Il 13 novembre 2018 il Parlamento Europeo ha approvato altri tre “pezzi” del Pacchetto energia pulita per tutti gli Europei: la direttiva rinnovabili, il regolamento per la governance dell’Unione dell’energia e la direttiva efficienza energetica per il periodo 2020-2030.
Che cos’è il pacchetto energia pulita per tutti?
Il pacchetto di direttive Energia pulita per tutti[1] è il quadro legale che l’UE ha elaborato per facilitare il processo di transizione energetica dei paesi membri.
Il piano venne approvato originariamente nel 2016 e, da allora fino al Novembre del 2018, è stato sottoposto a negoziazione e costanti aggiornamenti.
Il pacchetto si inserisce nella più ampia strategia energetica europea ed è uno strumento di fondamentale importanza per quanto riguarda gli obiettivi che si propone di raggiungere e le relative tempistiche.
In maniera particolare si prendono come riferimento due date: il 2030 come punto intermedio e il 2050 come anno 0 nella transizione energetica.
Il pacchetto di strategie prevede cinque dimensioni, entro le quali ogni Stato membro è chiamato ad agire: decarbonizzazione, efficientamento energetico, sicurezza energetica, mercato interno, e ricerca e innovazione.
Dunque, la ratio del pacchetto di direttive è quella di creare uno strumento legale e programmatico che possa combinare gli ambiziosi obiettivi degli accordi di Parigi (2015), con i 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU, e l’esigenza di creare un mercato unico dell’energia europea che possa rendere l’UE il leader, a livello mondiale, nel campo dell’energia rinnovabile.
Clean energy for all e l’ Italia
L’Italia -come ogni paese membro dell’UE- è chiamata a recepire le direttive e a dotarsi di un piano nazionale integrato per il clima e l’energia.
Secondo il regolamento per la governance, ogni Stato membro deve presentare un “piano nazionale integrato per l’energia e il clima” decennale con obiettivi, contributi, politiche e misure. Inoltre, è previsto un continuo e attento monitoraggio dei provvedimenti su base biennale.
I passi mossi dal nostro paese sino a questo momento sono congruenti con il piano d’azione UE, infatti già nel Novembre del 2017 l’Italia ha presentato la Strategia Energetica Nazionale (SEN).[2]
Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC [3] d’ora in avanti) è un documento analitico di preparazione al piano integrato, che ha subito ritardi nella fase di elaborazione, prima di essere ufficialmente presentato alla Commissione Europea il 7 gennaio del 2019. Adesso si aspetta il parere della Commissione per procedere con l’attuazione delle misure previste.
Cosa dice il PNIEC:
In piena ottemperanza con quanto stabilito dalle direttive europee, il piano prende come riferimento cinque dimensioni fondamentali, all’ interno delle quali porre obiettivi e sviluppare le misure necessarie per raggiungerli.
Le dimensioni sono: decarbonizzazione, efficientamento energetico, sicurezza energetica, mercato interno europeo, e innovazione e ricerca.
Nelle prime pagine del documento programmatico sono contenuti gli obiettivi generali che riflettono la volontà italiana di porre al centro della strategia energetica il cittadino, puntando sulla tutela del consumo, assicurando trasparenza e regole.
In quest’ottica si situa il passaggio da un mercato tutelato dell’energia al libero mercato entro il Luglio 2020 (un anno dopo quanto annunciato in precedenza).
Oltre a questo, è percepibile la volontà di affidarsi all’ energia elettrica per favorire la transizione energetica. Connesso a questo punto vi è dunque lo studio delle proposte atte a migliorare i sistemi di accumulo dell’energia elettrica.
Sebbene l’energia elettrica costituisca il fulcro della transizione energetica e climatica, il piano specifica che comunque, fino alla phase out del carbone (2025), si andrà avanti con un mix di fonti, anche fossili, in particolare il gas.
Il piano inoltre dettaglia che tutte le misure adottate devono essere orizzontali, ovvero interessare indistintamente ogni dimensione.
Alcuni importanti obiettivi
Al di là dei principi fondamentali, il piano fissa alcuni obiettivi chiave, il più clamoroso (mediaticamente parlando) è la riduzione delle emissioni di gas serra, rispetto all’anno 2005. L’Italia punta su una riduzione complessiva del 33%.
Il piano, inoltre, si propone di raggiungere nel 2030 il 30% di energia prodotta da fonti rinnovabili.
Sebbene l’obiettivo fissato dall’UE sia il 32%, questo è comunque uno dei punti del piano più ambiziosi, in quanto si propone di aumentare sensibilmente la quota nazionale di energia pulita, lavorando sul settore dei trasporti e puntando sul biogas e biometano. Infatti, in questo comparto, la previsione del governo per il 2030 è un 21,6% (la quota odierna è del 10%), rispetto all’obiettivo comune che l’UE fissa per il 2030 al 14%.
In linea gli sforzi richiesti per l’efficientamento energetico, concentrandosi soprattutto su quello degli edifici privati e del settore dei trasporti, il governo punta ad una riduzione del consumo per il 2030 del 43%, rispetto agli scenari prospettati dalla Primes 2007.[4] Una percentuale di 10 punti superiore alla previsione UE (32,5%), che tradisce l’ottimismo del governo, rafforzato dai numeri della banca mondiale che ci vede in cima alla lista dei paesi “risparmiatori” di energia.[5]
Nello specifico, si elencano sia misure regolatorie, come l’introduzione dell’obbligo dell’utilizzo dei biocarburanti, oppure l’introduzione di audit energetici per l’imprese; ma anche misure di carattere economico, come per esempio gli incentivi alle ristrutturazioni degli edifici; e infine sgravi fiscali sia alle imprese-con il piano industria 4.0- e sia ai privati, come l’ecobonus.
Reazioni
In attesa dei suggerimenti dell’Unione e della sua approvazione, si registra a livello mediatico una moderata soddisfazione per il piano. Anche se le principali associazioni ambientaliste avevano suggerito, prima che il piano venisse presentato, una maggiore attenzione alle rinnovabili, per cercare di tenere sotto controllo l’innalzamento delle temperature.
Il presidente Aiget (Associazione Italiana di Grossisti di Energia e Trader), Massimo Bello valuta positivamente la volontà di aprire al libero mercato nella vendita al dettaglio dell’energia, anche se auspica un passaggio moderato, che veda la presenza di grandi operatori e soggetti medi.
Chiaramente più critico è il presidente di Assocarboni, che si dice preoccupato per la phase out dal carbone, fissata al 2025, in quanto questo potrebbe creare un problema di costi e per questo propone il 2038 come data definitiva di abbandono del carbone.
La proposta di Assocarboni, ha puntualizzato, non vuole penalizzare le rinnovabili: si intende infatti aumentare la quota di rinnovabili ma mantenere il gas così com’è e non eliminare il carbone.
Insomma, tra le reazioni contrastanti il piano tanto atteso è finalmente a Bruxelles, e siamo tutti curiosi di sapere quale sarà la versione definitiva.
Pasquale Pagano
®Eco_Design WebMagazine
[1] https://ec.europa.eu/energy/en/topics/energy-strategy-and-energy-union/clean-energy-all-europeans
[2] http://www.enea.it/it/seguici/le-parole-dellenergia/glossario/parole/strategia-energetica-nazionale-sen
[3] https://www.mise.gov.it/images/stories/documenti/Proposta_di_Piano_Nazionale_Integrato_per_Energia_e_il_Clima_Italiano.pdf
[4] Il primes 2007 è un modello di simulazione di un equilibrio di mercato, tra domanda ed offerta.
[5] Pagina 18 del report http://documents.worldbank.org/curated/en/553071544206394642/pdf/132782-replacement-PUBLIC-RiseReport-HighRes.pdf