Cop 25, cosa c’è in gioco alla conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite

Migliaia di delegati, politici, scienziati e attivisti (Greta Thunberg compresa) si sono incontrati a Madrid per la Cop 25 (2-13 dicembre 2019). Obiettivo: negoziare nuovi urgentissimi piani climatici e trovare intese comuni per contrastare la crisi ambientale.

Quello che i governi hanno promesso finora per salvare il clima non è stato mantenuto. E anche se tutti si impegnassero seriamente a rispettare gli impegni presi, non sarebbe sufficiente per evitare la crisi climatica. L’unica possibilità che abbiamo è alzare l’asticella e agire tempestivamente.

È questa la dura premessa con cui si è aperta il 2 dicembre scorso la Cop 25, la conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite in corso a Madrid fino al 13 dicembre.

Nella capitale spagnola, che ha ospitato l’evento dopo la rinuncia di Santiago del Cile, sono arrivati da tutto il mondo circa 25mila delegati, tra ministri, scienziati, tecnici e ong. Tutti con un unico cruciale obiettivo: negoziare piani climatici più ambiziosi per limitare il riscaldamento globale a 1,5° C, come stabilito dall’Accordo di Parigi.

Presente anche l’ instancabile attivista Greta Thunberg, arrivata dall’America a bordo di un catamarano per partecipare ai dibattiti e guidare un corteo organizzato dai Fridays for Future, che venerdì 6 dicembre ha visto riversarsi sulle strade di Madrid un fiume di 500 mila persone (secondo i dati riportati dagli organizzatori).

Diretta e incisiva come sempre, la studentessa svedese ha commentato: “Noi giovani chiediamo ai leader e ai politici di ascoltare la scienza e gli esperti di clima. Perché non spetta a noi giovani presentare piani per mettere in sicurezza l’umanità. Tuttavia, se da questo punto di vista possiamo dire di aver fatto molto, da un altro i dati ci dicono che non abbiamo fatto nulla. Le emissioni di gas ad effetto serra continuano infatti ad aumentare. Il che indica che la crisi climatica è di fatto ancora ignorata da chi detiene il potere”.

 

L’umanità a un bivio

In apertura di conferenza il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha sottolineato la necessità di affrontare l’emergenza climatica “in modo rapido e incisivo in tutti gli ambiti, cambiando il modo in cui facciamo business, in cui ci spostiamo e in cui ci alimentiamo”. Guterres ha parlato anche di due possibili sentieri da percorrere: quello della resa, che metterà in serio pericolo il futuro di tutti, o quello della speranza, lastricato di soluzioni sostenibili.

Anche l’Italia non è mancata all’appuntamento della Cop 25, dove a rappresentarla c’era il Ministro dell’ambiente Sergio Costa, che ha twittato: “L’#Italia in prima fila alla #Cop25 di #Madrid. Tutto il mondo insieme per affrontare i #CambiamentiClimatici”.

Superare la scarsa volontà politica

Se la strada da percorrere per contrastare il riscaldamento globale è ormai chiara – e parla di emissioni zero nel 2050, energie rinnovabili e decarbonizzazione rapida – la volontà politica di imboccarla seriamente resta ancora molto debole. La stessa Cop 25, nonostante l’impegno di molti, è stata criticata fin da subito per lo svolgimento piuttosto faticoso delle trattative.

A ostacolare il buon esito dei negoziati è la persistente reticenza nel prendere decisioni rapide e la fatica nel dialogare con governanti ancora climatosciettici, sforzandosi di affrontare tutti i punti dell’Accordo di Parigi per i quali non si è ancora trovata un’intesa a livello globale.

 

Dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030

Accrescere le promesse nazionali in tema di riduzione delle emissioni è dunque considerata una strategia necessaria per arrivare a una vera svolta nella lotta ai cambiamenti climatici.

Le stesse Nazioni Unite hanno infatti spiegato che, anche se le promesse fatte dai governi venissero rispettate, porteranno ad un aumento di 3,2 gradi nel 2100, con conseguenze ambientali ora inimmaginabili. In questi ultimi anni le emissioni sono infatti aumentate, tanto da far prevedere l’innalzamento della temperatura globale di 1,5 gradi già nel 2030.

Il successo di questa Cop 25 dipenderà, dunque e soprattutto, dalla capacità delle nazioni di rafforzare i propri piani climatici (Ndc – Nationally Determined Contributions), per diminuire drasticamente la produzione di gas ad effetto serra.

La scienza, infatti, è ormai unanimamente concorde nell’attribuire alla concentrazione in atmosfera dei gas prodotti dall’attività antropica (come C02 e metano) la responsabilità del riscaldamento globale e della crisi ambientale in atto.

Ad aggiornare tutti su questi temi sono arrivati sul tavolo dei delegati della Cop 25 gli ultimi due rapporti dell’Ipcc (il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici) sugli impatti del clima sulla terra e su oceani e criosfera, che indicano chiaramente l’urgenza di dimezzare le emissioni tra il 2020 e il 2030.

Compiti centrali della conferenza di Madrid sono proprio decidere come utilizzare le osservazioni degli scienziati, definire il controverso articolo 6 dell’Accordo di Parigi (relativo ai “Mercati del carbonio”) e arrivare a un accordo su come aiutare i paesi più vulnerabili per far fronte agli impatti climatici a cui non possono adattarsi (“Perdite e danni”).

 

Per cambiare il sistema serve uno sforzo collettivo

Una cosa fondamentale da sottolineare quando si parla di crisi climatica è che essa influisce e coinvolge ogni aspetto della nostra esistenza. Ecco perché uno degli slogan più utilizzati dagli attivisti del movimento Fridays for Future è “Cambiare il sistema, non il clima”. Una chiara affermazione della necessità di usare la battaglia climatica per dare forma a un nuovo paradigma sociale, economico e ambientale.

Grande scalpore ha suscitato alla Cop 25 il fatto che nei negoziati sia stato messo in secondo piano (in alcuni casi cancellato) il riferimento alla necessità di difendere i diritti umani. Un fatto inaccettabile per chi considera la transizione ecologica come uno strumento fondamentale per proteggere i diritti delle persone.

Affinchè possa avere davvero successo la lotta contro i cambiamenti climatici non potrà, infatti, prescindere dall’impatto sociale che essa stessa avrà. Ogni strategia di mitigazione e di intervento dovrà essere necessariamente pensata nell’ottica di una transizione sostenibile. Sotto ogni punto di vista.

Non solo. Affinchè questa lotta abbia davvero successo è necessario anche uno sforzo collettivo, che parta dall’indispensabile impegno di chi governa, coinvolgendo il mondo delle imprese, della finanza e delle popolazioni.

Ciascuno può, nel suo piccolo, fare la differenza. In primis limitando la propria porzione di emissioni, per esempio passando a una mobilità più sostenibile o convertendosi alle energie rinnovabili. Tanti piccoli passi, verso un grande obiettivo.

 

Alice Zampa

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