Arriva una nuova informazione in etichetta per allungare la vita degli alimenti riducendo così lo spreco.
Una lista della spesa intelligente è un ottimo aiuto per evitare di comprare cibi inutili che rischierebbero di rimanere nel nostro frigorifero e negli scaffali oltre la scadenza. Ma secondo la Commissione europea, un alleato in più per combattere lo spreco alimentare si trova proprio nelle etichette. Da qui nasce la proposta di revisione delle norme sulla data di scadenza degli alimenti.
Oltre alla categoria merceologica a cui il prodotto appartiene, all’elenco degli ingredienti dei valori nutrizionali l’aggiunta anche di una dicitura “Spesso buono oltre“. Infatti, secondo quanto sostiene l’Ue, insieme alla data di scadenza e al giorno entro cui è preferibile consumare un alimento, una maggior chiarezza nelle etichette influenzerebbe “il processo decisionale dei consumatori in merito all’opportunità di consumare o eliminare un alimento”, innescando un sistema di virtuoso di minor spreco.
Per fare chiarezza sulle etichette:
-la dicitura “da consumarsi entro il” riguarda la sicurezza dei cibi, ovvero gli alimenti possono essere consumati fino a una certa data, ma non dopo, anche se hanno un bell’aspetto e un buon odore”, come afferma l’Efsa, Autorità per la sicurezza alimentare dell’Unione Europea;
-la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro il” si riferisce alla qualità del cibo, ovvero quel cibo sarà sicuro da consumare anche dopo la data che figura in etichetta, ma potrebbe non essere nelle condizioni ottimali.
Indicare in etichetta la frase “spesso buono oltre” da aggiungere alla dicitura attuale “da consumare preferibilmente entro” è la proposta della Commissione Europea. Quel cibo potrebbe non essere andato a male e molto probabilmente non lo sarà, anche se magari avrà perso un po’ delle sue qualità nutrizionali o la sua fragranza iniziale. Quindi, perché buttarlo?
Discorso differente è per cibi come latte fresco, yogurt, carne o pesce crudo, la cui data entro cui consumare un cibo è un limite invalicabile perché oltre un certo periodo di tempo, potrebbero finire per danneggiare la salute dell’uomo.
Ma la Coldiretti ha sottolineato come sia importante mantenere in etichetta il Termine Minimo di Conservazione (TMC), ovvero il periodo entro il quale l’azienda produttrice si impegna a garantire il mantenimento delle caratteristiche nutrizionali e organolettiche di quell’alimento, riportato con la dicitura ‘Da consumarsi preferibilmente entro’.
“Tanto più ci si allontana dalla data del TMC, tanto più non sono più garantiti dal produttore i requisiti di qualità del prodotto, quale il sapore, odore, fragranza. – specifica la Coldiretti – Differisce quindi dalla data di scadenza vera e propria che è la data oltre il quale il prodotto non può più essere posto in commercio”.
“La giusta esigenza di combattere gli sprechi non deve andare a scapito della qualità soprattutto per un Paese come l’Italia che ha fatto del Made in Italy a tavola il sinonimo di eccellenza con 5450 specialità ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni censite dalle Regioni”, ha ribadito ancora la Coldiretti.