Spesso le nazioni più vulnerabili sono anche le più povere. Ecco quali sono quelle più rischio a causa dei cambiamenti climatici.
I paesi poveri sono sempre i più soggetti a minacce globali, per la salute e per l’ambiente. A dimostrarlo con uno studio è la classifica ND-GAIN (Notre Dame Global Adaptation Initiative) dell’Università di Notre Dame, che ha sviluppato un indice per misurare quanto le singole nazioni mondiali subiscono, e subiranno sempre più in futuro, gli effetti del cambiamento climatico e del riscaldamento globale.
Le zone più colpite si trovano in Africa e nell’Asia sud-orientale.
L’indice si compone di due gruppi di valutazioni per ciascun Paese: la vulnerabilità ai cambiamenti climatici, calcolata sulla base degli effetti già registrati e probabili in futuro su temi quali l’alimentazione, l’acqua, la salute, la conservazione degli ecosistemi; la conservazione degli habitat umani e le infrastrutture disponibili; la preparazione, misurata in termini di reattività alle mutazioni del clima e alla capacità di adattamento.
Ad aggiudicarsi la maglia nera sul rischio relativo ai cambiamenti climatici è la Somalia, ma preoccupazioni simili emergono anche per il Ciad. Sempre in base al ranking, a rischio c’è anche l‘Oceania, ad esempio le Isole Salomone, minacciate dall’innalzamento dei livelli del mare e dalle temperature sempre più elevate dell’Oceano Pacifico, con danni già evidenti su fauna marina e barriere coralline.
Perché sono le nazioni più povere a rischiare di più? Oltre alla posizione geografica, influisce anche la situazione politico-economica e risorse non sufficienti per adottare piani di contrasto di lungo periodo.
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