La crisi causata dalla pandemia di coronavirus potrebbe segnare l’inizio di quel cambiamento epocale di cui il nostro Pianeta ha urgentemente bisogno. È questo il paradossale risvolto positivo da cui tutti possiamo ripartire. Oltre alle gravissime perdite di migliaia di vite umane e agli ingenti danni causati al sistema economico globale, infatti, il lockdown ha portato con sé anche un fortuito effetto collaterale. La Terra ha ricominciato a respirare.
Secondo le stime, la conseguenza di un mondo praticamente fermo sarà il più importante calo annuale di emissioni di CO2 della storia. A calcolarlo sono state l’inglese Carbon Brief e la francese Sia Partners.
Secondo i loro report, nel 2020 le emissioni di gas climalteranti dovrebbero scendere (rispetto al 2019) di circa il 5,5% complessivamente e del 5% per quanto riguarda solo l’Europa.
Tradotto, significherebbe tra i 2 e 2,5 miliardi di tonnellate di CO2 in meno disperse in atmosfera.
Un dato importante, che però non basterebbe però a raggiungere gli obiettivi climatici fissati dalla Commissione Europea, che chiede, entro il 2030, una riduzione almeno del 40% delle emissioni di gas a effetto serra (rispetto ai livelli del 1990).
Una società più resiliente parte da un’economia sostenibile
In questo quadro diventa evidente l’importanza di non vanificare i risultati positivi sulla riduzione delle emissioni, generati in modo collaterale dalla crisi in corso. Fondamentale diventa piuttosto riconoscere l’urgenza e la necessità di affrontare e uscire dall’emergenza, dando vita a una società più resiliente e inclusiva, fondata su un’economia sostenibile davvero per tutti.
A fornire un prospetto plausibile di questa trasformazione è il report Global Renewables Outlook dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena).
Secondo questo studio i modi per costruire economie più sostenibili, devono necessariamente allineare gli sforzi di ripresa a breve termine con gli obiettivi a medio e lungo termine dell’Accordo di Parigi e dell’Agenda delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile.
“I governi si trovano ad affrontare il difficile compito di tenere sotto controllo l’emergenza sanitaria, introducendo importanti misure di stimolo e recupero”, ha dichiarato il direttore generale dell’Irena, Francesco La Camera. “La crisi ha messo in luce vulnerabilità profondamente radicate dell’attuale sistema”.
Il processo di cambiamento, secondo il report, può avvenire mirando a una transizione energetica equa e sostenibile, da raggiungere attraverso strategie di investimento e scelte politiche coordinate, che mettano al centro l’energia pulita e puntino dritte verso un’economia sostenibile.
Fondamentale diventa ora non vanificare il calo delle emissioni, ottenuto come effetto collaterale della pandemia di coronavirus, e non sacrificare tutti gli sforzi fatti finora in nome di una ripartenza a tutti i costi.
A questo scopo gli esperti indicano delle azioni precise da intraprendere al più presto, che possiamo sintetizzare così:
- Accelerare le energie rinnovabili
- Rendere la transizione energetica parte integrante della più ampia ripresa
- Ridurre le emissioni globali di CO2 di almeno il 70% entro il 2050.
- Spingere il percorso di decarbonizzazione basato su l’idrogeno verde e l’elettrificazione estesa dell’uso finale, per ridurre le emissioni nell’industria pesante e nei settori più difficili da de carbonizzare
- Una nuova prospettiva sulla decarbonizzazione più profonda con un percorso che mira a zero emissioni nette.
- Investimenti nelle tecnologie a basse emissioni di carbonio (che permetterebbero risparmi otto volte superiori ai costi, grazie alla riduzione – in previsione – degli effetti collaterali delle emissioni sulla salute e l’ambiente).
“Accelerando le energie rinnovabili”, prosegue La Camera, “e rendendo la transizione energetica parte integrante della più ampia ripresa, i governi possono raggiungere molteplici obiettivi economici e sociali nella ricerca di un futuro resiliente che non lasci indietro nessuno”,
Il report stima che un percorso sicuro per il clima richiederebbe investimenti energetici cumulativi di 110 trilioni di dollari entro il 2050, ma raggiungere la piena neutralità del carbonio aggiungerebbe altri 20 trilioni di dollari.
La transizione energetica aumenterà il benessere socioeconomico
Oltre a sottolineare la necessità di alzare le ambizioni nazionali per raggiungere obiettivi energetici e climatici importanti, il report mostra come questo rafforzerebbe significativamente il benessere socioeconomico dei Paesi, con un incremento di posti di lavoro nel settore energetico, nonostante le perdite di combustibili fossili.
Per dare un quadro più preciso Global Renewables Outlook ha esaminato i percorsi di transizione energetica e socioeconomica in 10 regioni del mondo. Le previsioni dicono che tutte le regioni vedranno quote più elevate di utilizzo di energia rinnovabile, con il sud-est asiatico, l’America Latina, l’Unione Europea e l’Africa sub-sahariana pronti a raggiungere il 70-80% delle loro quote complessive di energia entro il 2050.
Analogamente, l’elettrificazione degli usi finali, come il riscaldamento e i trasporti aumenterebbe ovunque, superando il 50% in Asia orientale, Nord America e gran parte dell’Europa.
Per approfondimenti e consultazioni l’agenzia ha messo a disposizione sia la versione integrale del report Global Renewables Outlook, che una pratica digital story, corredata di grafici intitolata Beyond crisis: Renewable energy for a low-carbon future.
Alice Zampa