Transizione energetica, cambio di rotta per la tutela del pianeta!

Le energie rinnovabili sono quelle generate da fonti che si rigenerano e il cui utilizzo non pregiudica quindi le risorse naturali per le generazioni future. Ora più che mai è necessario accelerare lil processo di transizione energetica.  Ecco a che punto siamo e che impatto ha avuto la pandemia Covid-19 su questo passaggio.

Nell’ultimo secolo l’uso di combustibili fossili come il carbone e il petrolio ha drasticamente aumentato la concentrazione di CO₂ nell’atmosfera. La soluzione che consente di raggiungere l’ambizioso obiettivo di combattere il cambiamento climatico, dismettendo le attuali fonti di energia non rinnovabili e altamente inquinanti, è la transizione energetica.

Con questo termine si indica una fase di passaggio da una struttura produttiva interamente basata sulle fonti energetiche non rinnovabili, soprattutto energie fossili come gas naturale, petrolio e carbone, ad una alimentata da energie rinnovabili.

Lo sfruttamento intensivo delle risorse energetiche non rinnovabili ha infatti portato ad un esaurimento delle risorse energetiche disponibili, presenti in quantità limitata sulla Terra, e a problemi di inquinamento. Attualmente le fonti fossili sono ancora alla base di oltre l’80% dei consumi globali di energia: ora più che mai è necessario un cambio di rotta per ridurre la dipendenza da questo tipo di energia e limitare l’aumento di temperatura a cui è sottoposto il Pianeta.

Nel 2016 con la conferenza di Parigi sul clima (COP21) 195 paesi hanno adottato congiuntamente il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima mondiale. Tra gli impegni delineati dall’UE nell’Accordo di Parigi c’è la riduzione delle emissioni di CO₂ di almeno il 40% entro il 2030.

Nell’ambito dell’approvazione del Clean Energy Package (“Energia pulita per tutti gli europei”), presentato nel 2018 dalla Commissione Europea, l’obiettivo principale rimane l’efficienza energetica.

Il Piano Nazionale integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) rappresenta la proposta italiana di strategia energetica nazionale per raggiungere gli obiettivi di efficienza, riduzione delle emissioni di CO₂ e sviluppo delle fonti rinnovabili sulla base delle indicazioni europee. Per quanto riguarda le rinnovabili, il piano punta a una copertura del 30% dei consumi finali da fonti rinnovabili. Il contributo delle rinnovabili ai consumi finali è ripartito per il 55,4% nel settore elettrico, per il 33% nel settore termico e per il 21,6% nell’incorporazione di rinnovabili nei trasporti (diffusione di auto elettriche che è previsto raggiungano i sei milioni di vetture nel 2030).

Lo spegnimento totale delle centrali a carbone, il cosiddetto phase-out, è fissato invece per il 2025: con questo si prevede che le rinnovabili elettriche aumenteranno grazie allo sviluppo tecnologico e al potenziamento degli impianti attualmente in uso, in particolare quelli fotovoltaici ed eolici.

Transizione energetica attuale nella UE

Dal rapporto “Just Transition or Just Talk – 2020”, pubblicato da Ember e Climate Action Network (CAN) Europa, emerge che, analizzando i piani nazionali per l’energia e il clima (PNIEC) presentati all’Unione europea “11 Paesi carbonieri dell’Ue su 18  non hanno un piano compatibile con l’Accordo di Parigi per eliminare gradualmente il carbone entro il 2030”.

Sempre dalla studio emerge che sette Paesi non prevedono di eliminare gradualmente il carbone entro il 2030: Bulgaria, Croazia, Cechia, Germania, Polonia, Romania e Slovenia. La capacità totale di carbone installata in tutti i 7 Paesi dovrebbe diminuire solo del 42% nel prossimo decennio. Il rapporto fa notare che 4 Paesi prevedono di eliminare gradualmente il carbone entro il 2030, ma con un aumento significativo del gas fossile: Grecia, Ungheria, Irlanda e Italia, mentre 7 paesi sono sulla buona strada per eliminare gradualmente il carbone entro il 2030, senza un aumento significativo del gas fossile: Danimarca, Finlandia, Francia, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia e Spagna.

Nel corso della plenaria a Bruxelles nel mese di settembre 2020, la Commissione europea ha proposto di inserire l’obiettivo di riduzione delle emissioni di almeno il 55% al 2030 nella legge per il clima e di renderlo vincolante a livello Ue.  Il documento vuole aprire un dibattito che durerà tutto l’autunno,  e nel corso dei prossimi nove mesi la Commissione proporrà una revisione della legislazione su clima e energia, con grande attenzione alle potenzialità delle rinnovabili e all’efficienza energetica.

 

Covid-19 e transizione energetica:  cosa è cambiato

Con il rapporto dellEnergy Transition Outlook 2020, realizzato dall’azienda norvegese DNV GL, è stato stimato  l’impatto della pandemia Covid-19 sul settore energetico. Secondo i risultati dello studio le future emissioni legate alla produzione di energia potrebbero non tornare mai più ai livelli del 2019: tali emissioni nel 2030 saranno inferiori del 10% rispetto alle previsioni pre-pandemia, per poi continuare a decrescere e arrivare nel 2050 esattamente a metà del livello attuale.

Tra il 2018 e il 2050 è prevista una crescita di venti volte per il fotovoltaico e di dieci volte per l’eolico, fonti che potranno fornire il 24% dell’elettricità mondiale nel 2030 e ben il 62% nel 2050. Questi risultati però non sarebbero ancora sufficienti a rispettare quanto previsto dall’accordo di Parigi: il budget di carbonio corrispondente ad un aumento di 1,5 °C della temperatura media verrebbe comunque esaurito già nel 2028, per poi arrivare ad un innalzamento di 2 °C nel 2051 e di 2,3 °C entro la fine del secolo. Anche dal rapporto di DNV GL emerge la necessità di trovare urgenti soluzioni al raggiungimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi., anche perché rimane ancora alta l’incertezza su quanto l’attuale pandemia possa davvero accelerare la transizione energetica.

 

La situazione in Italia

Il 30% dei fondi destinati all’Italia con il Recovery Fund, il piano straordinario per la ripresa dell’Europa colpita dalla pandemia del Covid-19, sarà impiegata in progetti green.  Come si legge nel testo delle conclusioni: “L’azione per il clima sarà integrata nelle politiche e nei programmi finanziati nell’ambito del QFP (quadro finanziario pluriennale) e di Next Generation EU. Un obiettivo climatico generale del 30% si applicherà all’importo totale della spesa a titolo del QFP e di Next Generation EU e si tradurrà in obiettivi adeguati nella legislazione settoriale. Questi ultimi devono conformarsi entro il 2050 all’obiettivo della neutralità climatica dell’UE e contribuire al conseguimento dei nuovi obiettivi climatici dell’Unione per il 2030, che saranno aggiornati entro fine anno. In linea di principio, tutte le spese dell’UE dovrebbero essere coerenti con gli obiettivi dell’accordo di Parigi”.

Nel Decreto Rilancio del Paese è stato anche inserito il Superbonus 110%,  l’agevolazione che eleva al 110% l’aliquota di detrazione delle spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021, per specifici interventi in ambito di efficienza energetica, di installazione di impianti fotovoltaici oltre che di interventi antisismici e delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici.

Il rapporto del 2019 conferma una crescita dell’energia pulita positiva in Italia, ma dall’altra parte sostiene che sia ancora troppo lenta, rendendo difficile il raggiungimento degli obiettivi ambientali fissati al 2030. La ripartenza economica del Paese post-emergenza potrebbe essere l’occasione giusta per dare la spinta al processo di transizione energetica e le azioni necessarie per contrastare il cambiamento climatico.

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