Italia, come procede la transizione ecologica e sociale nei Comuni?

I dati dell'Atlante della Transizione Territoriale

Atlante della transizione territoriale

Transizione energetica e come stanno procedendo i Comuni italiani: a che punto siamo e quali differenze ci sono tra Nord e Sud.

È il Mezzogiorno d’Italia con i suoi Comuni a correre più velocemente in termini di trasformazione e innovazione su energia rinnovabile.  A dirlo sono i dati raccolti e analizzati dall’ “Atlante della Transizione Territoriale. Lo stato di avanzamento della Transizione ecologica e sociale nei Comuni italiani”, presentato durante gli Stati generali della Transizione dall’Associazione TES (Transizione Ecologica Solidale).

L’analisi fa in ogni caso emergere tendenze geografiche che possono essere dei punti di forza per l’intero Paese. Con Sud capofila, il consumo energetico da fonti rinnovabili arriva al 24,8% contro il 19,4% del Nord. Per quanto riguarda l’energia elettrica, il consumo va dal 47% del Sud al 31,8 % del Nord Italia.

Se da una parte, negli indicatori economici e sociali convenzionali, il Sud conferma uno storico ritardo, per quello che riguarda i temi della transizione ecologica si vedono quindi trend in controtendenza. In altre parole, le regioni meridionali potrebbero ‘saltare’ la fase a maggior impatto ambientale dello sviluppo industriale per proiettarsi in uno scenario di innovazione ecologica vincente anche sul piano economico. In questa partita, pubblico e privato possono giocare dalla stessa parte mettendo assieme attenzione al bene pubblico ed efficienza. – spiega Alessandro Paglia, direttore di TES – Orientando la spesa pubblica verso prodotti e servizi sostenibili, si darebbe insomma una spinta al mercato, incentivato così ad adeguare le proprie forniture in chiave sostenibile. Un cambio di passo che determinerebbe economie di scala in grado di aumentare la produzione di beni e servizi verdi abbassandone i prezzi e rendendoli disponibili a tutte e a tutti. I Comuni, quindi, possono fare una bella differenza nel territorio, con politiche ambientali che premiano l’interesse collettivo”.

Ma il nostro Paese, a confronto con gli altri Paesi Ocse, non è però cosi virtuoso. “Un dato preoccupante perché indica una mancata consapevolezza, da parte dello Stato, della necessità di investimenti verdi. – afferma l’onorevole Andrea Orlando, presidente onorario di TES – La transizione ecologica in atto è un percorso ormai inevitabile che prescinde dall’ideologia politica. Premierà i governi che investiranno di più in progetti green perché si tratta di far fronte a quelle che sono tra le più importanti sfide dei nostri tempi: quella climatica, digitale e sociale. Un processo di transizione che rischia di penalizzare le fasce più povere della popolazione se non accompagnato da programmi e progetti pubblici in grado di supportare il cambiamento in corso”.

Su 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu, 11 sono in leggero miglioramento ma per 6 non si registra alcun tipo di progresso. Se sono stati fatti passi in avanti sulla gestione dell’acqua, siamo molto lontani dal garantire una sicurezza alimentare e un’agricoltura sostenibile, ad esempio.

La strada da percorrere, quindi, è ancora lunga. “Ricerche come queste ci aiutano a capire la complessità delle fratture nel nostro Paese, oltre che tra nord e sud, anche tra centro e periferia, aree interne e aree urbane. Sono molte le fragilità territoriali e la transizione ecologica deve essere indirizzata proprio a ricucire questi strappi e a ridurre le disuguaglianze”, spiega il senatore Michele Fina, presidente onorario dell’associazione.

Risultati completi “Atlante della transizione territoriale” completo QUI

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