Quando brucia un edificio simbolo come la chiesa di Notre Dame, l’impatto emotivo resta notevole, ma a distanza di qualche settimana dall’evento che ha sconvolto la città di Parigi e il mondo intero, proviamo a pensare alle possibili alternative per un restauro della Cattedrale anche in chiave ecologica.
Le strutture principali della chiesa sono ancora in sesto anche se restano da valutare con attenzione gli effetti che il fortissimo calore sprigionato dall’incendio, combinato alla notevole massa d’acqua utilizzata per lo spegnimento delle fiamme, possano aver avuto sulle rocce calcaree con le quali è realizzata la chiesa.
Le proposte della comunità scientifica
In questa fase di reperimento e raccolta di informazioni e dati sulla reale entità dei danni e sulle prospettive di risanamento della struttura, riveste un ruolo interessante quello che emerge dagli studi di Philippe Dillmann, ricercatore presso l’Istituto per la ricerca sugli archeomateriali del CNRS: l’agenzia di ricerca nazionale francese
Dillmann ritiene che alcuni isotopi del legno impiegato per la costruzione della cattedrale possano essere molto utili per studiare il clima medievale.
Il dibattito sul cambiamento climatico potrebbe quindi arricchirsi di altri elementi, dati e informazioni altrimenti impossibili da reperire. In questo filone, che cerca di coniugare le esigenza di recupero e rilancio di un simbolo come Notre Dame, si inserisce la proposta di restauro in green dello studio NAB, guidato dal designer francese Nicolas Abdelkader. Le idee di questo gruppo di architetti transalpini ruotano intorno all’idea di trasformare la parte alta della cattedrale in una serra urbana. Uno degli elementi più significativi di questo progetto verde parte proprio dall’immagine della guglia centrale collassata tra le fiamme in mondovisione. Al suo posto verrebbe realizzato un apiario con decine di alveari: una risposta alla sindrome dello spopolamento degli alveari che da oltre dieci anni vede il numero di api sul pianeta calare senza sosta.
Un progetto con ostacoli di natura tecnica e non solo, ma dal fascino notevole
Il progetto “Notre Dame de Paris in green for all of us”cerca dunque di realizzare un punto di contatto tra passato e presente integrando in un simbolo della cultura occidentale le tematiche relative all’ambiente e alla sua tutela con un’attenzione particolare ai temi del sociale. La serra, inoltre, potrebbe essere utilizzata in chiave didattica per realizzare laboratori di orticultura, inoltre, nelle prime rappresentazioni in 3D, la commistione tra natura e simboli religiosi, rende sicuramente molto originale la soluzione proposta.
La voce delle istituzioni
Per capire meglio la situazione sulla ricostruzione di Notre Dame abbiamo fatto qualche domanda a Isabelle Mallez: direttrice delle relazioni istituzionali del dipartimento cultura del comune di Parigi.
Quali sono le prospettive per la ricostruzione?
“Nella prima settimana dopo l’incendio ci sono state le proposte più varie e fantasiose per la ricostruzione, ma esiste già una petizione firmata da vari architetti per non snaturare e riprodurre la struttura riproponendo fedelmente gli elementi distrutti dall’incendio.
Il governo punta ad una ricostruzione in appena cinque anni, tempi da record che in ogni caso avrebbero bisogno di una modifica legislativa per consentire un intervento così rapido. Questa proposta di legge non è stata approvata dal senato, pertanto i lavori dovranno seguire l’iter tradizionale.”
Crede dunque che i lavori di restauro debbano realizzare una fedele riproduzione di Notre Dame?
“Personalmente credo necessaria una ricostruzione il più possibile fedele alla versione originale.
Ci sono ancora molte questioni aperte legate alle analisi dei materiali, ma anche al reperimento di tantissima manodopera specializzata da impiegare. Occorre un’attenta analisi delle misure di sicurezza all’interno del cantiere e la fretta non porta mai a buoni risultati.
Per quanto riguarda il restauro del tetto Il Canada ha offerto di contribuire alla fornitura del legname invecchiato necessario a riprodurre la copertura della Cattedrale.”
C’è qualche elemento che potrebbe essere rivisto in un’altro stile?
“A mio avviso, al limite, la guglia, la Flèche, potrebbe essere rivista. In ogni caso si tratta già di una riproduzione del 1859. In ogni caso i lavori in stile conservativo o meno potrebbero avere costi proibitivi e presentano ancora notevoli incognite da un punto di vista strutturale.”
Interventi privati da record per la ricostruzione
Proprio per venire incontro agli enormi costi per restituire al mondo un simbolo europeo gli oltre 600 milioni di euro che Lvmh, Kering e L’Oréal hanno annunciato di voler stanziare rappresentano un vero record.
Si tratta della donazione più alta di sempre, grazie alla quale i gruppi e i marchi della moda e del lusso globale intendono contribuire in maniera significativa alla conservazione del patrimonio storico e artistico dei loro paesi.
Il legame tra lusso e sacralità, tra lusso e religione, sintetizza e unifica due simboli della capitale francese. Dopo poche settimane dal momento in cui tutto il mondo assisteva incredulo al realizzarsi della profezia di Victor Hugo, la ricostruzione della cattedrale, a un passo da quella distruzione descritta nell’incipit del romanzo Notre Dame de Paris, (1831) diventa dunque occasione per una resurrezione e una rinascita anche in chiave moderna.
I protagonisti della capitale della moda diventano mecenati e provano così a fare di un disastro che ha devastato una parte significativa della chiesa, un simbolo di speranza e ripartenza.
Fabio Cimmino
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