La calotta glaciale della Groenlandia si scoglie sempre più in fretta

Nel 2019 la Groenlandia ha perso 600 miliardi di tonnellate di ghiaccio. Una fusione record analizzata anche da uno studio scientifico che ne denuncia cause e conseguenze.

La calotta glaciale della Groenlandia è la seconda più grande al mondo dopo quella Antartica, è situata all’estremo nord dell’oceano Atlantico e fa parte della calotta artica intorno al Polo Nord.

Da anni gli scienziati stanno denunciando il costante assottigliamento dei suoi ghiacci millenari (spessi fino a 3 chilometri) e ora ci avvisano che  quest’immensa “isola di ghiaccio” si sta sciogliendo a un ritmo molto più elevato di quello finora stimato.

Basti dire che nell’estate 2019 la sua calotta glaciale ha perso 600 miliardi di tonnellate di ghiaccio, battendo ogni precedente record di fusione e contribuendo per il 40% all’innalzamento globale dei mari.

Si tratta del suo più grande calo in quella che gli scienziati chiamano “massa superficiale”, da quando è iniziata la registrazione, nel 1948.

A fornire questi dati è lo studio, pubblicato sulla rivista The Cryosphere, che ha analizzato il fenomeno, illustrandone anche le conseguenze.

“In pochi decenni stiamo distruggendo il ghiaccio che è stato costruito nel corso di migliaia di anni”, ha dichiarato a Reuters Marco Tedesco, professore di ricerca presso l’Osservatorio della Terra Lamont-Doherty della Columbia University, che ha guidato lo studio. “Quello che facciamo qui ha enormi implicazioni per ogni altra parte del mondo.”

 

L’innalzamento del livello dei mari è una minaccia reale

Strettamente connessa al fenomeno del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici, la recessione della calotta artica ha tra le prime e più allarmanti conseguenze quella delle inondazioni e dell’innalzamento del livello dei mari.

La fusione record del 2019 ha provocato da sola un innalzamento del livello globale dei mari di 1,5 millimetri in appena due mesi.
Un dato che potrebbe apparire insignificante, ma che rappresenta una reale minaccia per la vita di centinaia di milioni di persone.

Rispetto agli anni Novanta la calotta della Groenlandia sta recedendo sette volte più velocemente e negli ultimi decenni ha contribuito al 20-25 per cento dell’innalzamento del livello dei mari.

A illustralo era stato uno studio pubblicato lo scorso anno su Nature, dove i ricercatori avevano messo in luce come l’ampiezza e la velocità della perdita di ghiaccio fossero molto più elevate di quanto previsto persino negli studi dell’Ipcc (gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici).

A peggiorare le cose è stato anche un evento registrato nell’agosto del 2019, quando in un solo giorno si sono fuse 11 miliardi di tonnellate di ghiaccio. Il più grave episodio di tutta la stagione di recessione dei ghiacci artici.

Perché la calotta glaciale si sta fondendo

L’enorme fusione della calotta glaciale della Groenlandia non è dovuta solo alle straordinarie temperature che hanno interessato le regioni artiche, ma anche a delle condizioni atmosferiche senza precedenti e a una vasta e persistente area di alta pressione registrata sulla regione (nel periodo 1948-2019).

Rispetto a una media di 28 giorni (tra il 1981 e il 2010), nel 2019, infatti, le condizioni di alta pressione sono durate ben 63 dei 92 giorni estivi. Un fattore che ha a sua volta provocato una mancanza di nevicate, soprattutto nella parte meridionale dell’isola (quella dal clima più  mite), privando la calotta glaciale di circa 50 miliardi di tonnellate di neve.

Non solo. La scarsa nuvolosità ha anche fatto sì che i ghiacci assorbissero una maggiore quantità di luce solare, accelerandone la fusione.

Una catena di cause e conseguenze che ha determinato la fusione record della calotta e che ci ricorda un tema cruciale: tutto su questo pianeta è interconnesso e, per questo, dalle scelte dei singoli dipende il destino di molti.

Una consapevolezza che chiama in causa l’umanità intera, come ricorda anche il coautore della ricerca, Xavier Fettweis, dell’università di Liegi.

“Questo evento di fusione è un segnale di allarme che ci ricorda che dobbiamo urgentemente cambiare il nostro modo di vivere per limitare il riscaldamento globale, poiché è probabile che le proiezioni dell’Ipcc potrebbero essere troppo ottimistiche per l’Artico”.

Una preoccupazione che non accetta più rinvii e che deve spingere ciascuno di noi alla presa di coscienza e all’azione concreta.

 

 

Alice Zampa

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