Scopri cosa prevede il fondo di recupero UE Recovery Fund
Il 30% dei fondi destinati all’Italia con il Recovery Fund sarà impiegato in progetti green. Il piano, letteralmente “fondo di recupero”, è stato approvato dopo una serie di negoziati tra i governi europei per consentire all’Europa di ripartire, anche nel segno della sostenibilità, dopo l’emergenza sanitaria Covid-19.
Dopo una lunga trattativa tra ventisette leader europei, il 21 luglio 2020 è stato siglato un accordo per la creazione di un fondo di recupero, Recovery Fund, da 750 miliardi, di cui 390 miliardi di sovvenzioni da non rimborsare e 360 miliardi di prestito. Si tratta di un piano straordinario per la ripresa dell’Europa, pesantemente colpita dalla pandemia da Covid-19.
Del fondo di 750 miliardi, 209 miliardi andranno all’Italia. “Possiamo far ripartire l’Italia. L’Europa è forte e unita ed è un ottimo accordo”, ha commentato al termine della trattativa il presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte.
Il 30% dei fondi destinati all’Italia sarà impiegato in progetti green. Come si legge nel testo delle conclusioni: “L’azione per il clima sarà integrata nelle politiche e nei programmi finanziati nell’ambito del QFP (quadro finanziario pluriennale) e di Next Generation EU. Un obiettivo climatico generale del 30% si applicherà all’importo totale della spesa a titolo del QFP e di Next Generation EU e si tradurrà in obiettivi adeguati nella legislazione settoriale. Questi ultimi devono conformarsi entro il 2050 all’obiettivo della neutralità climatica dell’UE e contribuire al conseguimento dei nuovi obiettivi climatici dell’Unione per il 2030, che saranno aggiornati entro fine anno. In linea di principio, tutte le spese dell’UE dovrebbero essere coerenti con gli obiettivi dell’accordo di Parigi”.
Oltre a questo, sempre nel testo delle conclusioni, è specificato che le spese dell’Ue devono essere coerenti anche “con il principio del ‘non nuocere’ del Green Deal europeo. Una metodologia efficace di monitoraggio della spesa per il clima e della sua efficienza, incluse la rendicontazione e misure pertinenti in caso di progressi insufficienti, dovrebbe garantire che il prossimo QFP nel suo complesso contribuisca all’attuazione dell’accordo di Parigi. La Commissione riferisce annualmente in merito alle spese per il clima”.
Il capo della commissione per l’Ambiente del Parlamento, Pascal Canfin, ha affermato che la decisione del Consiglio di blindare il 30% del budget per le politiche climatiche è una nota positiva. Altri sono meno ottimisti, come il partito olandese dei Verdi, che ha accolto con favore l’aumento dal 25% al 30%, ma ha avvertito che “i dettagli esatti non sono ancora chiari”.
Digitalizzazione, aiuti per le imprese green, meno tasse per puntare sul Sud, opere pubbliche, edilizia scolastica e riforma fiscale. Questi i punti chiave dell’agenda italiana per sfruttare i fondi europei.
“L’accordo raggiunto dall’Europa sul Recovery Fund, oltre a segnare una svolta nel rapporto tra i Paesi europei, è per il nostro Paese un risultato storico. – ha dichiarato in una nota il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa – Abbiamo adesso una enorme opportunità e responsabilità, quella di traghettare l’Italia verso una ripresa economica più sostenibile e inclusiva, alimentando con i fondi a disposizione il Green New Deal”.
Fra i progetti più attesi per accedere ai fondi Ue ci sono quelli elaborati dal Ministero dell’Ambiente che si muoveranno lungo quattro assi:
Nella lotta contro il dissesto idrogeologico, l’obiettivo è quello di affiancare tutti quei comuni che faticano nella progettazione esecutiva. In base all’ultimo report pubblicato dall’ ISPRA (Istituto per la protezione e la ricerca ambientale), sulla situazione del dissesto idrogeologico nel Paese, il 91% dei comuni italiani (88% nel 2015) ed oltre 3 milioni di nuclei familiari risiedono in queste aree ad alta vulnerabilità. Complessivamente, il 16,6% del territorio nazionale è mappato nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni (50 mila km2). Quasi il 4% degli edifici italiani (oltre 550 mila) si trova in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata e più del 9% (oltre 1 milione) in zone alluvionabili nello scenario medio.
Tra i primi punti sul tavolo del Mise (Ministero dello Sviluppo Economico) c’è anche l’utilizzo dei fondi per rafforzare le percentuali dei super e degli iper-ammortamenti previsti dal piano industria 4.0 per rendere ancora più convenienti gli investimenti delle aziende rivolti alla digitalizzazione e all’economia circolare.
In prima linea anche la detassazione completa degli utili reinvestiti in azienda, l’estensione dell’ecobonus e del sismabonus al 110% e il potenziamento del piano banda ultralarga.
“Lavoreremo senza sosta da qui a ottobre per definire il programma di riforme e investimenti – comunica il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – Metteremo a disposizione di tutti i dicasteri coinvolti una struttura di servizio tecnico che possa contribuire all’elaborazione dei progetti e alla conformità degli stessi alle linee guida richieste dalla Commissione Europea”. La scadenza per presentare i progetti è fissata al 15 ottobre.
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