
Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione la strada per l’Italia e per le nostre Regioni è ancora lunga. Ecco a cosa serve l’individuazione delle aree idonee.
Le aree idonee sono zone dove è possibile installare impianti per la produzione di energia rinnovabile con iter autorizzativi agevolati. Quelle non idonee sono, invece, quelle in cui l’installazione è sconsigliata o vietata, molto spesso a causa di vincoli paesaggistici o ambientali.
Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili del MASE è entrato in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il 2 luglio 2024, ed è stato introdotto per favorire lo sviluppo delle energie rinnovabili. Ma il ruolo cruciale è nelle mani delle regioni che hanno il compito di individuare le aree idonee. Se da una parte il decreto nasce con l’obiettivo di fare chiarezza sulle aree da destinare o meno agli impianti eolici e fotovoltaici, le decisioni più importanti restano alle amministrazioni regionali, senza compiere di fatto quella semplificazione inizialmente sperata.
Il decreto ha stabilito per ogni regione un obiettivo di nuova capacità da fonti rinnovabili da realizzare entro il 2030, lasciando ampio margine alle regioni di definire modalità e parametri per l’individuazione delle aree idonee.
Per ogni regione è stata, infatti, individuata, una quota di realizzazione di nuova capacità da rinnovabili diversa rispetto al potenziale in un range che oscilla dai 10.485 MW della Sicilia, ai 8.766 MW per la Lombardia per citare le prime due Regioni in ordine di potenza, ai 328 MW della Val D’Aosta, la Regione con la minor quota prospettata.
“Questo vuol dire che ogni Amministrazione ha facoltà di stabilire, senza alcuna linea guida nazionale, le aree di accelerazione, con il rischio, come sta accadendo in Sardegna, di limitare tale sviluppo e non raggiungere gli obiettivi di installazione, necessari non solo a combattere l’emergenza climatica, ma anche a portare nuovo sviluppo nei territori, promuovendo le filiere delle diverse tecnologie pulite, creando nuovi posti di lavoro e migliorando quindi la qualità di vita dei cittadini e delle cittadine”, si legge in un report di Legambiente.
Da quando il decreto è entrato in vigore, le regioni hanno avuto 180 giorni per individuare le aree idonee e non idonee. Alcune regioni hanno già provveduto, altre sono ancora in fase di definizione.
Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione la strada per l’Italia e per le nostre regioni è ancora lunga. Stando, infatti, agli obiettivi dati dalla Legge sulle Aree Idonee, il nostro Paese, secondo i dati Terna, a partire dal 2021, ha raggiunto in questi quasi 4 anni appena il 23,2% dell’obiettivo al 2030. Sebbene l’Italia, al 2024, abbia raggiunto e superato l’obiettivo dato dal Decreto Aree Idonee, pari a 16.109 MW, realizzando dal 2021 al 2024 17.880 MW, vi è da considerare che l’andamento delle installazioni è ancora troppo basso per raggiungere gli obiettivi al 2030, dove servono almeno 10,2 GW di realizzazioni annuali. Trentino-Alto Adige a parte, che spicca con il 60,8%
dell’obiettivo raggiunto, le altre regioni si mantengono al di sotto del 35%.
Una sentenza del TAR del Lazio, che si è espresso in seguito ai numerosi ricorsi presentati al giudice amministrativo sull’impianto della norma varata dal ministero, ha però annullato gran parte del decreto sulle aree idonee per le rinnovabili. Il TAR ha, infatti, dichiarato illegittimo il decreto perché non ha fornito indicazioni su come le regioni possano identificare le aree sulle quali si possono installare impianti con iter approvativi accelerati. Inoltre, i giudici hanno dichiarato illegittima la parte in cui il decreto prevede che le aree definite idonee da precedente normativa nazionale siano poi modificate in “non idonee” dalle regioni senza prevedere salvaguardia per progetti che avevano già ricevuto l’ok. Ora la palla passa al ministero che dovrà riscrivere parte del testo del decreto.
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