Cosa hanno in comune artisti come Blu, Banksy e Pejac? La loro arte a suon di bombolette spray è capace di veicolare messaggi ben precisi, sollecitando non pochi spunti di riflessione sui danni causati dall’uomo all’ambiente.
Ecco dieci murales che raccontano questo, dal riscaldamento globale alla cementificazione selvaggia dei luoghi in cui viviamo.
“Mi ricordo quando era tutta campagna” di Banksy
Un altro manifesto contro la cementificazione selvaggia. Chi è l’inglese Banksy? Nonostante la fama globale e le quotazioni che hanno raggiunto le sue opere urbane, un fitto mistero avvolge l’identità dell’artista.
“Non credo nel global warming” di Banksy
Colore rosso acceso per illuminare una frase che corre a filo d’acqua lungo il Regent’s Canal a Camden, nel nord di Londra. L’artista l’ha scelta per protestare a fronte del fallimento della conferenza sul clima di Copenaghen (2009).
“Spirale della storia della terra” di Blu
Un’apocalittica spirale colorata che si sviluppa dal basso verso l’alto, per scoprire la storia degli esseri viventi, dai primordi alla civiltà contemporanea. È il ciclo della vita sulla terra impresso sulla facciata di un edificio popolare di Ponte Mammolo, in zona Casal de’ Pazzi (Roma).
“Sete insaziabile” di Blu
C’è un manager che indossa una corona adornata con i loghi delle imprese petrolifere più famose: tiene il pianeta tra le mani e ne sorseggia il succo con una cannuccia. Il graffito è comparso sulla facciata di un palazzo di Lisbona, all’indomani del disastro della marea nera nel Golfo del Messico (2015).
“Appetite for Destruction” di Blu
Guerra alla cementificazione selvaggia: un uomo con denti a forma di palazzi che divora alberi impresso sulla facciata di un palazzo di Belgrado.
“Ghiaccio bollente” di Eduardo Kobra
Pennelli, aerografo e spray: il brasiliano Eduardo Kobra è considerato un mostro sacro dei murales e, in questo caso, affronta il problema del riscaldamento globale.
“Là dove c’era un fiore”, di Natalia Rak
Classe 1986, l’emergente Natalia Rak è diventata famosa per la sua bambina dalle treccine rosse (finta) che innaffia in punta di piedi un albero (vero). Il graffito colora un edificio popolare di Bialystok, in Polonia.
“Uomini mangia-alberi” di Nemos
Un’altra denuncia sociale in difesa del verde. L’italiano Nemos, oltre a dedicarsi alla street art, realizza opere con la carta.
“Animali in trappola” di ROA
ROA sta per Raises Awareness of Environment Issues, ovvero la traduzione inglese di “elevare la consapevolezza sull’ambiente”. L’opera dello street artist belga dà voce alla sofferenza del mondo animale causata dall’uomo.
“Pianeta al capolinea” di Pejac
L’arte diventa un mezzo per denunciare i mutamenti climatici. Lo spagnolo Pejac ha studiato alle Belle Arti a Milano e ha esposto in varie gallerie, per poi dedicarsi alla street art.
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