Futuro green: l’Europa va sempre più a nozze con le rinnovabili

La fine di un’epoca è scritta. Non siamo ancora ai titoli di coda ma, ormai un po’ dappertutto in Europa, si registrano segnali di una battuta d’arresto: lo sviluppo dell’energia nucleare sta imboccando il viale del tramonto. Se è vero che il nucleare ha diversi anni davanti a sé, le rinnovabili ogni anno guadagnano terreno e mercato, tanto da farci sperare in una transizione irreversibile.
L’ultima ricerca del World Nuclear Industry Status Report traccia una parabola decadente per l’atomo nel mondo, soppiantato dall’energia del vento e del sole. Meno costosa, meno pericolosa, ma soprattutto rispettosa dell’ambiente.  E anche paesi tradizionalmente più refrattari alle fonti verdi come il Regno Unito e la Francia corteggiano ultimamente le rinnovabili.

 

Londra “raffredda” il nucleare

Chi l’avrebbe detto che il futuro dell’Inghilterra possa passare dalle fonti di energia rinnovabile? La potenziale svolta green del Paese è messa nero su bianco dalla Commissione nazionale per le infrastrutture a conclusione di un lavoro iniziato nel 2015. Come ha raccontato il Guardian, nel Paese esistono tutti i presupposti per ridimensionare il programma di sviluppo nucleare e limitarlo alla costruzione di una sola centrale: secondo la relazione, la parte restante del fabbisogno energetico potrebbe tranquillamente arrivare dall’energia prodotta dal mare e dal vento con un drastico cambio di rotta rispetto al passato. La relazione presentata al governo May stabilisce inoltre che l’eolico e il fotovoltaico potrebbero garantire a parità di costi lo stesso approvvigionamento energetico del nucleare, abbattendo però ogni rischio. Secondo le previsioni della commissione, fra 12 anni almeno il 50% dell’energia dovrebbe arrivare da fonti rinnovabili, rispetto all’attuale 30%. Siamo già sulla buona strada: nel secondo trimestre di quest’anno le centrali eoliche, solari e biomassa hanno fornito oltre il 28% di energia pulita a fronte del 22,5% coperto dal nucleare.

Un parco fotovoltaico in Andalusia

Le prospettive delle rinnovabili in Francia, Spagna e Germania

La sfida per un’elettricità “pulita” sta conquistando l’Occidente europeo. Tra aste, prezzi in discesa, incentivi, nuovi investimenti e politiche locali, si assiste a uno sviluppo crescente delle rinnovabili mentre l’obiettivo del 32% di rinnovabili è fissato al 2030. Sembrano voler dire addio al nucleare i nostri cugini francesi anche se nessuna decisione politica è stata presa, nonostante una legge sulla transizione energetica (agosto 2015) in base alla quale da qui al 2025 la Francia avrebbe assicurato il 50% della produzione energetica con fonti alternative: con 58 reattori in 19 siti, si parla del parco nucleare più importante al mondo rispetto al numero di abitanti. Eppure, l’ultima asta di agosto in Francia ha dato il via a 720 Megawatt di fotovoltaico al prezzo medio di 58 euro al Megawattora.
Pensa alle rinnovabili la Spagna, pronta per una transizione ecologica annunciata dalla ministra per l’energia e l’ambiente Teresa Ribera: sul piatto ci sono investimenti pari a 100 miliardi di euro con cui sarà possibile raggiungere il traguardo del 2030 con un risparmio di 400 miliardi in bolletta. Le politiche di Madrid mirano a rivedere i meccanismi del mercato elettrico, favorendo come avviene in Italia contratti di acquisto di energia (Power Purchase Agreement: Ppa) e legiferando per semplificare la normativa. In Spagna attendono autorizzazione impianti con una potenza complessiva di 24 gigawattora e, nel 2019, vedranno la luce il parco fotovoltaico di Totana (nella regione di Murcia) e Talauyela (nella regione di Estremadura).

 

Un parco eolico in Germania

 

La Germania rimane in testa alla classifica europea della produzione di elettricità pulita: nel primo semestre del 2018 le rinnovabili hanno coperto il 41,5 dell’energia generata nel Paese. E a fare la parte del leone è l’eolico che si espanderà nel mare. Anche nel fotovoltaico i risultati delle aste portano a previsioni incoraggianti: per raggiungere l’obiettivo del 65% di elettricità rinnovabile entro il 2030, gli impianti dovranno passare dagli 1,75 Gigawatt dello scorso anno a una media di 5 Gigawatt all’anno. E in Italia? Nel primo semestre di quest’anno (leggi anche Energie rinnovabili in Italia 2018: lo stato dell’arte, le previsioni per il 2019 e 2020), la produzione di energia pulita ha raggiunto il 37% della domanda di elettricità nel Belpaese, un dato rimasto sostanzialmente immutato negli ultimi cinque anni. Ma nel 2030 le rinnovabili peseranno sul 60% dei consumi elettrici: anche  in Italia, insomma, serve dunque un deciso cambio di passo.

 

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