Nuova direttiva UE sulle bottiglie in plastica. Cosa cambia?

La direttiva dell’Unione europea per la riduzione dell’impatto ambientale, approvata in via definitiva a dicembre, ha introdotto nuovi obblighi per ridurre la plastica e la sua dispersione nell’ambiente.

Dopo il “tethered cap”, ovvero il tappo che non si stacca per le bottiglie di plastica, c’è un’altra novità imposta dalla stessa direttiva dell’Unione europea (Direttiva Sup o Single-use plastic), entrata in vigore in Italia il 14 gennaio 2022: a partire dal primo gennaio 2025 tutte le confezioni, fino a una capacità di tre litri, devono “contenere almeno il 25% di plastica riciclata”. A partire dal 2030 poi, la percentuale di plastica riciclata dovrà essere di almeno il 30%.

Sui dettagli del calcolo lo scorso dicembre il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha fornito chiarimenti spiegando che “la quota di plastica riciclata nelle bottiglie per bevande deve essere calcolata considerando il peso di tutte le parti in plastica, incluse corpo, tappi ed etichette. Pertanto, il contenuto minimo del 25% di plastica riciclata (R-PET) deve essere calcolato sul peso totale delle componenti plastiche della bottiglia. Inoltre, la percentuale di contenuto riciclato di ciascuna parte della bottiglia deve essere dichiarata secondo le specifiche del regolamento (UE) 2022/1616″.

Inontre, i Paesi della Ue si sono impegnati entro il 2025 a raccogliere separatamente il 77% della plastica immessa nel mercato e il 90% entro il 2029.  L’obiettivo della direttiva è quelli di ridurre i rifiuti da imballaggio, promuovere l’economia circolare e la transizione ecologica all’interno degli Stati membri.

 

Cosa cambia per i consumatori e i produttori

Gli italiani sono tra i maggiori consumatori di acqua in bottiglia.  Secondo un report di Greenpeace, in Italia vengono immesse al consumo circa 11 miliardi di bottiglie in plastica (PET) per acque minerali e bevande ogni anno. Oltre il 60% di queste (circa 7 miliardi) non entra nella catena del riciclo, finendo disperse nell’ambiente.

La misura dei tappi di plastica, tra i cinque oggetti più raccolti durante le operazioni di pulizia e monitoraggio dei rifiuti nelle spiagge, oltre a essere tra i rifiuti marini più letali, aveva fatto parecchio discutere, soprattutto sui social. In questo caso è probabile che i consumatori non si accorgano neppure delle nuove confezioni. Si potrà notare giusto una variazione nel colore, che potrebbe essere più scuro, con tonalità giallastre. Gli esperti assicurano che la conservazione e la qualità dei liquidi non subirà alcuna modifica.

Il cambiamento più grande sarà, invece, per i produttori che dovranno adeguare la filiera produttiva per rispettare quanto deciso dall’Unione europea.

 

I dati sull’inquinamento da plastica

Secondo il Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP), gli 11 milioni di tonnellate di plastica stimati che attualmente entrano nell’oceano ogni anno sono destinati a triplicare nei prossimi vent’anni: entro il 2040, tra i 23 e i 37 milioni di tonnellate di plastica, finiranno nell’oceano ogni anno. La plastica rappresenta almeno l’85% del totale dei rifiuti marini.

La massa (in peso) di tutta la plastica presente (8 Gt, ossia 8 miliardi di tonnellate) è il doppio della biomassa totale degli animali terrestri e marini messi insieme (studio su Nature).

Nel rapporto “The Mediterranean: Mare plasticum”, pubblicato dall’International Union for Conservation of Nature and Natural Resources (Iucn), una quantità pari a 229.000 tonnellate di rifiuti plastici confluisce ogni anno nel Mediterraneo e sono destinate a raddoppiare entro il 2040. Di queste, solo una minima parte, il 6%, è costituito da microplastiche e nanoplastiche. Il totale della plastica accumulata nel Mar Mediterraneo è stimato nell’ordine di grandezza di 1.178.000 tonnellate.

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