“Rivoluzione verde e transizione ecologica” : previsti per 68,9 miliardi dal Recovery Fund

La transizione ecologica sarà la base del nuovo modello economico e sociale di sviluppo su scala globale

“Con il Piano l’Italia diviene protagonista del Green Deal europeo, secondo gli obiettivi indicati dalla Presidente Ursula Von der Leyen nel suo Discorso sullo Stato dell’Unione”. Si legge nel nuovo Piano nazionale di ripresa e resilienza dove ammonta a 68,9 miliardi la cifra destinata alla transizione ecologica”.

Via libera al nuovo Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)Recovery Fund  formato da 171 pagine, con 6 missioni, 47 linee di intervento e 4 tabelle.

Rispetto alla prima bozza che prevedeva 196 miliardi direttamente legati al Recovery Fund, la nuova versione del piano prevede l’aggiunta di una quota dal Fondo coesione sviluppo, più i 13 miliardi del React Eu con gli aiuti europei previsti per l’immediata emergenza sanitaria.

Al pacchetto si sono aggiunte risorse già programmate nel bilancio nazionale, circa 80 miliardi, e 7 miliardi invece dai fondi strutturali europei. In totale così, il pacchetto di progetti inserito nel Recovery Plan a circa 310 miliardi.

LEGGI Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) – Recovery Fund

Nel piano gli obiettivi di policy e interventi connessi a tre assi strategici: digitalizzazione e innovazionetransizione ecologica e inclusione sociale.

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Una delle novità è l’aumento dei fondi destinati alla Sanità, passati da 9 miliardi nella bozza iniziale a 19,7.

Tutte le altre risorse verranno così suddivise:

  • 68,9 miliardi per l’Ambiente
  • 32 miliardi per le infrastrutture
  • 28,5 miliardi per Istruzione e ricerca
  • 27,6 miliardi per Inclusione e coesione.

“È un Piano di Ripresa, perché intende fronteggiare l’impatto economico e sociale della crisi pandemica, a partire dalle lezioni apprese in alcuni dei mesi più difficili della storia repubblicana. La ripresa italiana non dovrà riportarci al tempo di prima.  – si legge nel documento – Dovrà costruire un’Italia nuova, cogliendo le opportunità connesse alla transizione ecologica e digitale. Dovrà liberare il potenziale di crescita dell’economia, incrementare la produttività, creare nuova occupazione e migliorare la qualità del lavoro e dei servizi di cittadinanza, a partire dalla salute e dall’istruzione.” .

Rivoluzione verde e transizione ecologica: come verranno destinate le risorse

Dei 74,3 miliardi inizialmente previsti, ora ammonta a 68,9 i miliardi la somma che verrà investita nella missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica”.

Le risorse da destinare a questo uso saranno così ripartite:

  1. Agricoltura sostenibile ed economia circolare” 6,3 miliardi;
  2. “Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità sostenibile” 18,2 miliardi,
  3. Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici” 29,35 miliardi
  4. Tutela del territorio e della risorsa idrica” 15 miliardi.

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“Con il Piano, l’Italia diviene protagonista del Green Deal europeo, secondo gli obiettivi indicati dalla Presidente Ursula Von der Leyen nel suo Discorso sullo Stato dell’Unione: ridurre le emissioni inquinanti; aumentare i posti di lavoro nell’economia verde; migliorare l’efficienza energetica degli immobili; innescare e sostenere i processi industriali della transizione verde. Allo stesso tempo, la sfida della sostenibilità e della riduzione delle emissioni, nella mobilità e nella manifattura, sarà vinta anche grazie alle soluzioni digitali”, viene puntualizzato nel nuovo Recovery Fund.

E ancora: “La transizione ecologica sarà la base del nuovo modello economico e sociale di sviluppo su scala globale, in linea con l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Per avviarla sarà necessario, in primo luogo, ridurre drasticamente le emissioni di gas clima-alteranti in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e del Green Deal europeo; in secondo luogo occorre migliorare l’efficienza energetica e nell’uso delle materie prime delle filiere produttive, degli insediamenti civili e degli edifici pubblici e la qualità dell’aria nei centri urbani e delle acque interne e marine“, si legge sempre nella nuova bozza del PNRR.

Il Recovery Plan condizionerà gli investimenti dei prossimi decenni e i fondi li prendiamo in prestito dai nostri figli. Per questo va utilizzato al meglio per trasformare e decarbonizzare l’economia, rendendo il nostro sviluppo davvero sostenibile, inclusivo e resiliente. – Rossella Muroni, attivista e deputata Liberi e Uguali – Previsti finanziamenti significativi per la mobilità sostenibile, l’istruzione e la ricerca, la coesione e la sanità.  
Su transizione energetica e rinnovabili però il Pnrr resta al di sotto delle aspettative e delle necessità imposte dalla crisi climatica e dagli obiettivi europei del Green deal. Si limita a dire qualcosa su rifiuti e impianti, ma l’economia circolare è molto di più: è una prospettiva di sviluppo che crea filiere produttive. 

Agire ora per il futuro di una generazione green

Anche le Associazioni Fise Assoambiente e Fise Unicircular, che rappresentano il mondo delle imprese che raccolgono, gestiscono, riciclano e smaltiscono i rifiuti urbani e industriali del nostro Paese, non sono completamente soddisfatte delle risorse monetarie che verranno investite nell’ambiente nel nuovo Pnrr: “I fondi ad oggi previsti nella nuova architettura del Recovery Plan per l’economia circolare e la valorizzazione del ciclo dei rifiuti sono insufficienti a garantire la transizione del nostro Paese verso un modello di economia circolare e a colmare il gap impiantistico che ogni giorno ci costringe a esportare rifiuti, perdendo materia prima, energia e risorse economiche (…). Servono misure di incentivazione, anche tramite credito d’imposta, all’utilizzo di prodotti “circolari“.

LEGGI Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) – Recovery Fund

Infrastrutture per una mobilità sostenibile

La missione è divisa in 2 componenti e si pone l’obiettivo di realizzazione un sistema infrastrutturale di mobilità moderno, digitalizzato e sostenibile dal punto di vista ambientale:

  1. Alta velocità di rete e manutenzione stradale 4.0”, si focalizza sulle grandi linee di comunicazione del Paese, innanzitutto quelle ferroviarie, in un’ottica di mobilità rapida, sostenibile e tecnologicamente avanzata;
  2. Intermodalità e logistica integrata”, prevede un programma nazionale di investimenti per un sistema portuale competitivo e sostenibile dal punto di vista ambientale per sviluppare i traffici collegati alle grandi linee di comunicazione europee e valorizzare il ruolo dei Porti del Sud Italia nei trasporti infra-mediterranei e per il turismo.

Agisci per l’ambiente di oggi e di domani, con la tessera anter.

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