Urbanizzazione e inquinamento: cause, impatto e soluzioni

Non sempre il progresso della civiltà va di pari passo con il rispetto dell’ambiente. L’urbanizzazione, cioè lo sviluppo di città già esistenti e la nascita di nuovi centri urbani, lo dimostra molto bene.  L’assenza di regole e la cementificazione selvaggia hanno portato ingenti danni al nostro pianeta e alla biodiversità.

Infatti la conseguente diffusione di nuove infrastrutture, come autostrade o ponti, e di nuovi edifici, come uffici e fabbriche, ha prodotto ulteriore inquinamento. Oggi l’urbanizzazione è un fenomeno che si verifica in tutti i paesi del mondo, ricchi e in via di sviluppo.

Le cause del fenomeno dell’urbanizzazione

L’urbanizzazione è un processo che negli ultimi secoli è andato avanzando. La tappa più significativa è stata la Rivoluzione industriale, quando l’evoluzione dei processi produttivi e la nascita di nuove imprese hanno favorito l’abbandono della campagna per la città. Questa tendenza si è confermata anche negli anni successivi, con un forte aumento demografico. Infatti dopo il 1900 la popolazione urbana è  aumentata fino al 7% e nel 1990 il 30% della popolazione (un cittadino su nove) abitava in aree urbane. Le città sono diventate il fulcro delle attività economiche grazie anche alle nuove infrastrutture e alla crescita dei trasporti.

L’impatto sull’ambiente

Le innovazioni tecnologiche e il progresso non sempre vanno di pari passo con il miglioramento dell’ambiente. La crescente urbanizzazione ha portato ad un perenne consumo del suolo agricolo per far posto a fabbriche o palazzoni. Ciò ha messo in pericolo la biodiversità. Secondo uno studio di ISPRA, il suolo consumato dagli anni ’50 fino ai giorni nostri ammonta al 7% della superficie italiana. Nonostante si sia registrato  un rallentamento del suolo consumato fra il 2008 e il 2013, nel 2017 in Italia sono stati impermeabilizzati altri 52 km2, pari a 15 ettari al giorno, ovvero 2,2 mq al secondo. Ma le conseguenze non si fermano al suolo, tanto che negli ultimi anni si stanno verificando sempre più fenomeni di dissesto idrogeologico come frane o straripamenti di fiumi. Da noi succede spesso in regioni come la Calabria dove l’ultima frana dello scorso giugno ha paralizzato la SS18  “Tirrena Inferiore” tra Scilla e Favazzina o la Sicilia,  dove lo scorso febbraio è esondato il fiume Verdura.

L’inquinamento urbano nei paesi ricchi

Le abitudini della civiltà odierna hanno contribuito al surriscaldamento climatico e al conseguente inquinamento dell’aria. Sia nei paesi poveri che in quelli ricchi, l’aria delle città sta diventando sempre più irrespirabile. Il primo fattore di inquinamento atmosferico riguarda i gas di scarico delle automobili, tipico delle grandi vie di comunicazione come strade e autostrade. Così come gli scarichi industriali delle vecchie fabbriche e dei vecchi impianti di riscaldamento che contribuiscono all’emissione di anidride carbonica. I due paesi più ricchi del mondo, Stati Uniti e Cina, sono quelli che inquinano di più. La Cina però dal 2010 ha aumentato gli investimenti pubblici in energia pulita. Il lato oscuro dello sviluppo e della ricchezza che colpisce anche i paesi del nostro continente. Infatti in Europa la città più inquinata è Timisoara, sede di diversi gruppi industriali e stabilimenti.  Nel mondo El Cairo, capitale dell’Egitto, è  la città con l’aria più inquinata. Secondo l’ultimo rapporto di Eco Expert il livello di PM10 ammonta a 284 ug / m3.

L’inquinamento urbano nei paesi poveri

Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, anche in Africa l’inquinamento è alto e causa morti in tutto il continente. Il Ghana è fra i paesi dove si riscontrano più casi di malattia da inquinamento.  Ad Agbogbloshie, sobborgo della capitale Accra, c’è la discarica a cielo aperto più grande del mondo, dove vengono bruciati rifiuti di grandi dimensioni (come quelli elettronici), con danni all’atmosfera e ai corsi d’acqua. Un rapporto di Banca mondiale e Institute for health metrics and evaluation (Ihme) dichiara che le malattie da inquinamento hanno provocato la morte di 5,5 milioni di persone. Le perdite sono state riscontrate anche in paesi del sud-est asiatico come il Vietnam (malformazioni e malattie della pelle) e Laos (tanti avvelenamenti da pesticidi).

Le soluzioni contro l’inquinamento da urbanizzazione

Nonostante i danni prodotti dall’inquinamento urbani siano forti, si possono adottare soluzioni che coniughino modernità e sostenibilità. Secondo l’Onu potremmo risparmiare fino alla metà delle risorse del nostro pianeta se i settori dei trasporti e delle infrastrutture venissero gestiti in maniera efficiente. Puntando sulla diffusione di veicoli a propulsione elettrica anche per brevi spostamenti è possibile ridurre la quantità di Co2. Così come favorendo il car-sharing e costruendo mezzi pubblici a trazione come filobus e tram.  Intanto molti Stati si stanno prendendo impegni per un mondo più pulito: entro il 2045 la California utilizzerà solo energie rinnovabili e la Svezia sta aumentando la costruzione di turbine eoliche. L’Italia, che è terza in Europa per l’uso delle energie rinnovabili, secondo le previsione del rapporto New Energy Outlook 2018 realizzato da Bloomberg, nel 2050 garantirà il fabbisogno energetico al 100%  da fonti pulite.

 

 

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