L’inquinamento atmosferico è il più diffuso rischio ambientale singolo riconosciuto, nel maggio 2015 dalla risoluzione della World Health Assembly (WHA), come uno dei maggiori problemi di salute pubblica mondiali. Nel 2012 è stato stimato che una morte ogni nove era dovuta a problemi di salute correlati all’inquinamento dell’aria; di queste morti circa 3.000.000 sono attribuibili solo all’inquinamento esterno (outdoor). La contaminazione dell’aria interessa tutte le aree del mondo, tutti i contesti, i gruppi socioeconomici e, le diverse fasce di età. In alcune località del mondo i livelli di contaminazione dell’aria sono di molto superiori ai livelli considerati sicuri dalle linee guida del WHO .
Per mettere in atto azioni efficaci che portino a una riduzione dell’impatto dell’inquinamento ambientale è necessario capire quali siano le cause che lo determinano, come i contaminanti vengano trasportati e trasformati nell’atmosfera e in quale misura causino effetti negativi sull’uomo, sull’ecosistema e sul clima.
Il contributo delle diverse fonti di emissione sulla esposizione umana può variare in accordo con gli stili di vita regionali e locali. In certe circostanze l’inquinamento interno, degli ambienti confinati (indoor) può assumere un’importanza maggiore di quella della contaminazione dell’ambiente esterno.
In termini di quantità di sostanze rilasciate l’inquinamento outdoor è molto più importante e può avere impatti deleteri non solo sulla salute umana ma anche su quella degli animali, dei vegetali. I contaminanti prodotti all’esterno possono penetrare negli ambienti interni e causare un effetto negativo doppio: da inquinamento indoor e outdoor. I contaminanti dell’aria possono causare un ampio range di effetti sulla salute: irritazione, odori sgradevoli e effetti tossici a breve e lungo termine.
Impatto della dimensione delle particelle sulla salute umana
Attualmente il particolato atmosferico viene collocato tra i principali fattori di rischio ambientale per la salute: l’esposizione ad inquinamento atmosferico è peculiare perché ne è soggetta tutta la popolazione ed è quindi praticamente inevitabile.
Il ruolo fisiopatologico del particolato atmosferico si esplica principalmente a livello dell’apparato respiratorio in quanto la capacità di penetrazione delle particelle e la loro deposizione dal naso agli alveoli, responsabile del loro effetto, dipende proprio dalla loro dimensione. [Pope et al., 2004]. Man mano che si procede dal naso o dalla bocca attraverso il tratto tracheo-bronchiale sino agli alveoli, diminuisce il diametro delle particelle che penetrano e si depositano [Jansen et al., 2005].
Gli effetti sulla salute
La maggior parte degli studi sul particolato effettuati finora mostra l’esistenza di associazioni statistico-epidemiologiche, ovvero una supposta consequenzialità causale tra l’aumento dell’inquinamento e l’aumento di patologie.
Alcuni studi hanno dimostrato, infatti, una associazione nel breve periodo tra concentrazioni medie giornaliere di PM e mortalità/ricoveri ospedalieri per cause naturali e cardio-respiratorie. Il particolato fine e la frazione grossolana (PM2.5-10) sono significativamente associati alla mortalità per cause naturali e cardio-respiratorie. Le particelle più sottili, originate dal traffico hanno un impatto maggiore sulla mortalità rispetto alle frazioni più grandi [Stafoggia et al., 2013].
Sulla base delle evidenze scientifiche disponibili (studi epidemiologici, studi sperimentali di cancerogenesi e studi sui meccanismi cellulari e molecolari), la IARC (International Agency for Research on Cancer) ha classificato l’inquinamento atmosferico outdoor e particolato fine, che veicola un rilevante numero di microinquinanti altamente tossici (es. metalli pesanti, IPA, diossine, ecc.), come cancerogeni per l’uomo per i quali non può essere identificata una soglia priva di effetti. Oltre alla cancerogenicità altri studi hanno dimostrato un’associazione tra patologie dell’apparato cardiaco e dell’apparato respiratorio per esposizioni sia di breve e di lunga durata.
Secondo l’ultimo rapporto sulla Qualità dell’Aria, il particolato atmosferico viene considerato il più grande rischio ambientale e comporta un sostanziale carico di malattia. Complessivamente in Europa sono stati registrati 467.000 morti premature. L’Italia è al 1°posto per morti premature attribuibili ai livelli di PM 2.5, Ozono e NO2, ben 91.050 casi nel 2013. Una delle aree più inquinate è la Pianura Padana.
Le malattie cardiovascolari e l’infarto sono la causa più comune di morte prematura attribuibile alla contaminazione dell’aria e sono responsabili per l’80% dei casi. A seguire si trovano le malattie polmonari e il cancro . Oltre a causare morti premature, l’inquinamento dell’aria aumenta l’incidenza di un’ampia gamma di malattie (es. di tipo respiratorio e cardiovascolare, cancro) con effetti sulla salute a breve e lungo termine, anche ai livelli inferiori a quelli indicati dalle linee guida della WHO.
La frequenza di malattia associata alla contaminazione dell’aria, è inversamente correlata alla gravità. Infatti, in caso d’esposizione, la percentuale di popolazione colpita da disturbi meno gravi è molto più elevata rispetto a quella che affetta da disturbi più severi. Disturbi subdoli o subclinici come deficit della funzione polmonare e infiammazione, che alterano la qualità di vita delle persone e le rendono meno attive, si verificano in molti degli esposti mentre la morte è una evenienza meno frequente. In genere, sono le persone più suscettibili che risentono degli effetti più gravi. L’evenienza di morte prematura può verificarsi dopo giorni, settimane o anche dopo periodi più lunghi, e le persone già ammalate e con condizioni mediche preesistenti hanno necessità più spesso di ricoveri ospedalieri o visite in pronto soccorso.
La tabella di seguito mostra gli effetti dell’esposizione alla contaminazione dell’aria a breve e lungo termine.
Dott.ssa Stefania Russo, Pediatra di Famiglia Presidente del Comitato Scientifico di ANTER
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