Ricerche, pubblicazioni di dati, aggiornamenti alla cittadinanza. È un’attività di continuo approfondimento nei confronti del decisore pubblico e più in generale degli italiani quella portata avanti dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Per raccontare le ultime novità sull’ente abbiamo intervistato il direttore generale Maria Siclari. Un’intervista a cui hanno preso parte anche il presidente di ANTER, Alessandro Giovannini, il direttore Lohengrin Becagli e il responsabile delle relazioni istituzionali Antonio Rancati. “Come associazione cerchiamo di fare la nostra parte per la transizione ecologica, che non può prescindere da una transizione culturale – spiega Giovannini -. Un percorso che facciamo con le giovani generazioni. Ma che ci sta vedendo anche alzare il tiro con l’ultimo progetto, Un Comune per Amico, che ci sta facendo collaborare con le istituzioni di tutta Italia”.
Direttore Siclari, partiamo dal presente: qual è oggi la priorità assoluta di Ispra nella sua azione quotidiana?
“Come istituto siamo in prima linea per affrontare la transizione ecologica, quella energetica, i cambiamenti climatici e per cogliere i compiti di ripristino della natura affidati dall’Unione Europea. Le conseguenze dei cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti, così come la fragilità del nostro territorio. Per questo abbiamo dati aggiornati dal punto di vista ambientale, rigorosi sotto il punto di vista scientifico. Il nostro primo compito è quello di sviluppare modelli previsionali sul cambiamento climatico. Poi occuparci del dissesto idrogeologico, del consumo di suolo, della desertificazione. Tutti temi da affrontare adesso e su scala globale”.
Ispra è nota per la qualità dei suoi rapporti annuali e degli open data ambientali. Quanto conta oggi la scienza nella definizione delle politiche pubbliche?
“Ogni sfida deve partire dalla scienza. Noi definiamo un metodo sul quale l’informazione ambientale deve basarsi, anche perché dobbiamo assicurare l’uniformità e la conformità dei dati. Un compito fondamentale perché fornisce la fotografia del territorio nazionale. Entro luglio, ad esempio, presenteremo il nuovo rapporto sul dissesto idrogeologico: l’ultimo report parlava di un Paese fragile. Avere conoscenza della situazione è indispensabile per consentire al decisore pubblico di prendere tutte le conseguenti scelte. Ma i dati sono destinati anche ai cittadini e in tal senso stiamo realizzando app di facile utilizzo per tutti”.
Il consumo di suolo e il dissesto idrogeologico sono temi preoccupanti. Cosa ci restituisce l’ultimo rapporto Ispra?
“Abbiamo censito oltre i due terzi di monitoraggio delle frane. Un lavoro importante perché le frane possono tornare a verificarsi nello stesso punto a distanza di anni. Quindi averne consapevolezza consente una migliore gestione del rischio. Non a caso abbiamo sviluppato IdroGeo che permette a tutti geolocalizzandosi di capire in quale area di rischio frane, alluvione o erosione costiera si trova. Dati fondamentali per capire dove sto comprando casa o aprendo l’azienda. Anche perché l’ultimo rapporto è chiaro: il 94% dei Comuni sono a rischio frane, alluvione o erosione costiera”.
In che modo i cambiamenti climatici stanno modificando il territorio italiano? E quali sono gli impatti che osservate con maggiore attenzione?
“C’è una correlazione diretta fra cambiamento climatico, disponibilità della risorsa idrica e ciò che accade intorno a noi. Negli ultimi anni abbiamo conosciuto una condizione di siccità che non avevamo visto nel precedente trentennio. Ma anche eventi meteo estremi. Cogliendo le opportunità offerte dal Pnrr stiamo rafforzando la rete di osservazione dei sistemi ecomarini e costieri. Stiamo montando dei sensori sulle boe per misurare il moto ondoso, le correnti, il livello dell’acqua. Stiamo costruendo i modelli dei prossimi decenni, così da metterci in sicurezza e adottare le misure di adattamento. Un bagaglio di conoscenze che sarà a disposizione di tutti i cittadini”.
Parliamo di educazione ambientale. Anter porta avanti da dieci anni il progetto Il Sole in Classe, con migliaia di studenti coinvolti. Che ruolo ha, secondo lei, l’educazione scientifica e ambientale nelle scuole italiane?
“E’ fondamentale. Da anni siamo attivi sul tema dell’educazione e dell’informazione ambientale. Le classi d’età che vanno sensibilizzate sono soprattutto quelle delle scuole primarie e secondarie, dove si forma la conoscenza civica. I nostri ricercatori vanno nelle scuole e curano l’educazione ambientale attraverso vari progetti formativi. Noi crediamo fortemente in questa finalità. Non a caso abbiamo costituito una scuola di specializzazione in discipline ambientali. E portiamo avanti la formazione anche per i dipendenti statali. Lo scopo è di divulgare gli strumenti conoscitivi attraverso i migliori docenti, cioè i nostri ricercatori e tecnologi. Il nostro obiettivo è quello di arrivare anche alle associazioni che sono coinvolte nelle sfide ambientali ed energetiche. Il lavoro dei volontari Anter, ad esempio, è in linea con quello che fa Ispra. Non solo li ringrazio, ma siamo anche al loro fianco. E gli dico grazie per il lavoro prezioso fatto su tutto il territorio”.
I giovani si dimostrano sempre più attenti alle questioni ambientali. Ispra ha in programma iniziative di coinvolgimento o percorsi di divulgazione a loro rivolti?
“Stiamo parlando delle generazioni che affronteranno le conseguenze delle sfide di cui ci stiamo prendendo cura. I giovani li coinvolgiamo anche nelle attività di tirocinio e formazione. Stiamo creando degli strumenti digitali direttamente accessibili, interattivi, e i nostri migliori seguaci sono soprattutto i giovani. Stiamo curando campagne di formazione direttamente a loro rivolte. Ritengo che dovremmo coinvolgerli sempre più attivamente, affidandogli anche una posizione negli organi scientifici per fargli esprimere il loro punto di vista. Senza un lavoro di squadra resterà sempre la sensazione che l’ambiente sia qualcosa di separato rispetto al mondo che loro vivono. Ispra dà quindi massima attenzione ai giovani in tutte le attività e i risultati ci confermano che la strada è quella corretta”.
Un altro fronte su cui Anter è attiva è quello dei Comuni: il progetto Un Comune per Amico sta costruendo una rete nazionale di amministrazioni impegnate per l’ambiente. Come può Ispra supportare o dialogare con i territori per rafforzare questa alleanza?
“Ispra ha una collaborazione attiva con Anci. Basti pensare al tema dell’economia circolare e della gestione dei rifiuti. Il ministero dell’Ambiente, in ambito Pnrr, ha infatti messo a bando vari progetti per migliorare la raccolta differenziata su scala nazionale e noi siamo stati parte delle commissioni che hanno valutato i progetti. In quel contesto ci siamo resi conto che i Comuni a volte non hanno la competenza tecnica per presentare quei progetti. Quindi tramite l’Anci abbiamo dato il supporto migliore possibile ai Comuni. Un altro dialogo fondamentale è quello sul consumo del suolo. Un fenomeno importante da monitorare per non perdere la biodiversità ma anche l’effetto spugna sul rischio idrogeologico. Noi quindi siamo un ottimo alleato di pianificazione per tutte le amministrazioni comunali.
I fondi del Pnrr rappresentano un’opportunità irripetibile per l’ambiente: qual è il ruolo di Ispra nel monitoraggio e nella valutazione di questi investimenti verdi?
“In questo momento abbiamo una progettualità Pnrr che supera i 600 milioni di euro per il monitoraggio dei parchi nazionali, della biodiversità e sul movimento del terreno. Per tutta l’attività progettuale che stiamo seguendo noi siamo abbondantemente all’interno delle tempistiche prefissate. Il Pnrr consentirà al Paese di raggiungere livelli impensabili fino a qualche anno fa per la mole di investimenti messi in campo. Il nostro Paese si sta garantendo piattaforme conoscitive dei fenomeni in tempo reale che ci metteranno in una situazione di vantaggio rispetto all’accadimento dei fenomeni”.
Quali sono le innovazioni metodologiche o tecnologiche che l’Istituto sta adottando per potenziare l’analisi ambientale (satelliti, intelligenza artificiale, reti sensoriali)?
“In uno scenario in evoluzione cerchiamo di coniugare le tecnologie con le necessità ambientali. L’intelligenza artificiale è utile per processare una grande quantità di dati e per costruire scenari che dobbiamo valutare sul dissesto idrogeologico. Materiale necessario per dare una base di conoscenza al decisore pubblico. I dati sono indispensabili ma vanno anche governati perché sono eterogenei e complessi. E dobbiamo renderli utili e veramente accessibili. In questo contesto l’intelligenza artificiale ci aiuta. Allo stesso tempo siamo consapevoli che la tecnologia non è neutra: quindi va affrontata in un contesto internazionale. La domanda da porsi non è quale sia l’algoritmo migliore, bensì quello più giusto per abbatte le disuguaglianze e mettere al centro l’uomo, il territorio e l’ambiente. La tecnologia deve essere capace di generare fiducia nei cittadini e deve darci l’impressione di vivere in un mondo che dialoga”.
Chiudiamo con una riflessione: qual è il messaggio più urgente che oggi, da direttore generale di Ispra, sente di volere rivolgere a cittadini, studenti, istituzioni e imprese?
“La parola d’ordine è conoscenza. Noi oggi conosciamo i fenomeni che devono essere affrontati. Noi dobbiamo arrivare ad avere una maggiore condivisione e partecipazione. Questo lavoro di squadra, questa rete nazionale, europea e internazionale deve essere estesa anche alle imprese, agli operatori economici, ai cittadini privati. L’alleato più prezioso è il cittadino: serve un pieno coinvolgimento”.
Stefano De Biase