Case passive: cosa sono e quali sono i benefici per l’ambiente

Come si può costruire raggiungendo la sostenibilità ambientali e sintonizzando progettazione di qualità con efficienza energetica

hudson passive house

È la frontiera dell’edilizia sostenibile. La casa passiva è molto diffusa nel Nord Europa con ottimi risultati anche in zone con clima molto più freddo del nostro paese, dove esiste anche una cultura del risparmio più radicata.
È un’abitazione che abbina tecniche e materiali di costruzione di bioarchitettura a tecnologie che sfruttano le energie alternative e rinnovabili (solare, fotovoltaico, geotermico, mini-eolico, recupero idrico, bio-compost-toilets), per far sì che l’edificio sia a impatto zero e non crei rifiuti. La sua peculiarità è quella di assicurare una temperatura adeguata degli ambienti interni senza l’uso di caldaie, termosifoni per scaldare o di aria condizionata per raffreddare. Il tutto tramite un perfetto isolamento delle pareti e del tetto, impedendo di fatto la dispersione di calore, e grazie a un impianto di ventilazione utilizzato sia per il riscaldamento che per il raffreddamento con consumi inferiori a quelli di un ferro da stiro.

esempio progettazione casa passiva

Un po’ di storia delle case passive

Nate in Svezia nel 1988, le case passive si sono poi diffuse principalmente in Germania, Austria e Olanda e altri paesi del Nord Europa. Anche in Italia sono svariate le esperienze su tutta l’area nazionale. In Austria, a partire dal 2015, la casa passiva è lo standard prescritto per tutti gli edifici. Nella regione austriaca del Vorarlberg è obbligatorio già dal 2007. La definizione è stata coniata nei primi anni ’90 dal Passivhaus Institute di Wolfgang Feist: per parlare di casa passiva occorreva che un edificio consumasse non più dell’energia equivalente di 1,5 litri di gasolio per metri quadrati per il solo riscaldamento. Negli anni è diventato uno standard e sono stati aggiunti altri criteri progettuali e parametri riguardo il comfort: il fabbisogno energetico utile richiesto per il riscaldamento e il raffreddamento deve essere inferiore ai 15 kWh per metro quadrato in un anno. Attualmente vi sono due enti di certificazione per le case passive in Italia: TCProg di Pergine Valsugana e TBZ di Bolzano (Günther Gantioler). La prima casa passiva in Germania è stata costruita nel 1991 a Darmstadt-Kranichstein dal Wolfgang Feist. La prima casa passiva tedesca pluri-familiare si trova a Friburgo (1999).

Tecnologie di costruzione delle case passive

La costruzione di una casa passiva prevede che si inizi fin dalle fondamenta, con la realizzazione di un cappotto termico, ovvero un rivestimento isolante sulla parte esterna delle pareti dell’edificio, così da avvolgerlo completamente. Si passa poi agli elementi verticali della casa passiva tramite la realizzazione di pareti leggere esterne, tipiche degli edifici a consumi controllati. La temperatura degli ambienti interni viene mantenuta costante grazie a dispositivi a ventilazione meccanica forzata: un doppio sistema di tubature, con un circuito di uscita ed uno di entrata. L’aria calda in uscita (dalla cucina, dal bagno e dal Wc) viene convogliata verso uno scambiatore a flusso, dove l’aria fredda in ingresso riceve l’80-90% del calore e riconvogliata all’interno (soggiorno e camere da letto). Il flusso d’aria esterno, prima di raggiungere lo scambiatore di calore, in alcuni edifici è convogliato attraverso un pompa di calore geotermica dove subisce un ulteriore riscaldamento. Gli impianti di ventilazione delle case passive sono silenziosi e altamente efficienti (dal 75% al 95% del calore recuperato) e necessitano di poca energia elettrica (circa 40-50 Watt), ma possono causare il problema dell’aria troppo secca.

L’energia dalle fonti rinnovabili nelle case passive

In una casa passiva è fondamentale il ricorso alle fonti di energia rinnovabili. I pannelli solari permettono di riscaldare l’acqua per gli usi sanitari mentre il mini eolico permette l’approvvigionamento di energia elettrica. Un impianto termico solare può coprire il 40-60% dell’intero fabbisogno di calore di bassa temperatura della casa passiva. Vasche opportunamente installate nel giardino permettono il riciclo dell’acqua piovana dove possibile (Wc, acqua per il giardino e le piante.). L’impianto di riscaldamento/raffrescamento scelto, infine, deve poter sfruttare queste fonti di energia totalmente gratuita per garantire il comfort interno nelle stagioni più calde e fredde. Certo, le case passive non hanno gli stessi costi di un’abitazione tradizionale. Tuttavia, sono più alla portata rispetto a qualche anno fa. Chi desidera costruirsi una casa passiva fa una scelta consapevole e sostenibile, sapendo che con il passare del tempo la spesa iniziale viene compensata dall’impatto ambientale della sua abitazione pari a zero.

Pop-up House (Multipod Studio)

Un esempio di casa passiva: Pop-up House di Multimode Studio

Requisiti standard di progettazione

Come organizzare una ‘casa passiva’? Salotto, ufficio e stanza dei bambini con temperature nella camera di 20°C dovrebbero essere orientate preferibilmente a sud. Magazzini, ripostigli e verande, che hanno temperature tra i 14- 16°C, possono essere disposte verso nord o est. Il bagno dovrebbe essere disposto opportunamente nella parte interna della casa tra stanze riscaldate. Per la cucina si deve preferire una posizione a Ovest o Est.

 

Chi rilascia le certificazioni in Italia

In Italia il referente per la certificazione di edifici passivi è TBZ (Technisches Bauphisk Zentrum), che utilizza il software per la progettazione di case a basso consumo energetico (PHPP) elaborato dal Passivhaus Institut PHI di Darmstadt.
Un altro metodo di certificazione energetica è CasaClima  che prevede, nella fascia di valutazione più alta, che l’abitazione non superi il consumo di 10 kWh/m2 l’anno, ovvero, un litro di gasolio o un m cubo di gas l’anno. Infine, il Building Energy Quotient (Building EQ), formulato da Ashrae, associazione del Nord America, permette di individuare i margini di miglioramento energetico della propria abitazione.

 

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