Ma davvero il clima ha bisogno del nucleare? NO. A dirlo è anche un report dello European Environmental Bureau che sostiene l’efficacia delle rinnovabili
La strada delle energie rinnovabili è l’unica possibile per decarbonizzare. Ma cosa è la decarbonizzazione? Si tratta di un processo che prevede l’abbandono del carbonio, la riduzione delle emissioni di gas serra, specie nell’industria energetica.
Questo implica una transizione significativa verso fonti di energia rinnovabile e pulita, come energia solare, eolica o idroelettrica, insieme all’adozione di tecnologie e pratiche più efficienti e sostenibili per ridurre le emissioni di gas serra. Intraprendere una strategia di decarbonizzazione assume un ruolo importante nell’affrontare la sfida del riscaldamento globale. L’Accordo di Parigi del 2015 rappresenta un impegno fondamentale da parte della comunità internazionale per ridurre drasticamente le emissioni globali di carbonio entro il 2050, e questo obiettivo richiede che nazioni e imprese si impegnino a raggiungere lo stato di Net zero emissioni.
Ma secondo quanto afferma il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione è possibile “grazie alla produzione di energia nucleare”, affermando che “occorre garantire al nostro sistema produttivo la stessa capacità competitiva delle altre aziende europee, che oggettivamente sostengono costi di energia inferiori alle imprese italiane. Pertanto, tutte le soluzioni percorribili per facilitare l’industria italiana saranno perseguite, compreso lo sviluppo del nucleare”.
Ma davvero il clima ha bisogno del nucleare? NO. A dirlo è anche un report Nuclear Phase-out dello European Environmental Bureau. Secondo il report, la crescita della capacità rinnovabile europea e la contemporanea diminuzione della domanda di energia, compenseranno ampiamente la decrescita della produzione nucleare, consentendo al contempo la completa uscita dalle fossili. Entro il 2040 si potrebbe eliminare senza problemi quasi tutta la produzione nucleare europea, a eccezione di una piccola percentuale residua in Francia, che comunque potrebbe raggiungere il phase out nucleare completo entro il 2050.
Grazie alla crescita della produzione da fotovoltaico ed eolico on-shore e off-shore, entro il 2040 si dovrebbe infatti raggiungere un aumento della produzione rinnovabile di 960 TWh.
Costruire nuove centrali nucleari non è realistico, e prolungare oltre il limite la vita utile di quelle già esistenti in Europa non sarebbe conveniente, si legge sempre nel report. Molto meglio, ai fini della decarbonizzazione, continuare a investire sulle rinnovabili e sull’efficienza, e uscire una volta per tutte dal nucleare. “Mentre le energie rinnovabili crescono e la domanda di energia si riduce, il ruolo del nucleare in Europa diventa ridondante. Prendiamo la Spagna, dove l’impennata dell’energia eolica, solare e idroelettrica ha fatto scendere i prezzi dell’elettricità e ha costretto le società energetiche a fermare il nucleare per evitare perdite finanziarie“, spiega Cosimo Tansini, Policy Officer per le rinnovabili dell’EEB.