A mettere al bando i mezzi inquinanti era stato l’accordo di Parigi sul clima firmato nel 2015 da 196 Paesi: nel giro di 20 anni bisognerebbe arrivare a 600 milioni di auto elettriche. Utopia? Oggi ne circolano circa 2 milioni in tutto il globo.
In Italia la diffusione dei veicoli a zero emissioni va a passo di lumaca. La quota italiana di auto elettriche pesa solo l’1% sul mercato del Vecchio Continente. Le vetture a zero emissioni sono ancora una goccia nel mare. Secondo l’Associazione nazionale francese per lo sviluppo della mobilità elettrica (Avere), il mercato europeo è cresciuto quasi del 44%: le auto elettriche sono arrivate a mezzo milione nel 2017, con 150mila nuove immatricolazioni durante l’anno (lo 0,9% rispetto al mercato, 0,6% nel 2016). È la Norvegia a battere tutti. Il paese europeo con il record di immatricolazioni di auto elettriche nel 2017 è stato la Norvegia (33.791, il 17,2% delle vendite complessive nell’anno), seguito da Francia (30.921, 1,2%), Germania (28.493, 0,8%) e Gran Bretagna (14.681, 0,5%).
Il miracolo norvegese
L’equazione è automatica: più spuntano gli incentivi statali e gli aiuti pubblici per l’acquisto, più i veicoli elettrici volano. Lo dimostra il caso della Norvegia, unico paese al mondo capace di vendere nel 2017 più auto elettriche e ibride che mezzi alimentati dal carburante. Con una vera e propria inversione di tendenza, nel paradiso dei fiordi il 52% delle nuove immatricolazioni ha penalizzato il motore a scoppio in favore dei sistemi di mobilità a zero emissioni, secondo i dati diffusi dall’associazione indipendente Opplysningsrådet for Veitrafikken AS (nel 2016 era il 40%), mentre la vendita dei modelli a gasolio è crollata del 23%. Passi da gigante verso il 2025, quando nel paese scandinavo scatterà lo stop a benzina e diesel. Un record che è stato possibile ottenere, complice anche una certa coscienza ambientalista dei norvegesi, grazie a una politica di incentivi su acquisti e agevolazioni fiscali (abbattimento dell’Iva), diminuzione del bollo auto, esenzione da tariffe autostradali, traghetto gratuito, accesso alle corsie preferenziali degli autobus.
L’Italia è il fanalino di coda
A portare a casa una vettura elettrica, nel 2017, sono stati ‘solo’ 2.500 italiani, sempre comunque 500 in più rispetto al 2016. Si vende da noi il minor numero di auto elettriche, ma si vende il maggior numero di vetture a combustibile alternativo: è la fotografia scattata dall’Anfia, l’Associazione nazionale filiera industria automobilistica che pubblica mensilmente i dati delle immatricolazioni provenienti dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti.
Sul totale di 953.355 vetture ad alimentazione alternativa vendute nei paesi dell’Ue nel 2017, il 21,6% (205.667 unità) sono a metano e Gpl. L’Italia da sola ne ha vendute lo scorso anno 161.785, quasi 8 su 10: si tratta del 78,7% sul totale delle vendite europee e il 70,3% sul totale delle vetture ad alimentazione alternativa vendute in Italia. Sì ma nel Belpaese l’auto elettrica è ancora un tabù. Da noi gli incentivi statali hanno ancora il freno a mano tirato. E poi c’è il problema delle colonnine pubbliche per la ricarica, troppo poche.
In Italia sono 4.207, una ogni 3.620 abitanti. Basti pensare che in Norvegia sono quasi il doppio (7.855), una ogni 671 persone. L’Italia si colloca al quinto posto della classifica dei punti di ricarica elettrica pubblica in Europa: la Germania è prima, seguita da Regno Unito, Paesi Bassi e Norvegia. Ma abbiamo più colonnine degli svedesi (3.693) e francesi (3.016). Anche i prezzi delle auto, tuttavia, bloccano il mercato: in media un’auto elettrica costa 30mila euro, su cui incide fino al 50% la batteria. A proposito: conforta sapere comunque le batterie del futuro saranno più leggere e più veloci da ricaricare.
Mai più auto inquinanti dal 2040
Arriverà comunque un giorno in cui daremo l’addio alle auto a benzina e diesel. E quel giorno arriverà nel 2025 in Norvegia dove in atto pesanti imposizioni fiscali per scoraggiarne l’acquisto. Sempre a partire dal 2025, l’Olanda punta a vietare la vendita dei veicoli più inquinanti proibendone la circolazione dal 2035 mentre la Germania, colosso europeo nel mercato delle auto tradizionali, ha fissato l’obiettivo al 2030. Ancora più lontano il traguardo dell’Italia: c’è voluta una risoluzione del Senato (agosto 2017) per vietare la commercializzazione di auto a benzina e diesel dal 2040. La risoluzione invitava l’esecutivo ad adottare politiche mirate per promuovere la mobilità sostenibile con un bollo progressivo in funzione all’inquinamento dei veicoli, tariffe di parcheggio ad hoc, una spinta propulsiva al trasporto pubblico locale, veicoli elettrici e piste ciclabili.
La palla passa al nuovo Governo che sarà formato all’indomani delle elezioni del prossimo 4 marzo.
®Eco_Design WebMagazine