1 Marzo 2019 5 min di lettura
Nel 2018 l’IPCC ha lanciato l’allarme definitivo: bisogna contenere l’innalzamento della temperatura globale entro 1,5 ° perché se non invertiamo la tendenza rischiamo di sconvolgere irreversibilmente il clima sulla terra, con conseguenze catastrofiche.
Se da un lato siamo tempestati da allarmi, dall’ altro la realtà non ci restituisce certo un’immagine migliore. Il cambiamento climatico in atto si percepisce fortemente anche in Italia: Il Bel Paese ormai da qualche anno vive lunghe stagioni di siccità, ondate di calore e eventi atmosferici via via più estremi. A confermare tutto questo sono anche i dati dell’ISPRA,[1] che ha definito l’anno appena concluso, il più caldo di sempre, con le temperature per 10 mesi sempre al di sopra della media.
Di fronte a questo scenario, bisogna necessariamente agire.
Dal protocollo di Kyoto in poi, gli sforzi fatti dagli stati per cercare una soluzione globale ai cambiamenti climatici sono aumentati, ma il rischio è che ciò non basti, soprattutto ora che alcuni importanti attori globali sembrano voler defilarsi dagli accordi di Parigi del 2015, che finora rappresentano il risultato più alto, in tema di obiettivi, da quando esistono questo tipo di negoziazioni.
Esistono diverse iniziative portate avanti dalle Istituzioni europee in tema di clima che rispondo a due logiche: la prima è quella di adattarsi ai cambiamenti climatici, per questo nel 2013 è stato redatto il documento “Una strategia Europea di adattamento al cambiamento climatico”[2], che ha come obiettivo principale quello di fornire agli stati membri gli strumenti per elaborare delle strategie nazionali di adattamento, individuando le vulnerabilità e agendo per proteggerle.
La seconda è quella di contrastare i cambiamenti climatici riducendo i gas serra, favorendo, con supporto economico e legale, la transizione energetica di ogni singolo stato membro, adempiendo agli obblighi dell’Agenda Onu 2030[3] per lo sviluppo sostenibile. In quest’ottica è nato nel 2016 il pacchetto di direttive “Energia pulita per tutti”[4].
Oltre a tutto ciò, consapevole del fatto che i cambiamenti climatici sono un fenomeno globale che ha effetti locali, che differiscono da città a città, la commissione ha lanciato, nel marzo 2014, “Mayors Adapt – the Covenant of Mayors Initiative on Adaptation to Climate Change”[5].
L’iniziativa si inserisce nell’ambito del Patto dei sindaci, che è il movimento europeo che coinvolge le autorità locali, in una rete di comuni, per favorire l’efficientamento energetico e le energie rinnovabili.
La svolta dell’UE ha dato maggiore libertà di azione alle autorità locali che sono riuscite a dotarsi, prima degli Stati, di strumenti strategici per adattarsi ai cambiamenti climatici ed è questo il caso dell’Italia e di Bologna.
Infatti se l’Italia ha appena consegnato il Piano di Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC)[6], il comune di Bologna ha elaborato e approvato già nel 2015 il suo piano di locale.
Il progetto Blue AP[7], che nasce nel settembre del 2012 e si conclude nel 2015, vede la partecipazione ad un bando Life+, cha ha consentito di ricevere fondi EU per più del 50% del costo totale( 986.049 €). Il capofila è stato il comune di Bologna in partnership con Ambiente Italia, ARPA Emilia-Romagna e Kyoto Club.
Il progetto si proponeva i seguenti obiettivi generali: sensibilizzare la comunità locale e coinvolgerla nella fase di scrittura; analizzare le vulnerabilità locali e creare un profilo climatico locale sulla cui base impostare delle azioni; ultimo, ma forse il più importante, elaborare, alla fine del progetto, il piano locale di adattamento climatico.
Il piano locale di adattamento al clima è un documento di una sessantina di pagine, composto da una parte analitica, che considera le vulnerabilità ambientali locali descrivendo il profilo climatico locale, e una parte strategica, in cui vengono esposte le linee guida fondamentali.
Il piano evidenzia tre criticità climatiche: siccità e carenza idrica, ondate di calore nel centro urbano ed eventi estremi di pioggia e dissesto idrogeologico.
Per ognuna di esse, sono state analizzate le soluzioni già adottate da altre città del mondo (in gergo best practices), alcune delle quali sono state rilanciate all’interno del PAES (piano di azione energia e sostenibilità).
Per rispondere all’esigenza di attenuare gli effetti delle ondate di calore, la parola chiave del piano è greening (verde urbano). In maniera particolare si parla della creazione di Parchi Periurbani, ovvero zone verdi a ridosso di quartieri densamente abitati[8], che riducano l’erosione del suolo urbano e la ventilazione. Oppure di creazione di viali alberati, o di passaggi a pergolati, oltre che di tetti e pareti verdi per gli edifici urbani.
Per quanto riguarda la gestione delle risorse idriche si è pensato a pavimentazioni permeabili e sistema di drenaggio sostenibile, oltre che alla raccolta delle acque meteoriche.
Le soluzioni prospettate dal piano non sono astrusi e complessi progetti pionieristici, ma un insieme di accorgimenti che, all’interno di un piano integrato, costituiscono la base per la trasformazione, in chiave sostenibile, della città di Bologna.[9]
L’auspicio, in attesa che il PNACC venga finalmente approvato, è che molte altre città italiane seguano l’esempio di Bologna, per attivare un circolo virtuoso di best practices che ci consenta, dal basso, di adattarci alle mutate condizioni climatiche.
Pasquale Pagano
®Eco_Design WebMagazine
[1] http://www.isprambiente.gov.it/files2018/area-stampa/comunicati-stampa/comunicato_stampa_clima_2018.pdf
[2] https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2013:0216:FIN:IT:PDF
[3] https://www.unric.org/it/images/Agenda_2030_ITA.pdf
[4] http://europa.eu/rapid/press-release_IP-16-4009_it.htm
[5] https://www.covenantofmayors.eu/en/
[6] Nel novembre 2017 è stata aperta la consultazione on line del Piano, chiusa nel marzo successivo. Il 31 dicembre è stato presentato il Piano integrato per l’energia e il clima, che è stato inviato alla Commissione Europea che si dovrà esprime prima di poterlo definitivamente attuare.
[7] BlueAp, acronimo di Bologna Local Urban Adaptation Plan for a Resilient City, quì il piano http://www.pdc.minambiente.it/sites/default/files/progetti/piano_di_adattamento.pdf
[8] https://anteritalia.org/?p=8873&preview_id=8873&preview_nonce=59261d04f8&_thumbnail_id=8874&preview=true
[9] Qui le soluzioni http://www.pdc.minambiente.it/sites/default/files/progetti/buonepratiche_blueap.pdf
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