10 Marzo 2018 6 min di lettura
La geotermia è utilizzata come fonte di calore e di risparmio energetico. In Toscana si sta pensando a una legge per ridurre l’impatto delle centrali
10 Marzo 2018 6 min di lettura
Correva il 1904 quando a Larderello, in provincia di Pisa, fu effettuato il primo tentativo di produrre elettricità dall’energia contenuta nel vapore geotermico. Il merito si deve a François Jacques de Larderel, proprietario di un’industria che estraeva acido borico dalle acque calde. Da allora, oltre un secolo di storia ha solo confermato il primato toscano nello sfruttamento italiano dell’energia geotermica, fonte rinnovabile generata per mezzo di fonti di calore geologiche. Alla base c’è il calore naturale della Terra dovuto all‘energia termica rilasciata durante il processo naturale di decadimento nucleare di elementi radioattivi (uranio, torio e potassio) contenuti nel nucleo, nel mantello e nella crosta che sono le stratificazioni di cui si compone il pianeta.
La Toscana, e in particolare le province di Pisa, Siena e Grosseto, è l’unica regione dove si concentrano i 35 impianti geotermoelettrici esistenti lungo lo Stivale con una potenza installata di circa 915 megawatt (è in corso l’installazione di ulteriori 20 MW): annualmente, la produzione supera i 5000 MWh. Poco, ma quanto basta per stare ai vertici della produzione geotermica mondiale. L’Italia è fra i primi Paesi al mondo, insieme a Stati Uniti e Messico, per l’energia elettrica prodotta da fonti geotermiche.
Iniziamo dai vantaggi. A parità di potenza elettrica installata, la produzione proveniente dall’energia geotermica è ben superiore a quella ottenuta da altri fonti rinnovabili, in particolare dal fotovoltaico o dall’eolico. Le centrali geotermiche non sono dannose per l’ambiente, anzi, sono considerate non inquinanti: in assenza di combustione, non produce neppure CO2 o altre forme di polveri sottili. Purtroppo i numeri sono scoraggianti: dal geotermico deriva solo l’1% della produzione mondiale di energia per via dei giacimenti frammentati e a profondità così elevate da impedirne lo sfruttamento. Poi ci sono i problemi dell’odore sulfureo sgradevole e dell’impatto estetico degli impianti che potrebbero deturpare il paesaggio. A questo proposito, la giunta della Regione Toscana ha nel cassetto un nuovo testo di legge che ha l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale e paesaggistico di nuove centrali per la produzione di energia.
Un provvedimento che stabilisca nuovi limiti all’emissione di inquinanti e della CO2, migliorando l’inserimento degli impianti geotermici nel paesaggio che li ospita. La legge sarà lo strumento per anticipare i contenuti dell’emendamento recentemente approvato a Bruxelles dal Parlamento europeo, in base al quale la Commissione entro dicembre 2018 dovrà valutare la necessità di una proposta legislativa per regolamentare le emissioni di tutte le sostanze, tra cui il CO2, sia nelle fasi esplorative che in quelle operative. Riguardo alla CO2, la Regione ha già negato la coltivazione dal sottosuolo e ha indirizzato le imprese interessate a ricavarla dalle emissioni della geotermia. L’ente regionale inoltre si farà promotore di un accordo con il Ministero dello Sviluppo Economico e con Enel Green Power per un nuovo programma di sviluppo della geotermia con l’obiettivo di chiedere a Enel Green Power un aumento del ritorno economico ai territori che ospitano gli impianti maggiore dell’attuale, passando dal 6 al 10% del fatturato ricavato dallo sfruttamento dell’energia geotermica. Queste risorse ulteriori saranno a disposizione dei Comuni per lo sviluppo e la valorizzazione del territorio dal punto di vista infrastrutturale e per l’attrazione di nuovi investimenti.
Da Londra a Milano alcuni esempi di edifici che ricorrono all’energia geotermica
Nel cuore della West London, questa abitazione privata passa quasi inosservata a un occhio distratto, visto che la sua facciata è larga appena tre metri. Eppure, il suo interno è una vera e propria esplosione di spazio e sostenibilità.
Frutto di un progetto degli architetti Pitman e Tozer, Gap House nasce per sfruttare al massimo ogni sistema di funzionamento naturale. Geotermia compresa. Nei suoi tre piani, è presente una pompa di calore geotermica del tipo terra/terra che raggiunge la profondità di 50 metri nel sottosuolo. Il suo utilizzo permette un notevole abbattimento delle emissioni di CO2 per il riscaldamento, garantendo d’estate il raffrescamento dell’edificio senza il ricorso a combustibili fossili e con un uso molto basso di energia elettrica. Alle pareti, l’isolamento termico e acustico riduce la dispersione mantenendo in equilibrio termico e igrometrico gli interni. La struttura raccoglie inoltre l’acqua piovana e la riutilizza per alimentare il sistema dei sanitari e nel giardinaggio. Realizzata nel 2007 e vincitrice di numerosi premi, Gap House è la dimostrazione di come la sostenibilità possa essere garantita senza compromessi, su un terreno di dimensioni limitate.
L’Italia non è da meno. A Milano altri progetti tengono il passo con quelli degli studi d’Oltralpe. Tortona 37 è frutto della progettualità dell’architetto Matteo Thun e il suo nome deriva dalla via dove si trova a Milano dal 2009. Il complesso abitativo sorge su un’ex-area industriale di circa 25 mila mq ed è costituito da cinque edifici disposti a corte su un ampio giardino. Ogni edificio si compone di sei livelli. Una delle innovazioni del complesso è lo sfruttamento dell’acqua di falda, a temperatura costante.
Attraverso pompe di calore polivalenti del tipo acqua/acqua (uno dei sistemi più efficienti attualmente in circolazione), Tortona 37 sfrutta questa energia producendo acqua calda e refrigerata,anche in contemporanea. Non solo. La presenza di pannelli radianti a soffitto, alimentati con acqua calda a bassa temperatura in inverno e con acqua fredda ad alta temperatura in estate, garantisce il controllo della temperatura ambiente con un minino dispendio di energia. Il sistema di controllo avviene per irraggiamento, in assenza di rumore e di correnti d’aria, per il massimo comfort nelle zone occupate dalle persone. Tradotto in altri termini: elevato rendimento energetico, zero emissioni nel luogo d’installazione e assenza d’impatto acustico e paesaggistico.
Vero e proprio condensato di ogni tecnologia ecologica (tanto da ricevere la certificazione A+), sempre a Milano Gaia107 fa della geotermia il suo punto di forza. Dodici sonde profonde circa 90 metri sono alla base dell’impianto. Al loro interno circola dell’acqua che, con il semplice scambio termico con il suolo, permette alla pompa di produrre calore quando fa freddo, per riscaldare gli ambienti e di cedere il calore durante le stagioni calde rinfrescando lo stesso ambiente.
Il suo è un sistema del tipo terra/acqua. Il progetto è del gruppo Arri con a capo l’architetto Ezio Arrigoni, specializzato nella progettazione e nella realizzazione di edifici ecologici. Esso trae ispirazione dalla disciplina orientale del Feng Shui. Per questo Gaia 107 presenta sulla sommità una caratteristica pagoda cinese: luogo più alto dell’edificio, da qui si può ammirare un tramonto, un’alba, un cielo stellato o gustarsi tutto l’arco alpino. Ideale per leggere un libro, conversare, praticare yoga, ritrovare se stessi o condividere momenti di relax con i propri amici. Uno spazio comune che ricorda l’importanza dell’armonia con il mondo che ci circonda per il nostro benessere fisico e spirituale. E anche del mondo stesso.
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