Perché i colossi del petrolio vanno alla conquista delle energie rinnovabili

Miliardi investiti dalle big petrolifere nel settore delle rinnovabili: ecco cosa sta accadendo e chi (e come) sta scommettendo sul futuro

Ormai da tempo le più importanti compagnie energetiche si stanno dedicando alla diversificazione dei propri investimenti puntando soprattutto sulle risorse green. Nell’ultimo anno buona parte dei colossi del petrolio, italiani e stranieri, ha investito miliardi in aziende o nuovi progetti atti a utilizzare le energie rinnovabili.

Difendere l’ambiente o aumentare il rendimento?

Il motivo”apparente” di questo ritrovato interesse da parte dei colossi dei combustibili fossili per il settore delle rinnovabili è quello della salvaguardia dell’ambiente e del contrasto del temuto effetto serra, ma ben altri sono i motivi reali. Queste aziende investono nelle rinnovabili principalmente per due motivi:

  1. il grande potenziale di rendimento, e dunque di guadagno;
  2. l’elevata competitività delle energie verdi nei confronti del petrolio e delle energie non rinnovabili.

Studi affermano che il mercato delle rinnovabili avrà un notevole aumento di potenziale nei prossimi vent’anni e questa è sicuramente un’ottima prospettiva per quelle società ormai stanche di restare ancorate alle fossili, che avranno in questo modo l’occasione di aumentare il ricavato diminuendo i costi: le energie green infatti, grazie al progresso della ricerca, subiranno anche una notevole diminuzione dei costi di produzione. Già negli ultimi due anni, infatti, le fonti alternative per produrre energia hanno dimostrato di essere notevolmente più economiche di quelle classiche.

Le big del petrolio stanno dunque cercando di cavalcare quest’onda di innovazione, puntando a diventare colossi anche nel settore green per un futuro più ecologico, ma anche più redditizio.

Ma chi sta investendo? Ecco i colossi dell’oro nero che hanno deciso di provarci

Ben 217 milioni di dollari sono stati investiti dalla Royal Dutch Shell per il rilevamento del 44% in Silicon Ranch, azienda che si occupa principalmente di energia solare; si tratta di una scelta ben pensata, che andrà ad ampliare il lavoro già intrapreso grazie alla sussidiaria Showa Shell Sekiyu, proprietaria del principale produttore giapponese in campo fotovoltaico. Questo investimento ha dato nuova spinta alla società che ha deciso di creare anche una nuova Divisione Green Energy focalizzata principalmente sull’energia eolica e sulla costruzione di piattaforme eoliche offshore. Altro impegni importanti presi dalla società saranno:

  • ridurre le emissioni di anidride carbonica delle proprie attività fino al 50% entro il 2050;
  • incrementare il numero di stazioni di ricarica per macchine elettriche iniziato con l’acquisizione delle 30mila stazioni di NewMotion dell’ottobre scorso.

Altra regina del petrolio decisa a scommettere sulle energie rinnovabili e sulla mobilità elettrica è la BP (sigla della British Petroleum): essa ha investito ben 130 milioni di sterline nell’acquisizione della più grande società britannica di ricarica dei veicoli elettrici, e ben 200 milioni di dollari, parte dell’investimento BP Solar ceduto a Tata, nella compagnia europea Lightsource, uno dei leader europei e australiani nel settore solare.

Inarrestabile anche la corsa della Total, compagnia parigina tra le più importanti a livello mondiale, che da poco ha acquistato il 25% del gruppo statunitense Clean Energy per la modica cifra di 50,8 milioni di azioni, e investendo, in totale, 83,4 milioni di dollari per poter diventare il maggior azionista della società delle rinnovabili. La big francese continua, inoltre, a investire sull’energia solare, grazie all’acquisizione del 60% delle azioni della Sun Power, costatele “solo” 1,4 miliardi di dollari, e sulle batterie e lo stoccaggio, grazie alle quote azionarie di Stem e Sunverge.

Il colosso mondiale ExxonMobil, che ha affermato che ai ritmi attuali i giacimenti petroliferi saranno sufficienti per la fornitura di petrolio fino al 2050, ha deciso di investire sulle tecnologie rinnovabili gran parte del miliardo che annualmente spende per la ricerca: nei suoi laboratori si occupa di studiare nuovi metodi per ridurre le emissioni di metano dagli impianti di estrazione, ma anche di convertire alghe in biocarburanti e di dare vita a celle a combustibile capaci di catturare la CO2 emessa dalle centrali termoelettriche.

E in Italia? Eni investe in progetti economicamente sostenibili

L’azienda multinazionale creata dallo Stato Italiano come ente pubblico nel 1953, è stata una delle prime major a impiegarsi in quello che è il settore delle risorse rinnovabili. Da oltre dieci anni, nei laboratori dell’Istituto Guido Donegani, Eni si occupa di fare ricerca e di sviluppare nuove tecnologie atte a utilizzare le energie rinnovabili: sono oltre 160 le invenzioni protette e più di 500 i brevetti che hanno dato vita a celle solari organiche, o alla conversione dei rifiuti umidi urbani per la produzione di biocarburanti. Investendo 550 milioni di euro, il colosso Made in Italy, promette di ridurre del 43% le proprie emissioni dirette e dell’80% quelle fuggitive entro il 2025, e, grazie a circa 1,8 miliardi di euro da investire nella produzione di energia mediante fonti rinnovabili, in particolar modo l’energia solare, contribuirà a tagliare notevolmente le emissioni di anidride carbonica nei prossimi 4 anni.

Tempo di cambiamento

Le big del petrolio si sono dunque rese conto che, grazie al grande vantaggio delle rinnovabili, che rappresentano una risorsa inesauribile contrariamente ai combustibili fossili, è giunto il momento di cambiare: investire nelle energie green porterà loro un aumento di guadagno, e garantirà una maggiore efficienza energetica, oltre a una maggiore salvaguardia dell’ambiente e del nostro pianeta.

Big petrolifere vs società “all-green”

I colossi del petrolio dovranno però scontrarsi con avversari molto agguerriti nella lotta alla “supremazia” delle energie rinnovabili: esistono infatti, al mondo, alcune aziende che operano solo ed esclusivamente nell’energia green. Queste aziende, che forniscono solo ed esclusivamente energia 100% verde, la cui provenienza è certificata dal GSE (Gestore dei Servizi Energetici) che rilascia le Garanzie di Origine (GO), sono determinate a portare avanti il loro ruolo di “cavalieri dell’ambiente”, preservando le risorse ambientali e continuando a offrire un’energia ecosostenibile, che porti anche a una riduzione delle emissioni di CO2.

Alcune di esse sono addirittura riuscite ad ottenere la certificazione BCorp, che attesta l’impegno etico di tali società, occupate non solo a generare profitto, ma soprattutto ad attuare un mutamento sociale.

Esempio italiano è la NWG Energia, prima B Corp e Società Benefit italiana nel settore energetico, che si occupa di diffondere esclusivamente energie pulite, invogliando così famiglie e piccole e medie imprese ad adottare comportamenti ecosostenibili.

 

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