Quanto impatta l’uso precoce degli smartphone sul rendimento scolastico?

Dati e analisi dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca rivelano come le tecnologie digitali stiano influenzando le disuguaglianze educative. Intervista al professor Marco Gui.

Lo studio EYES UP (EarlY Exposure to Screens and Unequal Performance), una ricerca scientifica pionieristica condotta dall’Università degli Studi di Milano-Bicocca, in collaborazione con l’Università degli Studi di Brescia, l’Associazione Sloworking, il Centro Studi Socialis, con il finanziamento della Fondazione Cariplo, ha analizzato il legame tra l’età di primo utilizzo di smartphone e social network e il rendimento scolastico.

L’indagine offre per la prima volta evidenze statistiche sugli effetti dell’accesso precoce ai dispositivi digitali sulle performance scolastiche, utilizzando dati longitudinali raccolti su 6.609 studenti di classi seconde e terze di scuole secondarie di secondo grado in cinque province lombarde (Milano, Monza e Brianza, Brescia, Cremona e Mantova), unendo le risposte degli studenti a un questionario con i loro risultati nei test INVALSI (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo).

Il 94% degli studenti utilizza Internet per cercare informazioni su argomenti di interesse personale, mentre l’83% legge notizie online, a dimostrazione di un uso attivo della rete per l’informazione. Il 99% ascolta musica online e il 98% guarda video brevi su piattaforme come TikTok, Instagram Reels e YouTube Shorts, con un uso quotidiano diffuso. Il 42% degli studenti crea contenuti propri, come video o musica; il 18% scrive testi online, mostrando una tendenza prevalente verso il consumo attivo e la produzione di contenuti.

L’uso precoce dei social network incide negativamente sulle competenze linguistiche e matematiche: gli studenti che iniziano a utilizzare i social prima dei 12 anni registrano un decremento nelle performance scolastiche rispetto a chi inizia a 14 anni.

Chi è più vulnerabile agli effetti negativi?  Essere attivi durante le scuole medi con un account social rispetto ad aspettare le superiori, procura lo stesso danno ai ragazzi di diversi segmenti sociali. Quello che, però, mostra la ricerca è che questo comportamento, l’anticipazione, è più frequente in contesti meno avvantaggiati dal punto di vista socio-culturale. Da qui il fenomeno della cosiddetta ‘disuguaglianza di iperconnessione’. I genitori, con maggiori risorse culturali e con titolo di studio più alti, sono più portati a essere cauti, a posticipare l’esperienza digitale, difendendo i figli  da questo effetto negativo”, spiega Marco Gui, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’Università Bicocca.

L’impatto negativo è trasversale ma più forte tra i ragazzi: la ricerca evidenzia che gli studenti maschi risentono maggiormente dell’uso precoce dei social, con un effetto più marcato sulla concentrazione e sulla capacità di mantenere buoni risultati in italiano e matematica.

“Possiamo interpretare questo differenza dicendo che molti degli efffetti  problematici dei media digitali hanno delle differenze negative. Le associazioni trovate tra l’uso dei social e la salute mentale pare che siamo invece più forti nelle ragazze, proprio per il maggiore investimneto emotivo che mettono nei social. Mentre quello che troviamo noi colpisce di più i ragazzi, e non riguarda la salute mentale, ma l’andamento scolastico. – spiega il professor Gui – Questo potrebbe essere legato al fatto che, i maschi, che sono meno diligenti delle ragazze durante lo studio, possono distrarsi più facilmente. Per un ragazzo meno diligente nel fare i compiti avere un account social durante la scuola media può essere più distrattivo rispetto a una ragazza. Questa è una possibile spiegazione che la ricerca futura dovrà poi testare con dati più ricchi dei nostri”. 

Il team di ricerca ha curato la redazione del Report “Precocità digitale, performance scolastiche e disuguaglianze: nuove evidenze e prospettive”, un documento di approfondimento che raccoglie le analisi dello studio, traccia le possibili piste di ricerca future e fornisce raccomandazioni pratiche per chi si occupa di educazione digitale che muovono verso tre direzioni principali: costruire una gradualità di accesso condivisa (protezione), promuovere una strategia di educazione digitale integrata (educazione) e adeguare le prassi (contesto).

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