Direct Air Capture (DAC): la nuova frontiera per eliminare l’anidride carbonica dall’atmosfera

Da ottobre 2018 è attivo anche in Italia, a Troia, un comune della provincia di Foggia, un impianto pilota che cattura l’anidride carbonica dall’atmosfera.
L’impianto (il mostro mangia-CO2, come molti lo hanno pittorescamente ribattezzato) è stato realizzato dalla Climeworks AG, una società svizzera con sede a Zurigo.
Gli impianti realizzati dalla Climeworks utilizzano la tecnologia DAC (acronimo che sta per Direct Air Capture); la DAC è una delle opzioni più promettenti per l’eliminazione dell’anidride carbonica (diossido di carbonio, CO2) dall’atmosfera; le altre, più o meno sostenibili, sono la riforestazione, l’approccio BECCS – Bio-Energy with Carbon Capture and Storage – e l’enhanced weathering.

Come funziona la DAC?

Senza dilungarsi in complesse spiegazioni tecniche, la DAC funziona sostanzialmente così: l’aria dell’atmosfera viene risucchiata, grazie ad alcune ventole, in un ambiente controllato dove le molecole di anidride carbonica vengono “catturate” da un apposito filtro; l’aria precedentemente risucchiata, ora priva di CO2, viene reimmessa nell’atmosfera, mentre l’anidride carbonica presente nel filtro viene depurata e immagazzinata; potrà poi essere utilizzata per produrre metano o per altri scopi.

In Svizzera, per esempio, l’anidride carbonica raccolta (circa 900 tonnellate all’anno) viene utilizzata come fertilizzante per piante (viene immessa nelle serre dell’azienda Gebrueder Meier Primanatura); in Islanda viene utilizzata in una centrale geotermica (il DAC islandese filtra annualmente circa 50 tonnellate di CO2), mentre in Italia viene combinata con altri gas per produrre metano da utilizzare come combustibile per veicoli o per sistemi di accumulo.

L’impianto di Troia

Secondo quanto dichiarato dalla Climeworks, l’impianto di Troia (che è dotato di tre collettori DAC di seconda generazione, DAC-3) dovrebbe essere in grado di filtrare dall’aria fino a 150 tonnellate circa di anidride carbonica all’anno; l’impianto, operativo da ottobre 2018, funzionerà per circa 4.000 ore nei prossimi 17 mesi (poco meno di 8 ore al giorno).
Quello di Troia è il terzo impianto realizzato in Europa; gli altri due si trovano in Svizzera e in Islanda (per la cronaca: l’impianto svizzero si trova a Hinwil, un comune del Canton Zurigo; l’impianto islandese si trova a Hellisheiði, una località non troppo distante da Reykavík).

Il programma Horizon 2020

Gli impianti sviluppati dalla società svizzera sono uno dei risultati scaturiti nell’ambito del progetto Store&Go, a sua volta parte di Horizon 2020, un programma finanziato dall’Unione Europea che si pone cinque obiettivi principali:

  • occupazione
  • ricerca e innovazione
  • cambiamento climatico ed energia
  • educazione
  • lotta alla povertà

Sicuramente degno di nota quanto dichiarato pagina web dell’azienda (qui il testo integrale in lingua inglese) che annunciava l’apertura dell’impianto italiano:

“Passare alle rinnovabili è un passaggio obbligato per raggiungere un’economia a emissioni zero e limitare il riscaldamento globale entro i limiti di sicurezza. L’adozione completa delle energie rinnovabili sarà possibile solo con un sufficiente accumulo di energia in grandi volumi, che al momento scarseggia in Europa. Tuttavia, poiché l’Unione Europea prevede di usare il 43% delle energie rinnovabili entro il 2030 e il 50% entro il 2050, è sicuramente necessario un maggiore stoccaggio di energia”.

 

Il punto debole della DAC, per adesso, è il costo; secondo alcuni studi effettuati anni fa, l’estrazione di una tonnellata di CO2 viene a costare dai 550 ai 1.000 dollari circa (si veda A Process for Capturing CO2 from the Atmosphere; Keith D. W., Holmes G., St. Angelo D., Heidel K.; Agosto 2018); la speranza è che la continua innovazione porti a una drastica riduzione di queste cifre; l’obiettivo dichiarato da H. Wurzbacher, direttore di Climeworks, è quello di scendere sotto i 100 dollari alla tonnellata, ma per arrivarci è necessario realizzare sistemi su larga scala, cosa che, purtroppo, non sarà fattibile in tempi brevissimi.

 

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