Catturare il carbonio dall’aria per restituirlo al terreno. Lo studio italiano

Ecco come combattere le emissioni di CO2 e arricchire il suolo

Sequestrare l’anidride carbonica e contemporaneamente migliorare la resa delle colture. A spiegare come uno studio tutto italiano.

I ricercatori e le ricercatrici del campus di Piacenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore hanno provato a ideare un metodo per catturare l’anidride carbonica e contemporaneamente migliorare la resa delle colture.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Agronomy e coordinato dal professor Stefano Amaducci. La sperimentazione ha avuto luogo a Gariga di Podenzano (PC) su un terreno dedicato alla coltivazione di specie agricole convenzionali, come mais, frumento e pomodoro da industria, caratterizzato da un basso contenuto di sostanza organica.

“La prova è iniziata nel 2007 con l’impianto di tre specie erbacee (miscanto, panico vergato e arundo) e tre arboree (pioppo, salice e robinia) per la produzione di biomassa da destinare alla produzione di energia e biomateriali”, ha spiegato il professor Amaducci.  Nel marzo del 2018 le colture sono state terminate e il campo è stato riconvertito alla coltivazione di specie erbacee annuali. “Durante tutto l’esperimento è stato monitorato il contenuto di sostanza organica del suolo (SOC), con l’obiettivo di evidenziare il contributo delle specie per la produzione di biomassa all’incremento della sostanza organica del suolo sia durante la loro coltivazione, ma anche in seguito, con il ritorno a una normale rotazione con colture erbacee a destinazione alimentare“.

L’incremento della sostanza organica del suolo è, infatti, un importante obiettivo agronomico, finalizzato a recuperare la fertilità, oltre che un importante obiettivo ambientale. Infatti, il sequestro di carbonio nei suoli è una importante strategia di mitigazione del cambiamento climatico.

I risultati ottenuti dimostrano che questa pratica può portare a una significativa rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera, sotto forma di carbonio organico sequestrato nel suolo, con una media di 5 tonnellate di CO2 per ettaro all’anno. I metodi di coltivazione convenzionali, invece, contribuiscono all’accumulo di carbonio nel suolo o a causarne una diminuzione.

Questi risultati – sostiene il professor Amaducci – evidenziano l’efficacia di certe colture e dell’avvicendamento delle coltivazioni per aumentare il sequestro di carbonio nei suoli. In aggiunta, le specie produttrici di biomassa forniscono altri importanti servizi all’ecosistema, quali l’incremento della biodiversità e ovviamente l’ottenimento di biomassa utilizzabile sia per la produzione di bioenergie o di biomateriali, sia per implementare altre strategie di mitigazione del cambiamento climatico“.

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