La fattoria dei nostri sogni: in un docufilm la storia vera di una “folle impresa” diventata realtà

Lasciare la città per costruire una fattoria da fiaba e vivere in armonia con la natura. È l’impresa visionaria di John e Molly Chester, protagonisti del documentario autobiografico La fattoria dei nostri sogni. Un film rivelazione che è anche un’iniezione di speranza.

È possibile rigenerare un suolo ormai apparentemte morto, attraverso una diversificazione delle colture e degli allevamenti e senza usare pesticidi e altre sostanze chimiche? C’è speranza per un’agricoltura che possa essere insieme produttiva e rispettosa dell’equilibrio della natura? La fauna selvatica può vivere in armonia con gli allevamenti? L’uomo può ancora trovare soluzioni usando solo la sua intelligenza e non la forza della sopraffazione?

A tutte queste domande risponde il docufilm autobiografico La fattoria dei nostri sogni (The biggest little farm), incentrato sulla storia vera di John e Molly Chester e sulla loro impresa visionaria di tornare all’agricoltura delle origini e costruire una fattoria in perfetta armonia con la natura.

Definito “un manuale di speranza per un mondo migliore” (Huffington Post) e “un tributo appassionato al cerchio della vita” (The New York Post), La fattoria dei nostri sogni è quello che in gergo cinematografico si può tranquillamente definire “una rivelazione”.

Basti pensare che, grazie al passaparola,  negli Stati Uniti il film (uscito lo scorso maggio) è passato da 5 a 285 sale di programmazione e che in pochi mesi ha superato ai botteghini di tutto il mondo i 4,3 milioni di dollari d’incasso.

In Italia il film è arrivato al cinema il 5 settembre scorso ed è attualmente ancora in programmazione nelle seconde visioni. È prevista anche un uscita in dvd e una distribuzione sulle piattaforme digitali.

 

La fattoria dei nostri sogni, la trama del documentario

Girato per otto anni, dal 2010 al 2018, il film racconta in prima persona la realizzazione del “folle sogno” di John Chester e di sua moglie Molly. Regista e cameraman specializzato in documentari naturalistici lui, cuoca e blogger esperta di cucina biologica leri, i due decidono di abbandonare la vita di città (a Santa Monica, in Califronia) e di trasferirsi in campagna, dove dare vita a una fattoria da fiaba. Il loro progetto è ambizioso: tornare a un’agricoltura rispettosa della natura e dei suoi ritmi. Il tutto prende forma, quando i due trovano degli investitori e il luogo adatto: Apricot Lane, una fattoria abbandonata, che sorge su un terreno in disuso di 200 acri, a un’ora da Los Angeles.

La missione però non è facile. La terra è secca e l’habitat privo di ogni vitalità. La missione sembra quasi impossibile e forse per questo ancora più entusiasmante. Come nel più classico dei “viaggi dell’eroe” qui parte il racconto, scandito dal passare degli anni e dal susseguirsi di conquiste e fallimenti, traguardi e ripartenze. Una fiaba costellata di insidie, imprevisti e saggi consiglieri.

 

Un punto di vista spettacolare

Senza censure il documentario ci mostra gioie e dolori dell’impresa, facendoci immergere nello spettacolo più affascinante del mondo: quello della natura. Dalla nascita di una compagine di porcellini, alla devastazione portata dalle lumache sulle piante di limoni, dalla costruzione di una efficiente vermicompostiera, alla devastazione improvvisa causata dal più grande incendio mai registrato in California.

Il punto di osservazione è spettacolare e ci accompagna in alto con viste aeree che, come nelle fiabe, mostrano la fattoria e il suo “reame” incantato nella sua interezza; per poi riportarci sulla terra e mostrarci al microscopio i piccoli miracoli quotidiani di un fiore che sboccia o di un uccellino che spicca il volo.

Insieme ai protagonisti impariamo a seguire e rispettare i tempi della natura, scopriamo l’importanza dell’osservazione e ritroviamo un legame indissolubile e profondo con la terra. Capiamo che porsi come antagonisti o dominatori della natura non è conveniente e che oggi più che mai gli uomini sono chiamati a stabilire una nuova alleanza con essa.

La forza del film è dirompente. La veridicità della storia si sposa con l’attualità del tema ed è enfatizzata da una regia esperta e mossa da uno sguardo appassionato e personalmente coinvolto.

Apricot Lane, com’è oggi la fattoria

Oggi Apricot Lane è meta di turisti di tutto il mondo e ospita circa 850 animali e 75 varietà di coltivazioni biodinamiche e, dal dicembre 2015, anche Beauden, il primo figlio di John e Molly. Un happy ending degno delle migliori fiabe, che ha visto un terreno arido e infruttuoso, non solo rifiorire, ma diventare lo scenario di un nuovo ecosistema, ricchissimo di vita.

Un film da guardare insieme a tutta la famiglia. Una storia da tenere sempre a mente quando le sfide ci sembreranno troppo audaci.

 

Alice Zampa

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