È freddo! Corriamo ai ripari, nelle nostre case, al calduccio…! Al calduccio, già. Ma che tipo di caldo, quale ambiente per l’ambiente? Le recenti ricerche evidenziano che una fonte importante di inquinamento, indoor e outdoor, sono proprio le nostre belle ed accoglienti case accanto ai nostri stili di vita.
Stili di vita e inquinamento: lo stato dell’arte
Una serata davanti al focolare?
Scordatevi le immagini romantiche ed i ricordi di riunioni e grandi cucine davanti al camino: sono ormai due anni che vige il divieto di accendere caminetti ed altri sistemi a biomasse nelle case in varie regioni d’Italia, tra cui la Toscana. Le biomasse inquinano più del metano e poco importa che il camino sia aperto o chiuso, che si tratti di pellet o di legna. Secondo la DRIEE, Direzione Regionale dell’Ambiente dell’Energia francese, produrrebbero in mezza giornata la stessa quantità di polveri sottili di un diesel che percorrerebbe 3.500km!
E che sarà della nostra pizza, recentemente inserita nel patrimonio immateriale dell’UNESCO, e che buona è proprio quando è cotta a legna? Nel 2017, a San Vitaliano, comune vicino a Napoli, un’ordinanza prevedeva il divieto ad utilizzare le biomasse solide (legna, pellet, cippato, carbonella, ecc.) “per la cottura di cibi, in apparecchiature varie inclusi i forni chiusi o aperti” salvo che “le attività produttive di pianificazione e ristorazione” siano dotate di impianti normati e capaci di abbattere l’80% delle polveri sottili emesse.
Questo evento, un sisma, la dice lunga non solo sui rischi incorsi, ma su quanto sia anche difficile contrastarli. Vediamo però da vicino, cosa succede e da dove viene il pericolo.
“Bruciare per te”, cantava Elisa in un brano del 2016, a proposito di un amore ardente. Fuor di metafora, dal bruciare combustibili nascono però le polveri sottili che finiscono col farci ammalare.
Il processo di combustione, in una caldaia, piuttosto che in una centrale termica, rilascia sostanza inquinanti: ossidi di azoto (NOx), monossido di carbonio (CO), diossido di zolfo (SO2), composti organici volatili (COV) e polveri sottili. La composizione di queste materie inquinanti dipende non solo dalla natura del combustibile, ma anche dalla tecnologia utilizzata per l’impianto, dalle regolazioni, dalla manutenzione.
Nelle nostre case, non dovremmo stare attenti ai soli riscaldamenti (camini e pellet in primis), ma anche a candele ed incensi, ai fornelli, all’assenza di un’adeguata ventilazione, alla sigaretta (tra i più micidiali killer che ci teniamo a fianco). E fuori? Fuori ci sono le attività industriali (in genere sottoposte a norme e controlli ferrei) e, soprattutto, il traffico.
I loro effetti sulla salute sono devastanti: l’OMS segnala problemi respiratori, incidenti vascolari cerebrali, malattie gravi (asma, sviluppo di cardiopatie, tumori), difficoltà di concentrazione e addirittura incidenze sullo sviluppo mentale dei bambini. Le vie respiratorie sono impattate dalle polveri sottili (PM10, PM 2.5 e più fini ancora fino a dimensioni nanometriche), gli ossidi di azoto, l’ozono, il diossido di zolfo. Il sistema cardiovascolare risente delle polveri ultra fini, del diossido di azoto, del monossido di carbonio. Le particelle di fuliggine, il benzene, gli idrocarburi aromatici policiclici sono tossici sin da esposizioni infime e provocano tumori.
Cosa fare?
Se gli Stati si sono impegnati a ridurre sensibilmente le emissioni, a sviluppare una rete di trasporti meno impattanti sull’ambiente e a monitorare con attenzione l’inquinamento dell’aria esterna, le nostre case però dipendono da noi e dalle nostre scelte. Scelte energetiche ovviamente (scegliere energia pulita o dotarsi di pannelli fotovoltaici per esempio), ma anche scelte di vita.
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