti fermi. Se non regolarizzi e fai chiarezza sulla direttiva europea, rimangono tutti immobilizzati ad aspettare, hotel compresi. Perché giustamente vogliono sapere cosa accadrà sulle spiagge, se ciò che è stato finora continuerà a essere. E’ spiacevole da dire, ma purtroppo questa è l’attualità della Versilia”.