Carlo Ratti: ecco come ti disegno le città del futuro

Intervista al noto architetto che, dal Mit di Boston, si occupa di progettare il tessuto urbano di domani. Le sue novità al Salone del Mobile.

carlo ratti

La sua ultima invenzione è un piccolo robot collegato a internet che permetterà di personalizzare  le pareti con opere d’arte digitali: si chiama Scribit, è in grado di disegnare e cancellare immagini su qualsiasi superficie, e Carlo Ratti presenterà la novità  durante la Settimana del design milanese del 2018, dal 16 al 25 aprile. Ma l’architetto e ingegnere italiano che insegna al Mit di Boston (è la più importante istituzione scientifica d’America) è anche protagonista del prossimo Salone del Mobile dove presenterà Living Nature, insieme allo studio internazionale Carlo Ratti Associati con Barbara Römer, in un padiglione di 500 metri quadrati allestito davanti a Palazzo Reale. Una mostra-installazione che riproduce le quattro stagioni, dedicata al clima e alla sostenibilità possibile per ricucire il rapporto fra uomo e natura.

living nature carlo ratti

Il padiglione di Living Nature a Milano

 

Temi che Carlo Ratti ha nel Dna, lui che studia le tendenze e le dinamiche delle città del futuro, per assicurare una migliore qualità della vita a chi le abita. Ma Ratti ha anche ideato il palazzo d’acqua per l’Expo di Saragozza 2008, che vinse il premio di Time per migliore invenzione dell’anno. Porta la sua firma il Future Food District, dedicato al cibo, nell’Expo di Milano (2015). Come dimenticare il simbolo delle Olimpiadi di Londra nel 2012: Ratti elaborò una nuvola digitale sul cielo della City, The Cloud. Tecnologia in formato pop: è la filosofia del 47enne Carlo Ratti, maestro di architettura contemporanea.
Nato a Torino, Ratti ha studiato ingegneria a Parigi e architettura a Cambridge. Oggi lavora in tutto il mondo. Scienziato e visionario,  è un alchimista che fonde atomi e bit. Una filosofia che ha tradotto in progetto per The Cloud. Una struttura composta da torri di maglie metalliche su cui era sospesa una serie di bolle in plastica ETFE, quella utilizzata per il Water Cube di Pechino e per l’Eden Center in Cornovaglia. The Cloud è alimentata da pannelli fotovoltaici, ma anche dallo sforzo fisico dei visitatori.

The Cloud per le Olimpiadi 2012 di Londra

The Cloud per le Olimpiadi 2012 di Londra

 

Architettura dinamica e flessibile: questo è il suo credo. Ce lo spiega?
Cercare di avere degli edifici che possano rispondere meglio alle esigenze delle persone. Una filosofia urbanistica che fa della fusione di materiale e immateriale la chiave di volta per la progettazione di città più vivibili e, soprattutto, interagenti. Negli ultimi anni le reti sono diventate il sistema nervoso delle metropoli. Studiandole possiamo comprendere meglio i luoghi in cui viviamo. La grande novità consiste nella capacità di lavorare in modo dinamico, di progettare edifici e città vivi, in sintonia con cittadini che abitano in una civiltà interconnessa e percepiscono il digitale come estensione della propria esistenza fisica senza soluzione di continuità.
A Boston dirige  il SENSEable City Lab del Massachusetts Institute of Technology (MIT)  che si occupa di come le nuove tecnologie cambiano il nostro modo di vivere e progettare la città. Di che tipo di esperienza si tratta?
Si tratta di una gruppo di circa professionisti provenienti da molti campi – architettura, ingegneria, informatica, sociologia, fisica, matematica – con una passione in comune: inventare le città di domani.
Come dovrebbero cambiare le città italiane?
Dovrebbero cercare di usare meglio il loro patrimonio storico, che è unico al mondo. Le nuove tecnologie possono aiutare molto in questo senso.
Lei ha un curriculum professionale eccezionale. C’è una esperienza che considera particolarmente formativa per Carlo Ratti oggi?
Non saprei. Io non credo nelle singolarità, credo che sia la combinazione di esperienze – o persone – diverse che permette di scoprire vedere le cose in modo nuovo. Anche nella progettazione.
“Nel  futuro la missione degli architetti e degli ingegneri dovrà essere quella di progettare edifici e spazi urbani capaci di salvaguardare le risorse naturali, utilizzando al meglio le fonti rinnovabili di energia”. Così scrivevano nel 1996 i firmatari della “Carta Europea per  l’Energia Solare”. Sottoscrive questa dichiarazione?
Ero proprio a Berlino quando è stata lanciata e sottoscritta nel 1996, ancora studente. Sì, è ancora attuale e la sottoscrivo in pieno.
Ci sono esempi interessanti di ristrutturazione di edifici importanti in quest’ottica?
Molti. Va in questa direzione il progetto di ristrutturazione della Manifattura Tabacchi di Rovereto.
La diffusione digitale non ha fermato l’espansione delle città. Anzi. Come spiega questa interazione tra mondo fisico e rete, in una chiave di continuo sviluppo?
È  vero: il futuro non sarà virtuale – come si pensava negli anni ’90 – ma metterà insieme mondo fisico e digitale, atomi e bit.

esposizione internazionale 2008 saragozza

Waterpavillion, realizzato nel 2008 a Saragozza

 

La sua è un’architettura che parla, come era l’antico sogno di Michelangelo (sono parole sue). Mi riferisco ad esempio al progetto di Saragozza, Waterpavillion. Come interagisce con l’ambiente?
Cerca di seguire gli spostamenti e i flussi delle persone, adattandosi a essi. È un edificio che può alzarsi, abbassarsi, scomparire, allargarsi seguendo le necessità dei visitatori.
Sempre in giro per il mondo. Quanto tempo ha per se stesso e per le sue  passioni?
Cerco di andare in giro solo per seguire le mie passioni.

 

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