
L’acqua è un prodotto commerciale al pari degli altri ma un patrimonio che va protetto, difeso e trattato come tale.
L’acqua è la risorsa più essenziale del nostro pianeta, la linfa vitale degli ecosistemi e il fondamento della civiltà umana. Spesso sentiamo discussioni sulla disponibilità e la sostenibilità delle fonti d’acqua. Ma l’acqua è rinnovabile o non rinnovabile?
Il ciclo idrologico descrive come l’acqua si muove e cambia stato tra liquido, vapore e ghiaccio. Il viaggio inizia con l’energia radiante del sole. La radiazione solare riscalda la superficie terrestre, facendo evaporare nell’atmosfera l’acqua di fiumi, laghi e oceani. Questo vapore sale e si raffredda, condensandosi in nuvole. Quando queste nuvole diventano abbastanza pesanti, si verificano precipitazioni sotto forma di pioggia, neve o grandine. Le precipitazioni riforniscono l’acqua di superficie, riempiendo laghi, fiumi e riserve di acqua sotterranea. Una parte scorre direttamente verso gli oceani, mentre il resto viene assorbito dalle piante o si infiltra nel terreno per diventare acqua sotterranea. A prima vista, questo ciclo sembra promettere una rinnovabilità infinita dell’acqua. Ma dobbiamo considerare non solo come l’acqua ritorna, ma anche la qualità e l’accessibilità di quell’acqua.
La quantità di acqua dolce disponibile sul pianeta diminuisce ogni anno. Le esigenze idriche sia degli individui che delle attività agricole e industriali sono aumentate: per produrre un solo hamburger, ad esempio, servono ben 2.400 litri di acqua.
Inoltre, nel 2030 centinaia di milioni di persone continueranno a non avere accesso all’acqua potabile, ad avere servizi igienico-sanitari inadeguati (dati ONU). Inoltre, la domanda di acqua dolce supererà l’offerta e le acque reflue continueranno a inquinare l’ambiente.
L’art.1 della Direttiva 2000/60/CE (DQA) definisce questa risorsa unica e irripetibile, allo scopo e con la finalità di sviluppare una politica comunitaria integrata e istituire un quadro per la protezione di tutte le acque. La DQA è integrata da diverse normative comunitarie in tema di acque più mirate che, pur trattando discipline specifiche, hanno in comune la finalità della tutela della risorsa.
Per quanto riguarda la gestione della risorsa idrica, la DQA definisce che “l’acqua non è un prodotto commerciale al pari degli altri bensì un patrimonio che va protetto, difeso e trattato come tale”. Con la DQA viene, quindi, introdotta la gestione a scala di bacino il cui coordinamento è garantito da un unico soggetto competente, che in Italia è rappresentato dalle Autorità di bacino distrettuali.
Ecco i 10 punti del decalogo contro lo spreco dell’acqua realizzato dal Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica, grazie anche ai dati sui consumi ripresi da Enea. Attraverso piccoli gesti quotidiani possiamo aiutare a preservare questa risorsa.
Agisci per l’ambiente di oggi e di domani, con la tessera anter.
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