Il contesto: il sunto degli obiettivi di Katowice
Dal 3 al 14 dicembre scorso, i lavori della COP 24 si sono svolti a Katowice, in Polonia. L’incontro aveva due obiettivi principali. Si trattava, da una parte, di definire le linee guida e le regole da applicare per attuare le decisioni di Parigi (COP 21 , dicembre 2015) in merito a:
– i processi di comunicazione dei piani climatici in ogni singolo Paese;
– il monitoraggio e la descrizione delle misure previste nei piani nazionali (Contributi Determinati su base Nazionale o NDC);
– l’analisi e la valutazione dei risultati riscontrati via via, in ogni realtà nazionale, con le dovute correzioni da apportare per raggiungere gli obiettivi condivisi e fissati a Parigi.
In secondo luogo, andavano definite sia le modalità di raccolta, sia i processi di gestione delle risorse economiche necessarie alla creazione del Green Climate Fund (i fondi destinati alla sostenibilità climatica) nonché di altre risorse rivolte ad aiutare i paesi in via di sviluppo nell’affrontare le sfide ecologiche dal 2020 in poi. La COP 24 si svolgeva inoltre due mesi dopo la pubblicazione del rapporto 2018 dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC ), che ha riportato sul palcoscenico mediatico mondiale l’urgenza di un impegno globale per ridurre le emissioni a effetto serra e limitare l’innalzamento delle temperature entro il grado e mezzo.
Tra sogni e realtà: luci ed ombre della Cop24 di Katowice
I Paesi del United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCC) che hanno partecipato alla COP 24 sono riusciti a mettersi d’accordo sulle regole da definire ed applicare, completando così l’assetto normativo e procedurale, rimasto in sospeso dalla COP di Parigi in poi. Le questioni tecniche, relative all’armonizzazione dei sistemi di misura delle emissioni, alla valutazione degli impatti riscontrati dalle misure adottate, alla periodicità ed alla finezza degli aggiornamenti da svolgere in ogni singolo Paese, al modo di renderne conto agli altri, alle regole (condivise) da attuare per eventuali correzioni e miglioramenti. Questi traguardi sono eccellenti in quanto hanno superato il divario che separa gli Stati economicamente più forti da quelli in via di sviluppo: per loro, in effetti, sono state concesse delle tempistiche su misura che consentano il raggiungimento degli obiettivi comuni l’avviamento del profondo cambiamento richiesto.
Tecnicamente, quindi, il summit di Katowice ha raggiunto gli obiettivi, producendo un quadro normativo praticamente completo, condiviso, armonizzato e trasparente. Ad ogni Paese spetta lavorare adesso sui propri piani climatici da presentare nel 2020 (revisione prevista nel 2023). Pochi sono stati gli screzi politici tra i 190 Paesi che hanno partecipato ai negoziati. Si distinguono la Cina, che si afferma sempre di più come un partner con cui l’UE può dialogare e confrontarsi, gli USA, che mantengono una posizione di ritrosia diffidente, ed il Brasile, che rimane fermo al protocollo di Kyoto (1997) senza fare ulteriori passi in avanti.
La COP 24 puntava su un sussidio di 100 miliardi di dollari da qui al 2020 per alimentare il Green Climate Fund. Molti paesi sviluppati, europei soprattutto, hanno deciso di contribuire in modo sostanzioso: la Germania ha raddoppiato il proprio contributo (1.5 miliardi di dollari), l’impegno della Norvegia raggiungerà i 516 milioni di dollari e il Giappone ha dichiarato di voler contribuire a rimpinguare il Green Climate Fund sin dal 2019. Francia, Svezia, Italia e Germania destineranno inoltre 130 milioni di dollari al fondo di adattamento.
Dal punto di vista della lotta al cambiamento climatico ed al surriscaldamento globale, l’opinione pubblica si aspettava forse qualcosa in più. L’IPCC aveva mandato un segnale chiaro e ben documentato, lo scorso mese di ottobre, mettendo in evidenza il disallineamento tra politica, misure e obiettivi. La crescita delle emissioni mondiali prevista per il 2018 dal Global Carbon Project, pari al 2,7%, è un dato preoccupante. Ciononostante, la distanza tra quanto i Paesi vorrebbero fare e riescono a fare rimane sensibile.
Tre anni dopo gli accordi sottoscritti a Parigi durante la COP 21 (uno dei principali successi della diplomazia in ambito ambientale), la COP 24 di Katowice raggiunge tuttavia un obiettivo importante, dotando i Paesi del rulebook che stabilisce non solo regole ma un modus operandi identico e condiviso tra tutti. Il prezzo di questo successo è l’aver dovuto sacrificare sull’altare del pragmatismo, maggiori ambizioni per nuovi accordi internazionali sul clima. Un passo per volta. Le regole adottate e le valutazioni in corso d’opera potrebbero proprio permettere di integrare, via via, obiettivi più ambiziosi di riduzioni delle emissioni e limitare, come auspicato dall’IPCC, l’innalzamento delle temperature.
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