A oltre due mesi dal voto i due partiti usciti trionfanti dalle urne, il Movimento 5 stelle che ha conquistato il 32% dei voti e la Lega che si è affermata quale partito trainante della coalizione di centro destra, hanno finalmente messo nero su bianco i principali punti di un contratto alla base del quale dovrebbe fondarsi il “Governo del cambiamento”. Una cinquantina di pagine sottoposte al “vaglio popolare” ricorrendo agli strumenti più vari della consultazione politica, dal voto online al dibattito nelle piazze all’ombra dei gazebo. Per il M5S sulla piattaforma Rousseau hanno risposto alla consultazione 44.796 persone, di cui il 94% ha approvato il contenuto del contratto, conferendo pieno mandato a Di Maio a costituire un governo con la Lega di Matteo Salvini.
Il testo del documento si articola in 30 punti, ognuno corrispondente ad un argomento. I temi sono disposti in ordine alfabetico, senza quindi attribuire alcuna priorità. Al punto numero 4 troviamo gli obiettivi dei due partiti in materia di “Ambiente, green economy e rifiuti zero”. Leggendone il contenuto l’imprinting del Movimento sembra prevalente già dall’incipit del paragrafo: “Uomo e ambiente sono facce della stessa medaglia”. Lo scopo generale perseguito è quello di “portare la questione ecologica al centro della politica” rendendo la produzione più sostenibile e promuovendo l’economia circolare. È proprio su quest’ultima che viene posta grande enfasi segnalando la necessità che ogni intervento del decisore politico si collochi in una strategia di economia circolare.
Al fine di contrastare il cambiamento climatico vengono prospettati interventi volti ad accelerare la transizione verso una produzione energetica rinnovabile e a valorizzare l’efficienza energetica in tutti i settori. Vengono quindi previste azioni mirate ad incrementare la produzione da fonti rinnovabili e a ridurre l’inquinamento con particolare riguardo alle aree più colpite del nostro Paese, come la Pianura Padana.
Sul tema della qualità dell’aria, anche sulla scia del recente deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia dell’UE da parte della Commissione per il superamento costante dei livelli massimi di particolato (PM10) nell’atmosfera, nel testo vengono previste misure volte all’adeguamento degli standard di contrasto all’inquinamento atmosferico secondo le norme in vigore. A tale principio si collega la previsione contenuta al punto 27 “Trasporti, infrastrutture e telecomunicazioni” di ridurre l’utilizzo di autoveicoli con motori alimentati a diesel e benzina, al fine di ridurre il numero di mezzi di trasporto inquinanti e contribuire concretamente al conseguimento degli obiettivi contenuti negli Accordi di Parigi. In tale ottica vengono prospettati incentivi all’acquisto di veicoli ibridi ed elettrici e l’implementazione del Piano Nazionale Infrastrutturale di ricarica.
Non poche sono, tuttavia, le contraddizioni e le omissioni che si riscontrano nel documento. Risalta, ad esempio, l’assenza di qualsiasi riferimento alla liberalizzazione del mercato della vendita dell’energia prevista per il 1° luglio 2019. Inoltre, non risulta chiaro come le parti intendano conciliare l’obiettivo di eliminare le “componenti anacronistiche” delle accise sui carburanti, leitmotiv della campagna elettorale leghista, con l’intento di promuovere la mobilità sostenibile, cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle che nel programma elettorale annunciava 1 milione di auto elettriche entro il 2020. Rendendo più convenienti i carburanti liquidi – con una riduzione delle accise che dovrebbe andare da 10 ai 20 centesimi secondo quanto prospettato da Salvini – risulta infatti più complicato disincentivare le automobili che li utilizzino. Inoltre, come emerso in più occasioni di dibattito sulla green mobility, proprio dai proventi che derivano dalle accise sui carburanti si potrebbe attingere per finanziare l’incentivo all’acquisto di auto elettriche, applicando il principio di derivazione europea “chi inquina paga”.
Un’ulteriore discrepanza emerge dalle dichiarazioni del consigliere economico di Matteo Salvini, Armando Siri, che in più occasioni ha prospettato la soppressione dell’ecobonus per finanziare la flat tax. Non è allora chiaro come si potrebbero realizzare gli obiettivi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio prospettati nel capitolo “Ambiente green economy e rifiuti zero” annullando l’incentivo che, come documentato nel Rapporto Annuale sull’Efficienza Energetica 2017 pubblicato dall’Enea lo scorso luglio, ha consentito in poco meno di 20 anni la realizzazione di oltre 14,2 milioni di interventi – tra riqualificazione energetica e edilizia – che hanno riguardato il 55% delle famiglie italiane.
Infine, dalle prime indiscrezioni sulla lista dei possibili ministri nessun nome ancora è stato fatto per il dicastero dell’Ambiente, segno che il tema non è tra le priorità delle parti, anche se è presumibile che la competenza spetti al Movimento, mentre la Lega rivendica per sé il Ministero dell’Agricoltura.
Leggi e scarica il testo definitivo del “CONTRATTO PER IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO”
Daria Castrini
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