Dai rifiuti di plastica raccolti si ricavano mattoni di plastica per costruire aule. Ecco come il progetto dell’Unicef riesce ad agire sulla tutela dell’ambiente e dell’istruzione in Costa D’Avorio.
L’UNICEF affronta contemporaneamente due sfide: quella dell’istruzione e quella della tutela dell’ambiente. In Costa D’Avorio adesso i rifiuti di plastica vengono utilizzati per costruire scuole, e questo grazie proprio ad un progetto lanciato dall’UNICEF, In collaborazione con l’impresa colombiana Conceptos Plásticos.
In Costa D’Avorio, ad Abidjan, si producono ogni giorno 288 tonnellate di rifiuti di plastica, e solo il 5 % viene raccolto e consegnato al riciclo (ad occuparsene sono sempre quasi donne che ricevono per questo lavoro meno di un dollaro al giorno).
La maggior parte della plastica rimane nelle discariche o nei centri abitati, inquinando i terreni, l’aria e l’acqua. Da ciò ne deriva un altissimo livello di inquinamento che colpisce soprattutto i bambini, soggetti più vulnerabili che assorbono più sostanze nocive degli adulti. Inoltre, più di due milioni di bambine e bambini non frequentano le lezioni perché mancano le aule.
Con questo programma l’UNICEF ha introdotto un vero e proprio approccio innovativo, creando così nuove infrastrutture scolastiche, migliorando la qualità dell’insegnamento grazie a un ambiente di apprendimento adeguato e a un miglior rapporto tra alunni e insegnanti. Perciò, se dai rifiuti di plastica raccolti si ricavano mattoni di plastica per costruire aule, se ne riduce la quantità nelle discariche e ciò contribuirà a lungo termine a migliorare l’ambiente nelle città e a ridurre il rischio che i bambini contraggano malattie come la malaria o la polmonite.
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