Combustibili fossili, cambiamento climatico e patologie: feto, neonato e bambini i soggetti più a rischio

Riusciremo nel 2030 a non dover costruire una nuova Arca di Noè per salvaguardare la specie umana?

“Per molti non è ancora chiaro che il rischio ambientale può essere causa di patologia”. Intervista alla dottoressa medico pediatra Stefania Russo, presidente del Comitato scientifico di ANTER, sulla relazione tra combustibili fossili, cambiamenti climatici e relative patologie, così come emerso da una Review recente sul tema.

La combustione di combustibili fossili (carbone, petrolio e gas naturale) è la principale fonte di inquinamento atmosferico e di emissioni di gas ad effetto serra che causano il cambiamento climatico. Negli ultimi 70 anni le emissioni di anidride carbonica da combustibili fossili sono notevolmente aumentate raggiungendo i 35 miliardi di tonnellate emesse nel 2020, rispetto ai soli 5 miliardi di tonnellate emesse nel 1950.

Ne conseguono gravi rischi per la salute dell’uomo. Il principale bersaglio sono il feto ,il neonato, il bambino perché più vulnerabili per svariati motivi collegati a fattori costituzionali e comportamentali.  E’ questa la relazione che emerge nella review Climate Change, Fossil-Fuel Pollution and Children’s Health.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), come si legge nello studio, un terzo dell’ammontare globale delle malattie è causato da fattori ambientali e oltre il 40% di tale onere è a carico dei bambini al di sotto dei 5 anni. Altro aspetto che emerge dello studio riguarda il fatto che queste malattie hanno un peso maggiore soprattutto su coloro che sono socialmente ed economicamente svantaggiati.

“Le patologie collegate ad eventi estremi, ondate di calore, insetti vettori, siccità, qualità dell’aria e sicurezza alimentare, conseguenze del clima che sta cambiando, sono in fortissimo aumento e  mettono in sofferenza soprattutto le fasce più a rischio, ovvero bambini e anziani. Si tratta di eventi spesso drammatici ed improvvisi, come quelli che recentemente abbiamo osservato in diverse regioni italiane e che hanno comportato numerosi decessi.spiega la dottoressa medico pediatra Stefania  Russo, Presidente del Comitato Scientifico di ANTER – Per il bambino c’è anche l’aspetto psicologico da non trascurare dovuto alla morte prematura di un genitore o alla perdita della propria casa dopo un’alluvione”.

Fonte Climate Change, Fossil-Fuel Pollution and Children’s Health

Da quando la mamma porta avanti una gravidanza, vivere in un ambiente in cui l’inquinamento diventa una costante crea dei gravi danni: maggiore è il rischio di eventuali malformazioni organiche o di patologie con le quale il bambino si dovrà interfacciare nella fase di crescita.  Ricordiamoci  che i primi 1000 giorni di vita sono fondamentali nella crescita di un individuo e per quello che sarà il suo futuro e la sua salute. I 1000 giorni partono dal concepimento. Da qui bisogna fare in modo che i rischi non creino dei danni irreversibili, afferma la dottoressa Russo e aggiunge: “Stiamo assistendo ad un’intensificazione di malformazioni alla nascita, tantissimi bambini con problematiche cardiache. In crescita anche le malattie dell’apparato respiratorio, in particolare l’asma. Se si assiste a questa crescita oggi è indice del fatto che non possiamo ignorare il problema”.
La protezione della salute dei bambini e di tutti gli esseri umani richiede che gli operatori sanitari comprendano i molteplici danni collegati ai cambiamenti climatici e all’inquinamento atmosferico, e mettano in atto le strategie disponibili nel più breve tempo possibile.

“Il dato che emerge è la poca consapevolezza della popolazione in relazione all’argomento. La non considerazione reale del rischio salute da cause ambientali. Le persone, i genitori in particolare, non sono ancora entrati nella coscienza che i cambiamenti climatici possono essere causa di patologia.  Quello che deve cambiare è il fatto di guardare all’ambiente come possibile causa di danno per la salute. – afferma la dottoressa Russo – E’ importante spingere su formazione e informazione delle famiglie e degli addetti ai lavori“.

La dottoressa Russo sottolinea anche un altro elemento fondamentale, ovvero “la necessità di co-implementazione nella realizzazione di pacchetti di misure progettate secondo le esigenze delle aree locali interessate. Non si può operare allo stesso modo su tutto un territorio ma è importante valutare le necessità prioritarie dei vari ambienti. Un pacchetto di azioni che non può essere standardizzato ma che deve essere calato nella realtà per la quale ne è stato rilevato preventivamente il bisogno”.
Le risposte devono arrivare, quindi, dalle istituzioni che devono conoscere le criticità delle varie aree interessate e supportare programmi di ammodernamento e di incentivi atti a favorire azioni sostenibili che contribuiscano a ridurre l’inquinamento e a favorire, ad esempio, l’utilizzo delle energie rinnovabili, che sono la mission perseguita da ANTER.
Ma oltre a questo anche ognuno di noi può fare qualcosa, come piccole azioni quotidiane al fine di ridurre il consumo e non sprecare energia. “Il settore energetico è responsabile per l’80% della produzione di gas ad effetto serra e i principali consumi energetici provengono proprio dalle nostre abitazioni. Noi di ANTER abbiamo anche diffuso un Vademecum con consigli utili per le famiglie su come risparmiare in casa“, spiega la presidente Stefania Russo.
Riusciremo nel 2030 a non dover costruire una nuova Arca di Noè per salvaguardare la specie umana? Puntiamo sulle scelte giuste, promuoviamo le rinnovabili nella produzione di energia.

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