“L’inquinamento atmosferico è il principale fattore di rischio ambientale a livello globale”. Lo afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha da poco aggiornato le sue linee guida sulla qualità dell’aria.
Ogni anno l’esposizione all’inquinamento atmosferico provoca 7 milioni di morti premature e la perdita di milioni di anni di vita sani. Per questo le nuove “Global Air Quality Guidelines (AQGs)” raccomandano nuovi limiti per la qualità dell’aria. Lo scrive l’Organizzazione mondiale della sanità che il 22 settembre ha deciso di inasprire le linee guida sull’inquinamento atmosferico “per proteggere la salute delle popolazioni, riducendo i livelli dei principali inquinanti atmosferici, alcuni dei quali contribuiscono anche al cambiamento climatico”. E’ la prima volta dal 2005 che l’Oms decide di rivedere le soglie.
Sebbene non siano legalmente vincolanti, le AQGs sono “uno strumento basato sull’evidenza per i policy-makers, per guidare la legislazione e le politiche, al fine di ridurre i livelli di inquinanti atmosferici e diminuire il carico di malattie che derivano dall’esposizione all’inquinamento atmosferico in tutto il mondo“.
Troppe scuole italiane costruite vicino a fonti di inquinamento
Tra le diverse aree del pianeta esistono forti disuguaglianze: mentre negli ultimi decenni nei Paesi del Nord del mondo si è registrato un generale miglioramento della qualità dell’aria e una riduzione dei livelli di inquinamento, nei Paesi più poveri si è verificata la tendenza opposta.
“L’inquinamento atmosferico è una minaccia per la salute in tutti i Paesi, ma colpisce più duramente le persone nei Paesi a basso e medio reddito. Le nuove linee guida sulla qualità dell’aria dell’Oms sono uno strumento pratico e basato sull’evidenza per migliorare la qualità dell’aria da cui dipende tutta la vita. Esorto tutti i Paesi e tutti coloro che combattono per proteggere il nostro ambiente a utilizzarli per ridurre la sofferenza e salvare vite umane“, direttore generale dell’Oms, Adhanom Ghebreyesus.
Tra i molti inquinanti presenti nell’aria, l’OMS ne ha presi in considerazione sei: si tratta di due tipi di particolato, il PM2.5 e il PM10, e di ozono (O3), diossido di azoto (NO2), diossido di zolfo (SO2) e monossido di carbonio (CO). La maggior parte di queste sostanze è il prodotto di fonti di emissione di origine antropica. Ad avere un gran peso è la combustione di carburanti fossili e di biomasse, ma sono anche altre le attività umane che contribuiscono al rilascio di inquinanti aerei (primari e secondari), come le ristrutturazioni, l’utilizzo di prodotti per la pulizia e di insetticidi, e perfino l’impiego di dispositivi elettronici come le stampanti laser.
L’Oms evidenzia che dal 2005 “c’è stato un netto aumento di prove che mostrano come l’inquinamento atmosferico influenzi diversi aspetti della salute”. Da qui la decisione di regolare verso il basso quasi tutti i livelli delle AQGs, avvertendo che: “Il superamento dei nuovi livelli delle linee guida sulla qualità dell’aria è associato a rischi significativi per la salute. Allo stesso tempo, però, rispettarli potrebbe salvare milioni di vite”.
Inquinamento indoor, quali rischi corriamo?
Secondo l’Oms “migliorare la qualità dell’aria può aumentare gli sforzi di mitigazione del cambiamento climatico, mentre la riduzione delle emissioni migliorerà a sua volta la qualità dell’aria. Sforzandosi di raggiungere questi livelli guida, i Paesi proteggeranno la salute e mitigheranno il cambiamento climatico globale“.
Nella classifica delle città europee stilata in base alla qualità dell’aria misurata nel 2019 e nel 2020, sono molte le città italiane (situate soprattutto nella regione padana) che si collocano agli ultimi posti. Tra le tante città italiane da bollino rosso per l’inquinamento dell’aria spicca Cremona, che si posiziona al penultimo posto, trecentoventiduesima su 323 città censite.
Garantire i nuovi livelli di sicurezza per la qualità dell’aria individuati dall’OMS non sarà facile perchè le attività inquinanti sono ancora molte e ad esse si sommano, con sempre maggior frequenza, gli effetti indesiderati della crisi climatica, come i grandi incendi divampati in tutto il mondo negli ultimi anni.
Le linee guida evidenziano anche le buone pratiche per la gestione di alcuni tipi di particolato, ad esempio, black carbon/carbone elementare, particelle ultrafini, particelle provenienti da tempeste di sabbia e polvere, per le quali attualmente non ci sono prove quantitative sufficienti per stabilire i livelli delle linee guida sulla qualità dell’aria. Sono applicabili sia agli ambienti esterni che interni a livello globale e coprono tutte le impostazioni.