7 Gennaio 2019 4 min di lettura
Nel 2015 usciva il documentario Colombia magia salvaje[1], diretto dal regista documentarista Mike Slee. L’obiettivo di 90 minuti di immagini mozzafiato, di riprese aree irresistibili, di time lapse stupefacenti, era quello di sensibilizzare il pubblico sulla ricchezza naturalistica della Colombia, che è il secondo Paese al mondo per biodiversità – il primo, se si considera la sua estensione. Il documentario colpì nel segno, classificandosi come una delle 10 pellicole più viste nel paese caraibico di quell’anno. Nel Settembre del 2015 Netflix, che ne ha curato la produzione, lo ha reso disponibile per 190 paesi sulla sua piattaforma digitale, portando all’attenzione mondiale “il paradiso terrestre che ancora esiste”.
Aldilà degli imponenti mezzi tecnologici utilizzati per produrlo, Colombia: magia salvaje è un documentario che tutti dovremmo vedere perché ci ricorda, ancora una volta, che la natura è poderosa, che la vita riesce ad attecchire anche in condizioni estreme, ma che questa incredibile alchimia si regge su un debole equilibrio, che l’uomo, con la sua attività, rischia di distruggere per sempre. Il documentario presenta l’incredibile ricchezza naturalistica della Colombia, che possiede più di 20 diversi ecosistemi, tutti peculiari ed eccezionali, ma uno in maniera particolare colpisce l’attenzione dello spettatore europeo, poco abituato alle alte quote: il Páramo.
Il Páramo è un particolare ecosistema, presente sugli altopiani tropicali, in special modo nei paesi andini e nel nordovest africano. Se ne contano diverse classificazioni, che differiscono per l’altezza a cui questo ecosistema si sviluppa. Il superpáramo: abbonda di alberi e si trova al di sopra dei boschi montani; il páramo: cresce al di sopra dei 3000 m di altitudine; il superpáramo: generalmente considerato come una tundra alpina, si trova intorno ai 5000 metri slm ed è caratterizzato per la presenza di muschi.
Il Páramo sopravvive ad ambienti davvero poco ospitali, lungo chilometri e chilometri di lande desolate, ad un’altitudine che varia tra i 3000 e i 5000 metri, esposto a variazioni termiche, tra il giorno e la notte, che possono superare i 30°C.
E’ caratterizzato dalla presenza di piante che appartengono alla famiglia delle Espeletia, più comunemente conosciute come frailejones, suddivise in più di 175 specie, non tutte ancora osservate. Queste piante sono caratterizzate dal tronco spesso e da foglie succulente, che spesso presentano peletti, ed hanno la funzione di catturare quanta più acqua possibile (Alcune di queste riescono ad immagazzinare acqua per circa il 40% del loro peso totale ). La Colombia, da sola, possiede circa il 50% del Páramo mondiale. Esistono diverse regioni interessate da questo straordinario ecosistema. In modo particolare, questi si può osservare nella zona Nord del Paese, dalla Sierra Nevada di Santa Marta[2] alle pianure dell’Ovest, e nel Sud, dalle Ande Colombo-peruviane, verso le pianure.
Oltre alle altitudini, le difficoltà per il Páramo derivano da condizioni atmosferiche particolari, favorite dalla bassa pressione in quota e dagli alisei che sferzano le regioni in cui è presente. Infatti, l’atmosfera rarefatta espone il suolo ghiacciato del Páramo ad un irraggiamento solare più forte rispetto alla pianura. Se a questo si aggiungono le latitudini tropicali alle quali l’ecosistema si sviluppa è facile immaginare che le temperature durante il giorno possano arrivare a superare i 30° centigradi, in una sorta di estate di alta montagna. Con temperature simili, durante il giorno, l’umidità del suolo sale e, con l’abbassarsi delle temperature, man mano che il tramonto si avvicina, condensa.
Ed è proprio questa, la forza del Páramo: la condensa.
L’acqua condensata viene catturata dai pelucchi dei frailejones, che la liberano verso il suolo, poi i muschi e i licheni fanno il resto, purificando l’acqua e incanalandola verso corsi d’acqua via via più grandi. Nel procedere verso altitudini inferiori questi canali diventano fiumi e fertilizzano le zone a ridosso del Páramo, che diventano verdi boschi tropicali.
Questo meccanismo, da millenni attivo, consente al Páramo colombiano, che ha un’estensione del 2% rispetto all’intera superficie del Paese, di produrne il 70% delle riserve idriche, alimentando importantissimi fiumi e metropoli come Cali (2.4 milioni di abitanti), Medellin (2.5 milioni di abitanti) e Bogotà (9 milioni di abitanti).
Il maggior pregio del Páramo è quello di produrre acqua laddove le condizioni sono proibitive.
Il Páramo è il vero serbatoio idrico della Colombia e per questo le autorità del Paese cercano di preservalo, creando zone protette.
Ancora una volta, la natura ci stupisce con le sue infinite risorse. A volte, spesso, è fonte di ispirazione per lo sviluppo di tecnologie umane.
Pasquale Pagano
®Eco_Design WebMagazine
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