Alzi la mano chi, davanti alla bolletta dell’energia elettrica, non ha mai provato un senso di frustrazione ed un grande rimpianto per non essersi mai laureato in ingegneria. Numeri, percentuali, simboli e conteggi che per la stragrande maggioranza delle persone hanno lo stesso valore di un geroglifico nelle piramidi di Giza. Alla fine due sono le cose che saltano agli occhi: l’importo e la data di scadenza del pagamento, con la bolletta, cartacea o digitale che sia, che finisce in archivio alla voce “spese familiari”.
Ma se proprio non si vuol fare la figura degli sprovveduti ci sono modi piuttosto semplici per iniziare a leggere una bolletta e capirne il significato, almeno nelle sue parti principali e più importanti. Anche perché saper comprendere certe voci aiuta a risparmiare e ad avere un consumo più consapevole e sostenibile.
La prima cosa da sapere è che la bolletta ha lo stesso schema per qualsiasi fornitore: il modello è infatti dettato dalle regole dettate Autorità di Regolazione per l’Energia, Reti ed Ambiente (“ARERA”, già “AEEGSI”). Oltre alla parte più ‘burocratica’ (intestazione, importo da pagare, dati del cliente, situazione pagamenti) e a quella più ‘tecnica’ (kWh fatturati, fasce orarie, costi medi, riepilogo letture e consumi) c’è una voce importante: “Mix energetico”. E’ la parte in cui si trova la composizione dell’insieme di fonti energetiche primarie utilizzate per la produzione di energia elettrica fornita dall’impresa messa a confronto con la media nazionale per la produzione di energia elettrica immessa nel sistema elettrico nei due anni precedenti.
Fonti rinnovabili, carbone, gas naturali, prodotti petroliferi, nucleare e altre fonti le voci alle quali vengono associate le percentuali, che ovviamente variano da impresa a impresa. Di norma c’è anche un paragone tra gli ultimi due anni solari, per capire quale fonte è stata più o meno utilizzata rispetto al passato.
Se il fornitore ha in offerta un prodotto green (non tutti lo hanno) c’è la possibilità di fare richiesta della cosiddetta “energia verde” certificata, derivante da fonti rinnovabili la cui provenienza è garantita dalle Garanzie di Origine (GO): certificati elettronici che attestano la natura rinnovabile di quelle fonti e che sono rilasciati dall’organo indicato dallo stato italiano, il Gestore dei Servizi Energetici. Per avere l’energia rinnovabile non è necessario alcun intervento sul contatore o sull’impianto elettrico e non si deve corrispondere nessun costo di attivazione. Il costo della bolletta non dovrebbe variare di molto, sia al rialzo che al ribasso, a seconda del fornitore e dell’offerta attivata, anche in considerazione che ci sono aziende che vendono solo energia green.
A quel punto gli impianti dai quali proviene l’energia elettrica della casa sono solo eolici, fotovoltaici, idroelettrici, geotermici o altre fonti rinnovabili. In Italia, come negli altri Paesi dell’Unione Europea, tuttavia, rientrano legittimamente sotto l’opzione di energia verde (ovvero proveniente da fonti non fossili) anche alcune fonti energetiche che, se non trattate correttamente, potrebbero avere effetti nocivi sull’ambiente (per una completa elencazione delle energie rinnovabili vedi direttiva 2009/28/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 aprile 2009 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE).
Per essere sicuri di aver scelto davvero energia verde bisogna tornare al cassetto (o all’archivio delle mail) e riprendere la bolletta per controllare il mix energetico. E farsi rilasciare annualmente dal fornitore il titolo GO che il GSE invia all’impresa per ogni MWh di energia verde acquistata. Oltre al titolo GO, i fornitori rilasciano anche attestati, vetrofanie e marchi di certificazione che indicano l’utilizzo di energia verde. Un modo utile per far conoscere agli altri (clienti, fornitori, amici e parenti) la propria scelta ‘green’.
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