Professore di Energy Management all’università Sapienza di Roma, pro-rettore con delega per le Politiche Energetiche, presidente dei corsi di Ingegneria Energetica, dell’associazione Termotecnica Italiana e del Coordinamento delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica in Italia. Anter ha incontrato a Roma il professor Livio De Santoli per parlare di transizione energetica, sviluppo e promozione delle energie rinnovabili, anche alla luce del libro ‘Rigenerazione. Giustizia ambientale ed energia nell’Europa del futuro’. Un testo che affronta il tema del cambiamento climatico e di come questo ponga Unione Europea e i governi nazionali di fronte a nuove sfide.
Professore, iniziamo col raccontare da dove nasce il suo interesse per lo sviluppo e la promozione delle energie rinnovabili…
“Il mio interesse per la materia nasce fin dai tempi dell’università. Già all’epoca parlavo in convegni e seminari di energie rinnovabili, un tema che allora nessuno si filava. Anzi professori e ricercatori mi guardavano come se affrontassi un argomento di scarso interesse comune. Ora invece si tratta della cosa più importante che c’è. È stata fortuna o capacità di prevedere il futuro? Direi tutte e due”.
Da dove nasce l’idea e la necessità di scrivere il suo ultimo libro?
“Non ho scritto molti libri divulgativi perché mi sono sempre concentrato sulle pubblicazioni scientifiche. La necessità era però quella di spiegare una materia complicata in modo comprensibile a molti, anche con visioni e strategie di indirizzo. Un modello già utilizzato nel mio libro precedente, del 2011, ‘Le Comunità dell’Energia’, dove parlavo di un argomento poco conosciuto e che adesso è di dominio comune. Un volume in cui spiegavo cosa significasse cambiare il modello energetico. Libri che mi hanno portato grande soddisfazione”.
Nel libro definisce la transizione come ‘giusta’. Cosa significa?
“La sostenibilità ha mille facce e ognuna ha la sua specificità e importanza. Partendo da questa considerazione, si inserisce il concetto di transizione giusta, il cui ruolo è quello di tenere insieme in modo trasversale le varie sfaccettature della sostenibilità. Si tratta di un approccio diverso, nuovo, che incontra grandi ostacoli come d’altronde accade a tutte le idee di cambiamento. Il nostro compito è quello di fare chiarezza e di fare comprendere anche quanto sia rischioso esprimere concetti che possono creare confusione e diffondere notizie fuorvianti”.
Nel libro porta avanti un parallelo fra degrado sociale e degrado ambientale. Ci spieghi meglio…
“Sono due temi che si integrano. Il degrado ambientale è anche degrado sociale: quando il contesto di riferimento non funziona più peggiora anche l’impatto sulla società. Sono due facce della stessa medaglia. Penso che risolvendo il problema energetico, inteso come contesto ambientale, si vada a creare una miglioria anche dal punto di vista sociale. Ritengo che alcuni meccanismi usati per la transizione energetica possano essere utili anche nella quotidianità della società”.
Nel libro inserisce anche il criterio della ‘trasversalità’. Perché è fondamentale?
“Io mi riferisco a un modello di trans-disciplinarità, cioè delle varie discipline che si intersecano fra loro. Chiaramente, questa è una delle cose più difficili da applicare se si vuole cambiare il modello energetico di riferimento”.
L’impegno dell’Europa con direttive e normative per lo sviluppo delle energie rinnovabili che impatto reale riesce ad avere sugli Stati membri?
“L’Europa ha fatto tantissimo per la transizione energetica, perché oggi senza l’impegno di Bruxelles non si sarebbe parlato di nessuno dei punti del Green Deal. La speranza è che tutte queste idee restino in auge anche nei prossimi anni, perché sono una guida per tutto il mondo. Ricordiamoci che il compito di ognuno di noi è quello di promuovere i comportamenti responsabili: quello che facciamo serve per la coscienza della nostra macro-area e come esempio per gli altri”.
Che suggerimento darebbe per realizzare in toto la transizione ecologica imposta dal Green Deal?
“I suggerimenti sono quelli di capire e considerare che il mondo è cambiato e sta tuttora continuando a cambiare. Stiamo vivendo un momento molto critico e urgente: se non prendiamo decisioni oggi diventa un problema per il futuro. Bisogna avere fede nella scienza. Ci sono duemila scienziati nel mondo che dicono che il cambiamento climatico esiste e dipende dall’uomo. L’urgenza di questa situazione è la prima cosa da capire”.
Nella sua visione, che riporta anche nel libro, che rapporto c’è fra musica ed energia?
“La musica degli anni 70 ci insegna che il cambiamento si fa con entusiasmo e creatività. Due caratteristiche tipiche della musica di quel periodo, in cui ci sono state tante rivoluzioni e dove attraverso le canzoni si è riusciti a fare passare concretamente un messaggio di pace. La musica d’altronde aveva una potenza infinita. Credo che se uno si impegna a fare grandi cose in campo ambientale e sociale poi ne resta felice. Si ristabilisce un contatto fra esseri umani che abbiamo perso. Una rockstar riempie uno stadio, ha la capacità di mandare un messaggio potente, movimenta le persone e arriva nel mondo. Per questo la musica può avere un ruolo fondamentale per la transizione energetica”.