Agenda 2030, energia accessibile e pulita per tutti

Tra i piani messi in campo dall’Europa e dall’Italia per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Onu, le energie rinnovabili giocano un ruolo cruciale.

Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni. È questo il settimo dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’agenda 2030 dell’Onu.

Per riuscire a raggiungerlo l’UE ha messo in campo strategie che puntano in modo specifico sull’energia sostenibile e quindi su una spinta decisiva nel settore delle rinnovabili. Centrali restano anche i target relativi a un rafforzamento dell’efficienza energetica e alla decarbonizzazione dell’economia.

Piani necessari e ambiziosi, ritenuti fondamentali nella lotta contro i cambiamenti climatici e in quella auspicata transizione verso un nuovo sistema economico a basse emissioni.

 

Transizione energetica, la leadership europea

Lo sforzo richiesto dall’agenda 2030 nell’ambito della transizione energetica rappresenta per l’Europa sia una sfida urgente che una grande opportunità.

Va detto che, con una certa lungimiranza, la Commissione europea aveva adottato un approccio comune e integrato in materia di politiche energetiche e climatiche, stabilendo già nel gennaio 2007 di perseguire “nell’ambito di negoziati internazionali, un obiettivo di riduzione dei gas serra pari al 30% rispetto ai valori del 1990, che i Paesi industrializzati dovranno conseguire entro il 2020″.

Da allora l’Europa si è progressivamente trasformata in una forza trainante nel processo di transizione verso le energie rinnovabili e nell’elaborazione di nuove soluzioni di efficienza energetica per l’industria, i trasporti e gli edifici.

Ed è bene sottolineare che, pur trattandosi di un’impresa condotta in primo luogo da politica e industria, essa è resa possibile solo grazie allo sforzo di ogni singolo cittadino che si impegni a partecipare attraverso le proprie scelte e le proprie azioni.

 

Energia sostenibile, i piani europei

I piani attuali messi in atto dall’UE in questo ambito prevedono una riduzione del 40% delle emissioni di gas a effetto serra, una quota di almeno il 32% di energie rinnovabili nel mix energetico dell’UE e un aumento di almeno il 32,5% di efficienza energetica.

Anche al di fuori dei suoi confini l’UE punta a creare un mercato energetico integrato, che abbracci l’Europa sudorientale e la regione del Mar Nero. Allo stesso modo, nei Paesi in via di sviluppo, l’UE intende portare avanti una politica che presti particolare attenzione al settore energetico, come principale motore per una crescita sostenibile.

Energia e clima, il piano italiano per il 2030

Maggiore spinta alle rinnovabili, dismissione del carbone, taglio delle emissioni, maggiore efficienza energetica e diffusione delle auto elettriche. Sono questi i target italiani del suo nuovo Pniec Piano nazionale integrato per l’energia e clima, pubblicato il 21 gennaio 2020 dal Ministero dello sviluppo economico e che stabilisce gli obiettivi nazionali al 2030.

Un testo che resta “in continua evoluzione”, come spiegato da Sergio Costa, ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, che ha precisato: “Se l’Ue ci darà un target più alto, cosa ormai evidente, noi rigenereremo il Pniec e alzeremo l’ambizione. Oggi però ragioniamo su quello che abbiamo”.

Tra i target previsti da questo piano restano invariati quelli relativi all’efficienza energetica e le emissioni, mentre si intensifica l’azione surinnovabili e mobilità elettrica, con quattro milioni di auto in più previste per il 2030.

Le modifiche più importanti del documento riguardano l’innalzamento al 30% della quota che le rinnovabili dovranno coprire nel consumo finale di energia primaria entro il 2030. Lieve aumento nell’impiego delle rinnovabili nel settore termico (33,9%), e nei trasporti (22%). Invariato l’obiettivo al 55% per le rinnovabili nel settore elettrico (oggi in Italia poco al di sotto del 40%).

Per quanto riguarda le emissioni di gas serra, esse dovranno calare del 43%, secondo il Pniec. A livello europeo, questo stesso target è fissato a una soglia di riduzione del 40% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990).

L’addio definitivo al carbone è invece fissato dal Pniec al 2025, a condizione però che siano realizzati “gli impianti sostitutivi e le necessarie infrastrutture, e una significativa accelerazione delle rinnovabili e dell’efficienza energetica nei processi di lavorazione”. Un target complesso ma non impossibile, se si considera che ad oggi risultano in funzione otto centrali termoelettriche a carbone, responsabili della produzione del 5-6% dell’elettricità consumata nel nostro Paese.

“L’obiettivo dell’Italia”, dichiara Stefano Patuanelli, ministro dello Sviluppo economico, “è quello di contribuire in maniera decisiva alla realizzazione di un importante cambiamento nella politica energetica e ambientale dell’Unione europea, attraverso l’individuazione di misure condivise che siano in grado di accompagnare anche la transizione in atto nel mondo produttivo verso il Green New Deal”.

Gli obiettivi italiani, dunque, sono stati stabiliti alla luce del nuovo decreto-legge sul clima e del Green Deal europeo, ovvero quell’accordo fissato dai membri per “rendere sostenibile l’economia dell’UE, trasformando le problematiche climatiche e le sfide ambientali in opportunità in tutti i settori politici e rendendo la transizione equa e inclusiva per tutti”.

Alice Zampa

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