Ecommerce e inquinamento, tutti i problemi e le soluzioni possibili

Cresce l'impatto sull'ambiente derivante dalle consegne su gomma di pacchi e merci. Ma nelle principali città italiane una logistica sostenibile è possibile.

Comodo, pratico, veloce. Eppure inquina, eccome se inquina. Con l’e-commerce, basta un click per farsi arrivare a casa o in ufficio pacchi di scarpe, abiti, cellulari, libri e numerosi altri oggetti. Tanti click che riversano sulle strade migliaia di pacchi e immettono nell’aria sostanze inquinanti come anidride carbonica e ossido di azoto, con buona pace del nostro ambiente. Ma una logistica ‘green’ a basso impatto ambientale è possibile, abbattendo i consumi e mantenendo la qualità del servizio.
Dai furgoni elettrici alle bici a pedalata assistita, ormai quella che sta prendendo campo è la nuova frontiera della logistica dell’ultimo miglio, smart e green.

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Perché il commercio elettronico fa male all’ambiente

Ormai lo shopping virtuale vola anche nel Belpaese: si stima che nel 2017 gli italiani abbiano fatto 150 milioni di ordini pari ad altrettanti pacchi convogliati sulle nostre strade. Un click da casa propria o dall’ufficio ed ecco che si mette in moto tutto il parco di veicoli commerciali adibiti alla consegna delle merci. A cascata, insomma, il boom del commercio elettronico traina il mercato dei furgoni: non è un caso che, nel 2016 (i dati del 2017 non sono ancora disponibili), il noleggio di questi mezzi abbia prodotto un giro d’affari di 57 milioni di euro, +13,5% rispetto al 2015 (dati Aniasa). Servono altri numeri? Secondo la Confederazione generale italiana del trasporti e della logistica, in Italia le consegne dei corrieri hanno registrato un aumento del 6,5% nel primo semestre del 2017. Le conseguenze che ogni spedizione scarica sull’ambiente dipendono anche dal fatto che i pacchi viaggiano soprattutto su gomma – Amazon in testa – su veicoli che, nell’80% dei casi, appartengono a classi inferiori all’Euro 5. L’attività di Amazon Italia ruota intorno a quattro centri di distribuzione nel Nord (Castel San Giovanni, Vercelli e Milano) e Centro (Passo Corese, in provincia di Rieti), oltre a otto depositi di smistamento: questo significa che per consegnare un pacco in Sicilia bisogna far mobilitare i mezzi dal centro di Passo Corese, nel Lazio.
Ben si capisce dunque l’impatto ambientale derivante dal mercato dell’ecommerce: il traffico merci concorre per il 20-30% all’inquinamento dell’aria nelle grandi città.

Come si può ridurre l’impatto ambientale

Una scelta ‘forte’ l’ha fatta Londra due anni fa: come riportato da Bloomberg, nel maggio 2016 l’amministrazione londinese finanziò una società di consegne con furgoni elettrici, la Gnewt Cargo: la previsione, del resto, è che in Gran Bretagna il traffico stradale legato agli acquisti online sia destinato a crescere del 20% nei prossimi 15 anni. Investire nei furgoncini a emissione zero è dunque un passo molto importante. Ma sull’immediato non è una risposta sufficiente, dati i problemi di approvvigionamento elettrico – scarsa distribuzione delle colonnine elettriche – che hanno i mezzi elettrici in Gran Bretagna come in Italia, soprattutto fuori dai centri urbani.
Spostandoci in Italia, corrieri come Dhl e Gls hanno già flotte elettriche per consegne nel cosiddetto ‘ultimo miglio’, nei centri urbani, dove i mezzi si spostano senza inquinare, anche nelle zone a traffico limitato.
Un’alternativa, infine, è data dai droni che in un futuro non troppo lontano vedremo sorvolare sui nostri cieli per consegnare merci, ordinate su Amazon o altri canali di e-commerce. E i droni-fattorino inquinano meno della consegna su gomma, perché riducono del 9% le emissioni di gas serra, come ha dimostrato una recente ricerca pubblicata dal magazine Nature Communications. Amazon ha già brevettato questo sistema di consegne che permette di risparmiare tempo ed energia al momento dell’atterraggio del velivolo: la merce viene sganciata dall’alto attraverso un paracadute. Ma non sono rose e fiori: il volo è condizionato dal meteo, dai volumi da consegnare e dalle condizioni strutturali dei condomini.
Al momento, l’uso commerciale dei droni è limitato agli Stati Uniti.

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Consegne ‘green’ e su due ruote in città

Addio furgoni, il vero futuro della logistica sostenibile viaggia su due ruote. Sono sempre più numerosi gli esempi di mobilità urbana legata alla consegna di pacchi e merci. Nel 2015 TnT, operatore che movimenta ogni giorno 180mila spedizioni nel nostro Paese, ha lanciato a Milano un nuovo servizio ecologico sul mercato: il bike delivery che ha sostituito la forza delle gambe dei fattorini in bicicletta con gli inquinanti furgoni. La consegna a pedali va forte a Torino dove sempre TnT Italia movimenta i cargo-bike, tricicli a pedalata assistita.
Ormai sempre più in mezzo al traffico cittadino si vedono sfrecciare questi ciclisti sui generis, che non fanno attività sportiva ma lavorano in sella a biciclette di ultima generazione e super accessoriate, con tanto di contenitore quadrato sulle spalle. Pony express del nuovo millennio amici dell’ambiente, i bike messengers che si destreggiano in mezzo alle auto sono nati in Italia nel 2008 (a Milano) ma sono una realtà negli Stati Uniti dagli anni ’80. Da Foodora a Deliveroo, da Just eat a Glovo, sono ormai tante le società specializzate nel food delivery che sperimentano servizi ecologici. Non solo. Anche le aziende traggono vantaggio dalla movimentazione di merci in bicicletta, più snella e veloce soprattutto nelle aree pedonali delle nostre città. L’economia green passa anche da qui.

Pony Zero: la startup della logistica ‘green’ che vola

Gli dicevano sempre che con una laurea in filosofia non avrebbe mai combinato niente. E invece lui, il giovane Marco Actis, insieme all’amico e poi socio in affari Davide Fugetta, ha lanciato nel 2013 una nuova realtà specializzata nelle spedizioni ‘green’ su misura, Pony Zero. Nata da una startup di Torino in seno all’incubatore del Politecnico, l’azienda effettua duemila consegne al giorno, conta 70 dipendenti e 400 collaboratori mentre il fatturato s’aggira intorno al 7 milioni di euro. Tricicli, cargo bike, auto, scooter e van elettrici: la flotta è costituita da oltre cento mezzi. Come si legge sul loro sito, la loro mission è “innovare ed efficientare in modo green la distribuzione, di merci e cibo, nell’ultimo miglio della distribuzione urbana”. E un software di ultima generazione permette di elaborare i tragitti più veloci incidendo così sulla riduzione del traffico cittadino. Dal quartier generale di Torino e Milano, oggi Pony Zero collabora con colossi come Amazon, Just Eat, Eataly, Cortilia. Quando mobilità fa rima con innovazione, occupazione, ambiente.

 

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