1 Marzo 2020 4 min di lettura
È un traguardo storico quello raggiunto nel 2019 dall’Europa. Per la prima volta la percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili ha infatti superato quella prodotta da fonti fossili.
1 Marzo 2020 4 min di lettura
La notizia che in tanti aspettavano è finalmente arrivata. Nel 2019 la produzione europea di elettricità da fonti rinnovabili ha superaro quella da combustibili fossili. Per la prima volta quindi le centrali eoliche e solari hanno prodotto più elettricità rispetto a quelle di lignite ed antracite. La crescita delle due fonti rinnovabili rispetto al 2018 è stata rispettivamente del 14% per l’eolico e del 7% per il solare.
Ad annunciare il nuovo traguardo è stato il report The European Power Sector in 2019, elaborato dalla tedesca Agora Energiewende e dal think tank britannico Sandbag. È il quarto anno che queste due realtà uniscono le forze per cercare di fotografare con la maggiore accuratezza possibile la transizione del settore elettrico europeo.
Il rapporto apre – significativamente – con una cifra scritta a caratteri cubitali e tinteggiata con il blu e le stelle della bandiera europea: 34,6%. Ovvero la percentuale di energia prodotta nel 2019 dalle fonti rinnovabili nel Vecchio Continente. Una crescita di 1,8 punti percentuali rispetto al 2018.
“Il settore energetico sta svolgendo un ruolo di primo piano nella decarbonizzazione dell’Europa”, si legge nell’introduzione del documento, “quindi è fondamentale rintracciare l’avanzamento della transizione elettrica con precisione e tempestività”.
L’analisi procede poi trattando nel dettaglio la crescita delle energie rinnovabili, la produzione tradizionale di energia, e il consumo di elettricità e di emissioni di CO2 Paese per Paese.
“L’Europa è leader mondiale nella sostituzione rapida della produzione di carbone con energia eolica e solare”, spiega Dave Jones, analista di Sandbag. “Di conseguenza, le emissioni di CO2 del settore elettrico nell’ultimo anno sono diminuite più velocemente che mai”. Una dimostrazione che le politiche europee volte a contrastare la crisi climatica stanno andando nella giusta direzione. In armonia con gli obiettivi della’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.
Tra i dati più significativi che emergono nel report c’è proprio il crollo nella produzione di carbone, scesa del 24% nell’UE nel 2019. Un trend dovuto, secondo l’analisi, agli aumenti dei “prezzi della CO2” e alla diffusione delle energie rinnovabili.
In pratica le emissioni sono diventate più care, grazie alla riforma dell’ETS europeo (sistema per lo scambio delle quote di emissione), che ha alzato il prezzo delle quote a circa 25 euro per tonnellata di carbonio emessa. Inquinare di più significa spendere di più, insomma, e questo ha reso l’elettricità prodotta dal carbone più costosa di quella proveniente da gas naturale, nucleare ed energie rinnovabili in Europa.
Il risultato è che il gas ha sostituito circa metà del carbone e il solare e l’energia eolica l’altra metà. A questo ha contribuito anche l’impegno di nuovi Paesi, la Grecia e l’Ungheria, a eliminare gradualmente il carbone nel 2019, aggiungendosi così agli altri 13 Stati europei che hanno già intrapreso questa strada. A dover ancora iniziare la transizione, allineandosi alle politiche europee, restano solo Polonia, Romania, Bulgaria, Slovenia e Croazia.
I Paesi più virtuosi nella riduzione della produzione elettrica da fonti fossili sono stati Germania, Spagna, Paesi Bassi, Regno Unito e Italia, che rappresentano insieme l’80 per cento del calo totale.
Il crollo nell’uso del carbone corrisponde, come detto, a una diminuzione anche della CO2. Nel 2019 il settore energetico europeo ha infatti registrato un calo di ben 120 Mt di emissioni, pari al 12% rispetto al 2018. Un record.
Le riflessioni degli analisti sono ottimiste, pur riconoscendo l’importanza di migliorare, accelerando il ritmo di crescita delle rinnovabili, che entro il 2030 dovranno rappresentare quasi un terzo dell’energia europea.
“La transizione energetica dell’Europa sta decollando”, si legge nel report. “Il Green Deal europeo ha posto la lotta contro la crisi climatica al centro dello sforzo politico dell’UE nei prossimi cinque anni: i capi di Stato dell’UE concordano nel voler portare l’Europa a diventare il primo continente neutrale nelle emissioni di gas a effetto serra entro il 2050; e la Commissione europea sta avanzando proposte per portare l’obiettivo di riduzione dei gas a effetto serra nel 2030 a -50% o -55% al di sotto dei livelli degli anni ‘90. Ciò implica che le emissioni del settore energetico debbano continuare a diminuire, anche se la domanda di elettricità aumenta, man mano che i trasporti e l’industria del riscaldamento continuano a elettrificare”.
Il record raggiunto nel 2019, dunque, rappresenta solo un inizio, ma l’Europa sembra aver finalmente imboccato la giusta strada nel suo percorso di decarbonizzazione.
Alice Zampa
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